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Giovedì dopo le Ceneri

Ufficio delle Letture

 

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode

Gloria al Padre e al Figlio *
  e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre, *
  nei secoli dei secoli. Amen.

INNO

 

       Protesi alla gioia pasquale,
sulle orme di Cristo Signore,
seguiamo l'austero cammino
della santa Quaresima.

La legge e i profeti annunziarono
dei quaranta giorni il mistero;
Gesù consacrò nel deserto
questo tempo di grazia.

Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua ed il cuore;
fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito.

Forti nella fede vigiliamo
contro le insidie del nemico:
ai servi fedeli è promessa
la corona di gloria.

Sia lode al Padre onnipotente,
al Figlio Gesù redentore,
allo Spirito Santo Amore,
nei secoli dei secoli. Amen.
 


 
1 ant. La tua destra, Signore,
e la luce del tuo volto,
fanno salvato i nostri padri.
 

SALMO 43 Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8,37)
I (2-9)

Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, †
    i nostri padri ci hanno raccontato *
l'opera che hai compiuto ai loro giorni, *
    nei tempi antichi.

Tu per piantarli, con la tua mano
    hai sradicato le genti, *
    per far loro posto, hai distrutto i popoli.

Poiché non con la spada conquistarono la terra, *
    né fu il loro braccio a salvarli;

ma il tuo braccio e la tua destra
    e la luce del tuo volto, *
    perché tu li amavi.

Sei tu il mio re, Dio mio, *
    che decidi vittorie per Giacobbe.
Per te abbiamo respinto i nostri avversari *
    nel tuo nome abbiamo annientato
        i nostri aggressori.

Infatti nel mio arco non ho confidato *
    e non la mia spada mi ha salvato,
ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, *
    hai confuso i nostri nemici.

In Dio ci gloriamo ogni giorno, *
    celebrando senza fine il tuo nome.

 
1 ant. La tua destra, Signore,
e la luce del tuo volto,
fanno salvato i nostri padri.
 

 
2 ant. Il Signore non vi nasconde il suo volto,
se voi tornate a lui.
 

II (10-17)

Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, *
    e più non esci con le nostre schiere.

Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari *
    e i nostri nemici ci hanno spogliati.
Ci hai consegnati come pecore da macello, *
    ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.

Hai venduto il tuo popolo per niente, *
    sul loro prezzo non hai guadagnato.
Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, *
    scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.

Ci hai resi la favola dei popoli, *
    su di noi le nazioni scuotono il capo.
L'infamia mi sta sempre davanti *
    e la vergogna copre il mio volto

per la voce di chi insulta e bestemmia, *
    davanti al nemico che brama vendetta.

 
2 ant. Il Signore non vi nasconde il suo volto,
se voi tornate a lui.
 

 
3 ant. Dèstati, Signore,
non respingerci per sempre.
 

III (18-27)

Tutto questo ci è accaduto †
    e non ti avevamo dimenticato, *
    non avevamo tradito la tua alleanza.

Non si era volto indietro il nostro cuore, *
    i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli *
    e ci hai avvolti di ombre tenebrose.

Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio *
    e teso le mani verso un dio straniero,
forse che Dio non lo avrebbe scoperto, *
    lui che conosce i segreti del cuore?

Per te ogni giorno siamo messi a morte, *
    stimati come pecore da macello.

Svègliati, perché dormi, Signore? *
    Dèstati, non ci respingere per sempre.
Perché nascondi il tuo volto, *
    dimentichi la nostra miseria e oppressione?

Poiché siamo prostrati nella polvere, *
    il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto; *
    salvaci per la tua misericordia.

 
3 ant. Dèstati, Signore,
non respingerci per sempre.
 

VERSETTO

V. Chi medita la lagge del Signore,
R. porta frutto a suo tempo.

PRIMA LETTURA

Dal libro dell'Esodo 1,1-22
 
Oppressione d'Israele in Egitto

    Questi sono i nomi dei figli d'Israele entrati in Egitto con Giacobbe e arrivati ognuno con la sua famiglia: Ruben, Simeone, Levi e Giuda, Issacar, Zàbulon- e Beniamino, Dan e Nèftali, Gad e Aser. Tutte le persone nate da Giacobbe erano settanta, Giuseppe si trovava già in Egitto.
    Giuseppe poi morì e così tutti i suoi fratelli e tutta quella generazione. I figli d'Israele prolificarono e crebbero, divennero numerosi e molto potenti e il paese ne fu ripieno.
    Allora sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. E disse al suo popolo: «Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi. Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese». Perciò vennero imposti agli Ebrei dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro gravami, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitome Ramses.
    Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più esso si moltiplicava e cresceva oltre misura; si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli d'Israele. Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli duramente. Resero loro amara la vita costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta di lavoro nei campi: e a tutti questi lavori li obbligarono con durezza.
    Il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: «Quando assistete al parto delle donne ebree, osservate quando il neonato è ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo farete morire; se è una femmina, potrà vivere». Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini. Il re d'Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?». Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice, hanno già partorito!». Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una numerosa famiglia. Allora il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: «Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia».

RESPONSORIO                    Cfr. Gn 15,13-14; Is 49,26

R. Il Signore disse ad Abramo: I tuoi discendenti saranno forestieri in un paese straniero; saranno schiavi e oppressi per quattrocento anni; ma io sarò con loro: * Io sono il Signore che ti redime e ti salva.
V. Io giudicherò la nazione che essi avranno servito:
R. Io sono il Signore che ti redime e ti salva.

SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
 
(Disc. 6 sulla Quaresima, 1,2; PL 54,285-287)
La sacra purificazione per mezzo del digiuno e della misericordia

    Sempre, fratelli carissimi, «della grazia del Signore è piena la terra» (Sal 33, 5) e la stessa natura, che ci circonda, insegna a ciascun fedele a onorare Dio. Infatti il cielo e la terra, il mare e quanto si trova in essi proclamano la bontà e l'onnipotenza del loro Creatore. E la meravigliosa bellezza degli elementi, messi a nostro servizio, non esige forse da noi, creature intelligenti, un doveroso ringraziamento?
    Ma ora ci viene chiesto un completo rinnovamento dello spirito: sono i giorni dei misteri della redenzione umana e che precedono più da vicino le feste pasquali.
    È caratteristica infatti della festa di Pasqua, che la Chiesa tutta goda e si rallegri per il perdono dei peccati: perdono che non si concede solo ai neofiti, ma anche a coloro che già da lungo tempo sono annoverati tra i figli adottivi.
    Certo è nel lavacro di rigenerazione che nascono gli uomini nuovi, ma tutti hanno il dovere del rinnovamento quotidiano: occorre liberarsi dalle incrostazioni proprie alla nostra condizione mortale. E poiché nel cammino della perfezione non c'è nessuno che non debba migliorare, dobbiamo tutti, senza eccezione, sforzarci perché nessuno nel giorno della redenzione si trovi ancora invischiato nei vizi dell'uomo vecchio.
    Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell'astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati.
    A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di «misericordia» abbraccia molte opere buone. In ciò i fedeli possono trovarsi uguali, nonostante le disuguaglianze dei beni.
    L'amore che dobbiamo ugualmente a Dio e all'uomo non è mai impedito al punto da toglierci la possibilità del bene.
    Gli angeli hanno cantato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Ne segue che diventa felice e nella benevolenza e nella pace, chiunque partecipa alle sofferenze degli altri, di qualsiasi genere esse siano. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera. Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell'anima.

RESPONSORIO                    

R. Il tempo di Quaresima ci riapre la strada del cielo: entriamo in esso con spirito di preghiera e penitenza: * e avremo parte con il Signore alla gloria della risurrezione.
V. In ogni cosa presentiamoci come servi di Dio,
R. e avremo parte con il Signore alla gloria della risurrezione.

ORAZIONE

Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento. Per il nostro Signore.