IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
Parte seconda - sezione seconda
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PARTE SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE SECONDA - “I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA”
1210 I sacramenti della Nuova Legge sono istituiti da Cristo e sono sette, ossia: il Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia, la Penitenza, l'Unzione degli infermi, l'Ordine e il Matrimonio. I sette sacramenti toccano tutte le tappe e tutti i momenti importanti della vita del cristiano: grazie ad essi, la vita di fede dei cristiani nasce e cresce, riceve la guarigione e il dono della missione. In questo si dà una certa somiglianza tra le tappe della vita naturale e quelle della vita spirituale [Cf San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 65, 1].
1211 Seguendo questa analogia saranno presentati per primi i tre sacramenti dell'iniziazione cristiana (capitolo primo), poi i sacramenti della guarigione (capitolo secondo), infine i sacramenti che sono al servizio della comunione e della missione dei fedeli (capitolo terzo). Quest'ordine non è certo l'unico possibile; permette tuttavia di vedere che i sacramenti formano un organismo nel quale ciascuno di essi ha il suo ruolo vitale. In questo organismo l'Eucaristia occupa un posto unico in quanto è il “Sacramento dei sacramenti”: “gli altri sono tutti ordinati a questo come al loro specifico fine” [Cf San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 65, 1].
PARTE
SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE
SECONDA - “I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA”
CAPITOLO
PRIMO - I SACRAMENTI
DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA.
1212
Con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e
l'Eucaristia, sono posti i fondamenti di ogni vita cristiana. “La
partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la
grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l'origine, lo sviluppo e
l'accrescimento della vita naturale. Difatti i fedeli, rinati nel santo
Battesimo, sono corroborati dal sacramento della Confermazione e, quindi, sono
nutriti con il cibo della vita eterna nell'Eucaristia, sicché, per effetto di
questi sacramenti dell'iniziazione cristiana, sono in grado di gustare sempre più
e sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al raggiungimento
della perfezione della carità” [Paolo VI, Cost. ap. Divinae consortium
naturae, AAS 63 (1971), 657-664. Cf Rituale romano, Rito dell'iniziazione
cristiana degli adulti, Introduzione generale, 1-2].
IL
SACRAMENTO DEL BATTESIMO
1213
Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo
d'ingresso alla vita nello Spirito (vitae spiritualis ianua”), e la porta che
apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal
peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo
incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: [Cf Concilio di
Firenze: Denz. -Schönm., 1314; Codice di Diritto Canonico, 204, 1; 849; Corpus
Canonum Ecclesiarum Orientalium, 675, 1] “Baptismus est sacramentum
regenerationis per aquam in verbo - Il Battesimo può definirsi il sacramento
della rigenerazione cristiana mediante l'acqua e la Parola” [Catechismo
Romano, 2, 2, 5].
I.
Come viene chiamato questo sacramento?
1214
Lo si chiama Battesimo dal rito centrale con il quale è compiuto: battezzare (baptizein”
in greco) significa “tuffare”, “immergere”; l' “immersione”
nell'acqua è simbolo del seppellimento del catecumeno nella morte di Cristo,
dalla quale risorge con lui, [Cf Rm 6,3-4; Col 2,12 ] quale “nuova creatura”
( 2Cor 5,17; Gal 6,15 ).
1215
Questo sacramento è anche chiamato il “ lavacro di rigenerazione e di
rinnovamento nello Spirito Santo” ( Tt 3,5 ), poiché significa e realizza
quella nascita dall'acqua e dallo Spirito senza la quale nessuno “può entrare
nel Regno di Dio” ( Gv 3,5 ).
1216
“Questo lavacro è chiamato illuminazione, perché coloro che ricevono questo
insegnamento [catechetico] vengono illuminati nella mente. . . ” [San
Giustino, Apologiae, 1, 61, 12]. Poiché nel Battesimo ha ricevuto il Verbo,
“la luce vera. . . che illumina ogni uomo” ( Gv 1,9 ), il battezzato,
“dopo essere stato illuminato” ( Eb 10,32 ) è divenuto “figlio della
luce” ( 1Ts 5,5 ), e “luce” egli stesso ( Ef 5,8 ):
Il
Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. . . Lo chiamiamo dono,
grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione,
sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro
che non portano nulla; grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli;
Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell'acqua; unzione, perché è
sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è
luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci
lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio [San
Gregorio Nazianzeno, Orationes, 40, 3-4: PG 36, 361C].
