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Tempo di Pasqua

Venerdì seconda settimana - Ufficio delle Letture

 

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode

Gloria al Padre e al Figlio *
  e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre, *
  nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

INNO

 

       Ecco il gran giorno di Dio,
splendente di santa luce:
nasce nel sangue di Cristo
l'aurora di un mondo nuovo.

Torna alla casa il prodigo,
splende la luce al cieco;
il buon ladrone graziato
dissolve l'antica paura.

Gli angeli guardano attoniti
il supplizio della croce,
da cui l'innocente e il reo
salgono uniti al trionfo.

O mistero insondabile
dell'umana redenzione:
morendo sopra il patibolo
Cristo sconfigge la morte.

Giorno di grandi prodigi!
La colpa cerca il perdono,
l'amore vince il timore,
la morte dona la vita.

Irradia sulla tua Chiesa
la gioia pasquale, o Signore,
unisci alla tua vittoria
i rinati nel battesimo.

Sia lode e onore a Cristo
vincitore della morte,
al Padre e al Santo Spirito
ora e nei secoli eterni. Amen.
 


 
1 ant. Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno abbi pietà di me, alleluia.
 

SALMO 37 Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1Pt 2,22.24.25)
I (2-5)

Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
    non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
    su di me è scesa la tua mano.

Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, *
    nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
    come carico pesante mi hanno oppresso.

 
1 ant. Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno abbi pietà di me, alleluia.
 

 
2 ant. Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore, alleluia.
 

II (6-13)

Putride e fetide sono le mie piaghe *
    a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
    triste mi aggiro tutto il giorno.

I miei fianchi sono torturati, *
    in me non c'è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all'estremo, *
    ruggisco per il fremito del mio cuore.

Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
    e il mio gemito a te non è nascosto.

Palpita il mio cuore, †
    la forza mi abbandona, *
    si spegne la luce dei miei occhi.

Amici e compagni
        si scostano dalle mie piaghe, *
    i miei vicini stanno a distanza.

Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
    trama insidie chi cerca la mia rovina. *
    e tutto il giorno medita inganni.

 
2 ant. Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore, alleluia.
 

 
3 ant. A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza, alleluia.
 

III (14-23)

Io, come un sordo, non ascolto †
    e come un muto non apro la bocca; *
sono come un uomo
    che non sente e non risponde.

In te spero, Signore; *
    tu mi risponderai, Signore Dio mio.

Ho detto: «Di me non godano,
        contro di me non si vantino *
    quando il mio piede vacilla».

Poiché io sto per cadere *
    e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
    sono in ansia per il mio peccato.

I miei nemici sono vivi e forti, *
    troppi mi odiano senza motivo,

mi pagano il bene col male, *
    mi accusano perché cerco il bene.

Non abbandonarmi, Signore, *
    Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
    Signore, mia salvezza.

 
3 ant. A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza, alleluia.
 

VERSETTO

V. Per la tua risurrezione, o Cristo, alleluia,
R. gioiscono i cieli e la terra, alleluia.

PRIMA LETTURA

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni, apostolo 4,1-11
 
La visione di Dio

    Io, Giovanni, ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito. Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola (cfr. Ez 1,10; 10,14). I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:
        Santo, santo, santo
        il Signore Dio, l'Onnipotente (cfr. Is 6,2.3),
        colui che era, che è e che viene!
    E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazie a colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro vegliardi si prostravano davanti a colui che siede sul trono e adoravano colui che vive nei secoli dei secoli e gettavano le loro corone davanti al trono, dicendo:
        «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
        di ricevere la gloria, l'onore e la potenza,
        perché tu hai creato tutte le cose.
        e per la tua volontà
        furono create e sussistono».

RESPONSORIO                    Cfr. Ap 4,8; Is 6,3

R. Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, colui che era, che è e che viene! Tutta la terra è piena della sua gloria, alleluia.
V. I serafini proclamavano l'uno all'altro: Santo, santo, santo è il Signore dell'universo.
R. Tutta la terra è piena della sua gloria, alleluia.

SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di san Teodoro Studita, abate
 
(Disc. sull'adorazione della croce; PG 99,691-694.695.698-699)
La croce di Cristo, nostra salvezza

    O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e tutta magnificenza. Albero meraviglioso all'occhio e al gusto e non immagine parziale di bene e di male come quello dell'Eden.
    È un albero che dona la vita, non la morte, illumina e non ottenebra, apre l'adito al paradiso, non espelle da esso.
    Su quel legno sale Cristo, come un re sul carro trionfale. Sconfigge il diavolo padrone della morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno.
    Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso.
    Prima venimmo uccisi dal legno, ora invece per il legno recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno scacciamo l'astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci viene data la vita, invece della corruzione l'immortalità, invece del disonore la gloria.
    Perciò non senza ragione esclama il santo Apostolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per il quale il mondo è per me crocifisso e io lo sono per il mondo» (Gal 6,14).
    Quella somma sapienza che fiorì dalla croce rese vana la superba sapienza del mondo e la sua arrogante stoltezza. I beni di ogni genere, che ci vennero dalla croce, hanno eliminato i germi della cattiveria e della malizia. All'inizio del mondo solo figure e segni premonitori di questo legno notificavano ed indicavano i grandi eventi del mondo. Stai attento, infatti tu, chiunque tu sia, che hai grande brama di conoscere. Noè non ha forse evitato per sé, per tutti i suoi familiari ed anche per il bestiame, la catastrofe del diluvio, decretata da Dio, in virtù di un piccolo legno? Pensa alla verga di Mosè. Non fu forse un simbolo della croce? Cambiò l'acqua in sangue, divorò i serpenti fittizi dei maghi, percosse il mare e lo divise in due parti, ricondusse poi le acque del mare al loro normale corso e sommerse i nemici, salvò invece coloro che erano il popolo legittimo. Tale fu anche la verga di Aronne, simbolo della croce, che fiorì in un solo giorno e rivelò il sacerdote legittimo. Anche Abramo prefigurò la croce quando legò il figlio sulla catasta di legna.
    La morte fu uccisa dalla croce e Adamo fu restituito alla vita. Della croce tutti gli apostoli si sono gloriati, ogni martire ne venne coronato, e ogni santo santificato. Con la croce abbiamo rivestito Cristo e ci siamo spogliati dell'uomo vecchio. Per mezzo della croce noi, pecorelle di Cristo, siamo stati radunati in un unico ovile e siamo destinati alle eterne dimore.

RESPONSORIO                    

R. Albero glorioso, collocato in mezzo al paradiso, * morendo su di te l'autore della salvezza vinse la nostra morte, alleluia.
V. Fra tutti gli alberi della terra sei il più nobile:
R. morendo su di te l'autore della salvezza vinse la nostra morte, alleluia.

ORAZIONE

    O Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore.