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Tempo di Quaresima

Venerdì seconda settimana - Ufficio delle Letture

 

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode

Gloria al Padre e al Figlio *
  e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre, *
  nei secoli dei secoli. Amen.

INNO

 

       Protesi alla gioia pasquale,
sulle orme di Cristo Signore,
seguiamo l'austero cammino
della santa Quaresima.

La legge e i profeti annunziarono
dei quaranta giorni il mistero;
Gesù consacrò nel deserto
questo tempo di grazia.

Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua ed il cuore;
fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito.

Forti nella fede vigiliamo
contro le insidie del nemico:
ai servi fedeli è promessa
la corona di gloria.

Sia lode al Padre onnipotente,
al Figlio Gesù redentore,
allo Spirito Santo Amore,
nei secoli dei secoli. Amen.
 


 
1 ant. Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno abbi pietà di me.
 

SALMO 37 Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1Pt 2,22.24.25)
I (2-5)

Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
    non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
    su di me è scesa la tua mano.

Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, *
    nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
    come carico pesante mi hanno oppresso.

 
1 ant. Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno abbi pietà di me.
 

 
2 ant. Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore.
 

II (6-13)

Putride e fetide sono le mie piaghe *
    a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
    triste mi aggiro tutto il giorno.

I miei fianchi sono torturati, *
    in me non c'è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all'estremo, *
    ruggisco per il fremito del mio cuore.

Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
    e il mio gemito a te non è nascosto.

Palpita il mio cuore, †
    la forza mi abbandona, *
    si spegne la luce dei miei occhi.

Amici e compagni
        si scostano dalle mie piaghe, *
    i miei vicini stanno a distanza.

Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
    trama insidie chi cerca la mia rovina. *
    e tutto il giorno medita inganni.

 
2 ant. Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore.
 

 
3 ant. A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.
 

III (14-23)

Io, come un sordo, non ascolto †
    e come un muto non apro la bocca; *
sono come un uomo
    che non sente e non risponde.

In te spero, Signore; *
    tu mi risponderai, Signore Dio mio.

Ho detto: «Di me non godano,
        contro di me non si vantino *
    quando il mio piede vacilla».

Poiché io sto per cadere *
    e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
    sono in ansia per il mio peccato.

I miei nemici sono vivi e forti, *
    troppi mi odiano senza motivo,

mi pagano il bene col male, *
    mi accusano perché cerco il bene.

Non abbandonarmi, Signore, *
    Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
    Signore, mia salvezza.

 
3 ant. A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.
 

VERSETTO

V. Ritornate al Signore, vostro Dio:
R. egli è buono e perdona.

PRIMA LETTURA

Dal libro dell'Esodo 19,1-19; 20,18-21
 
Promessa dell'alleanza e manifestazione del Signore sul Sinai

    Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono, Israele si accampò davanti al monte. Mose salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annunzierai agli Israeliti: Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti».
    Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!».
    Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo.
    Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te».
    Mosè riferì al Signore le parole del popolo
    Il Signore disse a Mosè: «Va' dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde.
    Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte
    Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco.
    Animale o uomo non dovrà sopravvivere
    Quando suonerà il corno, allora soltanto essi potranno salire sul monte».
    Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece purificare il popolo ed essi lavarono le loro vesti. Poi disse al popolo: «Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna».
    Ed ecco al terzo giorno, sul far del mattino vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore.
    Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte.
    Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono.
    Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano.
    Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!».
    Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate».
    Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura, nella quale era Dio.

RESPONSORIO                    Es 19,5.6; 1Pt 2,9

R. Se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete mia proprietà fra tutti i popoli. * Sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa.
V. Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato.
R. Sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa.

SECONDA LETTURA

Dal Trattato «Contro le eresie» di Sant'Ireneo, vescovo
 
(Lib. IV, 16,2-5; SC 100,564-572
Il patto del Signore

    Mosè nel Deuteronomio dice al popolo: «Il Signore tuo Dio ha stabilito un'alleanza sull'Horeb. Il Signore non ha stabilito quest'alleanza con i vostri padri, ma con tutti voi» (Dt 5,2-3).
    Perché dunque non fece il patto con i loro padri? Perché «la legge non è fatta per l'uomo giusto» (1Tm 1,9). Ora i loro padri erano giusti, essi che avevano scritto nei loro cuori e nelle loro anime la virtù del decalogo, perché amavano Dio che li aveva creati e si astenevano da ogni ingiustizia contro il prossimo; perciò non fu necessario ammonirli con leggi correttive, dal momento che portavano in se stessi la giustizia della legge.
    Ma quando questa giustizia e amore verso Dio caddero in dimenticanza anzi si estinsero del tutto in Egitto, Dio per la sua grande misericordia verso gli uomini manifestò se stesso facendo sentire la sua voce. Con la sua potenza condusse fuori dall'Egitto il popolo perché l'uomo ridiventasse discepolo e seguace di Dio. Castigò i disobbedienti perché non disprezzassero colui che li aveva creati.
    Sfamò, poi, il popolo con la manna, perché ricevesse un cibo spirituale come aveva detto Mosè nel Deuteronomio: «Ti ha nutrito con la manna che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).
    Comandò l'amore verso Dio e suggerì la giustizia che si deve al prossimo perché l'uomo non fosse ingiusto e indegno di Dio. Così predisponeva, per mezzo del decalogo, l'uomo alla sua amicizia e alla concordia con il prossimo. Tutto questo giovava all'uomo stesso, senza che di nulla Dio avesse bisogno da parte dell'uomo. Queste cose poi rendevano ricco l'uomo perché gli davano quanto a lui mancava, cioè l'amicizia di Dio, ma a Dio non apportavano nulla, perché il Signore non aveva bisogno dell'amore dell'uomo.
    L'uomo invece era privo della gloria di Dio, che non poteva acquistare in nessun modo se non per mezzo di quell'ossequio che a lui si deve. E per questo Mosè dice al popolo: «Scegli dunque la vita perché viva tu e la tua discendenza amando il Signore tuo Dio obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui; poiché è lui la tua vita e la tua longevità» (Dt 30,19.20).
    Allo scopo di preparare l'uomo a questa vita il Signore proferì egli stesso le parole del decalogo per tutti indistintamente. Perciò rimasero presso di noi, dopo aver ricevuto sviluppo e arricchimento, non certo alterazioni e tagli, quando egli venne nella carne.
    Quanto ai precetti Limitati all'antico stato di servitù, essi furono prescritti a parte dal Signore al popolo per mezzo di Mosè in modo adatto alla loro istruzione e formazione. Lo dice Mosè stesso: «A me allora il Signore ordinò di insegnarvi leggi e norme» (Dt 4,5).
    Per questo ciò che fu dato loro per quel tempo di schiavitù e in figura, fu abolito col nuovo patto di libertà. Quei precetti, invece, che sono insiti nella natura e convengono a uomini liberi sono comuni a tutti e furono sviluppati con il dono largo e generoso della conoscenza di Dio Padre, con la prerogativa dell'adozione a figli, con la concessione dell'amore perfetto e della sequela fedele al suo Verbo.

RESPONSORIO                    Cfr. Es 34,28

R. Mosè, servo del Signore, digiunò quaranta giorni e quaranta notti, * per ricevere la legge.
V. Egli si trattenne sul monte, dinanzi al Signore, quaranta giorni e quaranta notti,
R. per ricevere la legge.

ORAZIONE

    Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua. Per il nostro Signore.