II.
Il Battesimo nell'Economia della Salvezza
Le
prefigurazioni del Battesimo nell'Antica Alleanza
1217
Nella Liturgia della Notte Pasquale, in occasione della benedizione dell'acqua
battesimale, la Chiesa fa solenne memoria dei grandi eventi della storia della
salvezza che prefiguravano il mistero del Battesimo:
O
Dio. . . tu operi con invisibile potenza le meraviglie della salvezza; e in
molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l'acqua, tua creatura, ad essere
segno del Battesimo [Messale Romano, Veglia pasquale: benedizione dell'acqua
battesimale].
1218
Fin dalle origini del mondo l'acqua, questa umile e meravigliosa creatura, è la
fonte della vita e della fecondità. La Sacra Scrittura la vede come
“covata” dallo Spirito di Dio: [Cf Gen 1,2 ]
Fin
dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque perché contenessero in
germe la forza di santificare [Messale Romano, Veglia pasquale: benedizione
dell'acqua battesimale].
1219
La Chiesa ha visto nell'Arca di Noè una prefigurazione della salvezza per mezzo
del Battesimo. Infatti, per mezzo di essa, “poche persone, otto in tutto,
furono salvate per mezzo dell'acqua” ( 1Pt 3,20 ):
Nel
diluvio hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come allora, l'acqua
segnasse la fine del peccato e l'inizio della vita nuova [Messale Romano, Veglia
pasquale: benedizione dell'acqua battesimale].
1220
Se l'acqua di fonte è simbolo di vita, l'acqua del mare è un simbolo della
morte. Per questo poteva essere figura del mistero della Croce. Per mezzo di
questo simbolismo il Battesimo significa la comunione alla morte di Cristo.
1221
E' soprattutto la traversata del Mar Rosso, vera liberazione d'Israele dalla
schiavitù d'Egitto, che annunzia la liberazione operata dal Battesimo:
Tu
hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo, facendoli passare illesi
attraverso il Mar Rosso, perché fossero immagine del futuro popolo dei
battezzati [Messale Romano, Veglia pasquale: benedizione dell'acqua
battesimale].
1222
Infine il Battesimo è prefigurato nella traversata del Giordano, grazie alla
quale il popolo di Dio riceve il dono della terra promessa alla discendenza di
Abramo, immagine della vita eterna. La promessa di questa beata eredità si
compie nella Nuova Alleanza.
Il
Battesimo di Cristo
1223
Tutte le prefigurazioni dell'Antica Alleanza trovano la loro realizzazione in
Gesù Cristo. Egli dà inizio alla sua vita pubblica dopo essersi fatto
battezzare da san Giovanni Battista nel Giordano [Cf Mt 3,13 ] e, dopo la sua
Risurrezione, affida agli Apostoli questa missione: “Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho
comandato” ( Mt 28,19-20 ) [Cf Mc 16,15-16 ].
1224
Nostro Signore si è volontariamente sottoposto al Battesimo di san Giovanni,
destinato ai peccatori, per compiere ogni giustizia [Cf Mt 3,15 ]. Questo gesto
di Gesù è una manifestazione del suo “annientamento” [Cf Fil 2,7 ]. Lo
Spirito che si librava sulle acque della prima creazione, scende ora su Cristo,
come preludio della nuova creazione, e il Padre manifesta Gesù come il suo
“Figlio prediletto” [Cf Mt 3,16-17 ].
1225
E' con la sua Pasqua che Cristo ha aperto a tutti gli uomini le fonti del
Battesimo. Egli, infatti, aveva già parlato della Passione, che avrebbe subìto
a Gerusalemme, come di un “Battesimo” con il quale doveva essere battezzato
[Cf Mc 10,38; Lc 12,50 ]. Il Sangue e l'acqua sgorgati dal fianco trafitto di
Gesù crocifisso [Cf Gv 19,34 ] sono segni del Battesimo e dell'Eucaristia,
sacramenti della vita nuova: [Cf 1Gv 5,6-8 ] da quel momento è possibile
“nascere dall'acqua e dallo Spirito” per entrare nel Regno dei cieli [Cf Gv
3,5 ].
Considera,
quando sei battezzato, donde viene il Battesimo, se non dalla croce di Cristo,
dalla morte di Cristo. Tutto il mistero sta nel fatto che egli ha patito per te.
In lui tu sei redento, in lui tu sei salvato [Sant'Ambrogio, De sacramentis, 2,
6: PL 16, 425C].
Il
Battesimo nella Chiesa
1226
Dal giorno della Pentecoste la Chiesa ha celebrato e amministrato il santo
Battesimo. Infatti san Pietro, alla folla sconvolta dalla sua predicazione,
dichiara: “Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù
Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello
Spirito Santo” ( At 2,38 ). Gli Apostoli e i loro collaboratori offrono il
Battesimo a chiunque crede in Gesù: giudei, timorati di Dio, pagani [Cf At
2,41; At 8,12-13; At 10,48; At 16,15 ]. Il Battesimo appare sempre legato alla
fede: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”,
dichiara san Paolo al suo carceriere a Filippi. Il racconto continua: “Subito
[il carceriere] si fece battezzare con tutti i suoi” ( At 16,31-33 ).
1227
Secondo l'Apostolo san Paolo, mediante il Battesimo il credente comunica alla
morte di Cristo; con lui è sepolto e con lui risuscita:
Quanti
siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte.
Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte,
perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre,
così anche noi possiamo camminare in una vita nuova ( Rm 6,3-4 ) [Cf Col 2,12
].
I
battezzati si sono “rivestiti di Cristo” ( Gal 3,27 ). Mediante l'azione
dello Spirito Santo, il Battesimo è un lavacro che purifica, santifica e
giustifica [Cf 1Cor 6,11; 1Cor 12,13 ].
1228
Il Battesimo è quindi un bagno d'acqua nel quale “il seme incorruttibile”
della Parola di Dio produce il suo effetto vivificante [Cf 1Pt 1,23; 1228 Ef
5,26 ]. Sant'Agostino dirà del Battesimo: “Accedit verbum ad elementum, et
fit Sacramentum Si unisce la parola all'elemento, e nasce il sacramento”
[Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 80, 3].
III.
Come viene celebrato il sacramento del Battesimo?
L'iniziazione
cristiana
1229
Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino e una
iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può essere percorso
rapidamente o lentamente. Dovrà in ogni caso comportare alcuni elementi
essenziali: l'annunzio della Parola, l'accoglienza del Vangelo che provoca una
conversione, la professione di fede, il Battesimo, l'effusione dello Spirito
Santo, l'accesso alla Comunione eucaristica.
1230
Questa iniziazione ha assunto forme molto diverse nel corso dei secoli e secondo
le circostanze. Nei primi secoli della Chiesa l'iniziazione cristiana ha co
nosciuto un grande sviluppo, con un lungo periodo di catecumenato e una serie di
riti preparatori che scandivano liturgicamente il cammino della preparazione
catecumenale per concludersi con la celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione
cristiana.
1231
Dove il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale della
celebrazione del sacramento, questa è divenuta un atto unico che, in modo molto
abbreviato, integra le tappe preparatorie dell'iniziazione cristiana. Per la sua
stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un catecumenato
post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione
posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale
nella crescita della persona. E' l'ambito proprio del catechismo .
1232
Il Concilio Vaticano II ha ripristinato, per la Chiesa latina, “il
catecumenato degli adulti, diviso in più gradi” [Conc. Ecum.
Vat. II, Sacrosanctum concilium, 64]. I
riti si trovano nell' Ordo initiationis christianae adultorum (1972). Il
Concilio ha inoltre permesso che “nelle terre di missione, sia acconsentito
accogliere, oltre agli elementi che si hanno nella tradizione cristiana, anche
quegli elementi di iniziazione in uso presso ogni popolo, nella misura in cui
possono essere adattati al rito cristiano” [Conc. Ecum.
Vat. II, Sacrosanctum concilium, 64].
1233
Oggi, dunque, in tutti i riti latini e orientali, l'iniziazione cristiana degli
adulti incomincia con il loro ingresso nel catecumenato e arriva al suo cultime
nella celebrazione unitaria dei tre sacramenti del Battesimo, della
Confermazione e dell'Eucaristia [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 14; Codice
di Diritto Canonico, 851; 865; 866]. Nei riti orientali l'iniziazione cristiana
dei bambini incomincia con il Battesimo immediatamente seguito dalla
Confermazione e dall'Eucaristia, mentre nel rito romano essa continua durante
alcuni anni di catechesi, per concludersi più tardi con la Confermazione e
l'Eucaristia, culmine della loro iniziazione cristiana [Cf Codice di Diritto
Canonico, 851, 2; 868].
La
mistagogia della celebrazione
1234
Il significato e la grazia del sacramento del Battesimo appaiono chiaramente nei
riti della sua celebrazione. Seguendo con attenta partecipazione i gesti e le
parole di questa celebrazione, i fedeli sono iniziati alle ricchezze che tale
sacramento significa e opera in ogni nuovo battezzato.
1235
Il segno della croce, all'inizio della celebrazione, esprime il sigillo di
Cristo su colui che sta per appartenergli e significa la grazia della redenzione
che Cristo ci ha acquistata per mezzo della sua croce.
1236
L'annunzio della Parola di Dio illumina con la verità rivelata i candidati e
l'assemblea, e suscita la risposta della fede, inseparabile dal Battesimo.
Infatti il Battesimo è in modo tutto particolare “il sacramento della
fede”, poiché segna l'ingresso sacramentale nella vita di fede.
1237
Dal momento che il Battesimo significa la liberazione dal peccato e dal suo
istigatore, il diavolo, viene pronunziato uno (o più) esorcismo(i) sul
candidato. Questi viene unto con l'olio dei catecumeni, oppure il celebrante
impone su di lui la mano, ed egli rinunzia esplicitamente a Satana. Così pre
parato, può professare la fede della Chiesa alla quale sarà “consegnato”
per mezzo del Battesimo [Cf Rm 6,17 ].
1238
L' acqua battesimale viene quindi consacrata mediante una preghiera di Epiclesi
(sia al momento stesso, sia nella notte di Pasqua). La Chiesa chiede a Dio che,
per mezzo del suo Figlio, la potenza dello Spirito Santo discenda su
quest'acqua, in modo che quanti vi saranno battezzati “nascano dall'acqua e
dallo Spirito” ( Gv 3,5 ).
1239
Segue poi il rito essenziale del sacramento: il Battesimo propriamente detto,
che significa e opera la morte al peccato e l'ingresso nella vita della
Santissima Trinità attraverso la configurazione al Mistero pasquale di Cristo.
Il Battesimo viene compiuto nel modo più espressivo per mezzo della triplice
immersione nell'acqua battesimale. Ma fin dall'antichità può anche essere
conferito versando per tre volte l'acqua sul capo del candidato.
1240
Nella Chiesa latina questa triplice infusione è accompagnata dalle parole del
ministro: “N., io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figlio, e dello
Spirito Santo”. Nelle liturgie orientali, mentre il catecumeno è rivolto
verso l'Oriente, il sacerdote dice: “Il servo di Dio, N. , è battezzato nel
nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo”. E all'invocazione di
ogni persona della Santissima Trinità, lo immerge nell'acqua e lo risolleva.
1241
L' unzione con il sacro crisma, olio profumato consacrato dal vescovo, significa
il dono dello Spirito Santo elargito al nuovo battezzato. Egli è divenuto un
cristiano, ossia “unto” di Spirito Santo, incorporato a Cristo, che è unto
sacerdote, profeta e re [Cf Rituale romano, Rito del battesimo dei bambini, 62].
1242
Nella liturgia delle Chiese orientali, l'unzione post-battesimale costituisce il
sacramento della Crismazione (Confermazione). Nella liturgia romana, essa
annunzia una seconda unzione con il sacro crisma che sarà effettuata dal
vescovo: cioè il sacramento della Confermazione, il quale, per così dire,
"conferma" e porta a compimento l'unzione battesimale.
1243
La veste bianca significa che il battezzato si è “rivestito di Cristo” (
Gal 3,27 ): egli è risorto con Cristo. La candela, accesa al cero pasquale,
significa che Cristo ha illuminato il neofita. In Cristo i battezzati sono“la
luce del mondo” ( Mt 5,14 ) [Cf Fil 2,15 ].
Il
nuovo battezzato è ora figlio di Dio nel Figlio Unigenito. Può dire la
preghiera dei figli di Dio: il Padre nostro.
1244
La prima Comunione eucaristica. Divenuto figlio di Dio, rivestito dell'abito
nuziale, il neofita è ammesso “al banchetto delle nozze dell'Agnello” e
riceve il nutrimento della vita nuova, il Corpo e il Sangue di Cristo. Le Chiese
orientali conservano una viva coscienza dell'unità dell'iniziazione cristiana
amministrando la santa Comunione a tutti i neo-battezzati e confermati, anche ai
bambini piccoli, ricordando la parola del Signore: “Lasciate che i bambini
vengano a me e non glielo impedite” ( Mc 10,14 ). La Chiesa latina, che
permette l'accesso alla santa Comunione solo a coloro che hanno raggiunto l'uso
di ragione, mette in luce che il Battesimo introduce all'Eucaristia accostando
all'altare il bambino neo-battezzato per la preghiera del Padre nostro.
1245
La benedizione solenne conclude la celebrazione del Battesimo. In occasione del
Battesimo dei neonati la benedizione della madre occupa un posto di rilievo.
IV.
Chi può ricevere il Battesimo?
1246
“E' capace di ricevere il Battesimo ogni uomo e solo l'uomo non ancora
battezzato” [Codice di Diritto Canonico, 864; Corpus Canonum Ecclesiarum
Orientalium, 679].
Il
Battesimo degli adulti
1247
Dalle origini della Chiesa, il Battesimo degli adulti è la situazione più
normale là dove l'annunzio del Vangelo è ancora recente. Il catecumenato
(preparazione al Battesimo) occupa in tal caso un posto importante. In quanto
iniziazione alla fede e alla vita cristiana, esso deve disporre ad accogliere il
dono di Dio nel Battesimo, nella Confermazione e nell'Eucaristia.
1248
Il catecumenato, o formazione dei catecumeni, ha lo scopo di permettere a questi
ultimi, in risposta all'iniziativa divina e in unione con una comunità
ecclesiale, di condurre a maturità la loro conversione e la loro fede. Si
tratta di “una formazione alla vita cristiana. . . ” mediante la quale “i
discepoli vengono in contatto con Cristo, loro Maestro. Perciò i catecumeni
siano convenientemente iniziati al mistero della salvezza e alla pratica delle
norme evangeliche, e mediante i riti sacri, da celebrare in tempi successivi,
siano introdotti nella vita della fede, della Liturgia e della carità del
Popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 14; cf Rituale romano, Rito
dell'iniziazione cristiana degli adulti, 19 e 98].
1249
I catecumeni “sono già uniti alla Chiesa, appartengono già alla famiglia del
Cristo, e spesso vivono già una vita di fede, di speranza e di carità” [Conc.
Ecum. Vat. II, Ad gentes, 14]. “La madre Chiesa, come già suoi, li ricopre
del suo amore e delle sue cure” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14;
Codice di Diritto Canonico, 206; 788, 3].
Il
Battesimo dei bambini
1250
Poiché nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato
originale, anche i bambini hanno bisogno della nuova nascita nel Battesimo [Cf
Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1514] per essere liberati dal potere delle
tenebre e trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio, [Cf Col 1,12-14
] alla quale tutti gli uomini sono chiamati. La pura gratuità della grazia
della salvezza si manifesta in modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini.
La Chiesa e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile
di diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo la
nascita [Cf Codice di Diritto Canonico, 867; Corpus Canonum Ecclesiarum
Orientalium, 681; 686, 1.]
1251
I genitori cristiani riconosceranno che questa pratica corrisponde pure al loro
ruolo di alimentare la vita che Dio ha loro affidato [Cf Conc. Ecum Vat. II,
Lumen gentium, 11; 41; Id., Gaudium et spes 48; Codice di Diritto canonico, 868]
1252
L'usanza di battezzare i bambini è una tradizione della Chiesa da tempo
immemorabile. Essa è esplicitamente attestata fin dal secondo secolo. E'
tuttavia probabile che, fin dagli inizi della predicazione apostolica, quando
“famiglie” intere hanno ricevuto il Battesimo, [Cf At 16,15; At 16,33; 1252
At 18,8; 1Cor 1,16 ]. siano stati battezzati anche i bambini [Cf Congregazione
per la Dottrina della Fede, Istr. Pastoralis actio: AAS 72 (1980), 1137-1156].
Fede
e Battesimo
1253
Il Battesimo è il sacramento della fede [Cf Mc 16,16 ]. La fede però ha
bisogno della comunità dei credenti. E' soltanto nella fede della Chiesa che
ogni fedele può credere. La fede richiesta per il Battesimo non è una fede
perfetta e matura, ma un inizio, che deve svilupparsi. Al catecumeno o al suo
padrino viene domandato: “Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?”. Ed egli
risponde: “La fede!”.
1254
In tutti i battezzati, bambini o adulti, la fede deve crescere dopo il
Battesimo. Per questo ogni anno, nella notte di Pasqua, la Chiesa celebra la
rinnovazione delle promesse battesimali. La preparazione al Battesimo conduce
soltanto alla soglia della vita nuova. Il Battesimo è la sorgente della vita
nuova in Cristo, dalla quale fluisce l'intera vita cristiana.
1255
Perché la grazia battesimale possa svilupparsi è importante l'aiuto dei
genitori. Questo è pure il ruolo del padrino o della madrina, che devono essere
dei credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita
cristiana il neo-battezzato, bambino o adulto [Cf Codice di Diritto Canonico,
872-874]. Il loro compito è una vera funzione ecclesiale (officium”) [Cf Conc.
Ecum.
Vat. II, Sacrosanctum concilium, 67]. L'intera
comunità ecclesiale ha una parte di responsabilità nello sviluppo e nella
conservazione della grazia ricevuta nel Battesimo.
V.
Chi può battezzare?
1256
I ministri ordinari del Battesimo sono il vescovo e il presbitero, e, nella
Chiesa latina, anche il diacono [Cf Codice di Diritto Canonico, 861, 1; Corpus
Canonum Ecclesiarum Orientalium, 677, 1]. In caso di necessità, chiunque, anche
un non battezzato, purché abbia l'intenzione richiesta, può battezzare
utilizzando la formula battesimale trinitaria. L'intenzione richiesta è di
voler fare ciò che fa la Chiesa quando battezza. La Chiesa trova la motivazione
di questa possibilità nella volontà salvifica universale di Dio [Cf 1Tm 2,4 ]
e nella necessità del Battesimo per la salvezza [Cf Mc 16,16; Concilio di
Firenze: Denz. -Schönm., 1315; Nicolò I, Risposta Ad consulta vestra: ibid.,
646; Codice di Diritto Canonico, 861, 2].
VI.
La necessità del Battesimo
1257
Il Signore stesso afferma che il Battesimo è necessario per la salvezza [Cf Gv
3,5 ]. Per questo ha comandato ai suoi discepoli di annunziare il Vangelo e di
battezzare tutte le nazioni [Cf Mt 28,19-20; Concilio di Trento: Denz. -Schönm.
, 1618; Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 14; Id. , Ad gentes, 5]. Il
Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato annunziato il
Vangelo e che hanno avuto la possibilità di chiedere questo sacramento [Cf Mc
16,16 ]. La Chiesa non conosce altro mezzo all'infuori del Battesimo per
assicurare l'ingresso nella beatitudine eterna; perciò si guarda dal trascurare
la missione ricevuta dal Signore di far rinascere “dall'acqua e dallo
Spirito” tutti coloro che possono essere battezzati. Dio ha legato la salvezza
al sacramento del Battesimo, tuttavia egli non è legato ai suoi sacramenti.
1258
Da sempre la Chiesa è fermamente convinta che quanti subiscono la morte a
motivo della fede, senza aver ricevuto il Battesimo, vengono battezzati mediante
la loro stessa morte per e con Cristo. Questo Battesimo di sangue, come pure il
desiderio del Battesimo, porta i frutti del Battesimo, anche senza essere
sacramento.
1259
Per i catecumeni che muoiono prima del Battesimo, il loro desiderio esplicito di
riceverlo unito al pentimento dei propri peccati e alla carità, assicura loro
la salvezza che non hanno potuto ricevere mediante il sacramento.
1260
“Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente
una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a
tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col
Mistero pasquale” [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 22; cf Id. , Lumen gentium, 16; Id., Ad gentes, 7]. Ogni
uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e
compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito
supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se
ne avessero conosciuta la necessità.
1261
Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla
misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la
grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini [Cf 1Tm 2,4 ] e la
tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i
bambini vengano a me e non glielo impedite” ( Mc 10,14 ), ci consentono di
sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo.
Tanto più pressante è perciò l'invito della Chiesa a non impedire che i
bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo.
VII.
La grazia del Battesimo
1262
I diversi effetti operati dal Battesimo sono significati dagli elementi
sensibili del rito sacramentale. L'immersione nell'acqua richiama i simbolismi
della morte e della purificazione, ma anche della rigenerazione e del
rinnovamento. I due effetti principali sono dunque la purificazione dai peccati
e la nuova nascita nello Spirito Santo [Cf At 2,38; 1262 Gv 3,5 ].
Per
la remissione dei peccati
1263
Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e
tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato [Cf Concilio di
Firenze: Denz. -Schönm., 1316]. In coloro che sono stati rigenerati, infatti,
non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel Regno di Dio, né il peccato
di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più
grave è la separazione da Dio.
1264
Rimangono tuttavia nel battezzato alcune conseguenze temporali del peccato,
quali le sofferenze, la malattia, la morte, o le fragilità inerenti alla vita
come le debolezze del carattere, ecc., e anche una inclinazione al peccato che
la Tradizione chiama la concupiscenza, o, metaforicamente, “l'incentivo del
peccato” (fomes peccati”): “Essendo questa lasciata per la prova, non può
nuocere a quelli che non vi acconsentono e che le si oppongono virilmente con la
grazia di Gesù Cristo. Anzi, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo
le regole ( 2Tm 2,5 )” [Concilio di Trento: ibid., 1515].
“Una
nuova creatura”
1265
Il Battesimo non soltanto purifica da tutti i peccati, ma fa pure del neofita
una “nuova creatura” ( 2Cor 5,17 ), un figlio adottivo di Dio [Cf Gal 4,5-7
] che è divenuto partecipe della natura divina, [Cf 2Pt 1,4 ] membro di Cristo
[Cf 1Cor 6,15; 1265 1Cor 12,27 ] e coerede con lui, [Cf Rm 8,17 ] tempio ello
Spirito Santo [Cf 1Cor 6,19 ].
1266
La Santissima Trinità dona al battezzato la grazia santificante, la grazia
della giustificazione che
-
lo rende capace di credere in Dio, di sperare in lui e di amarlo per mezzo delle
virtù teologali;
-
gli dà la capacità di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo per
mezzo dei doni dello Spirito Santo;
-
gli permette di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali.
In
questo modo tutto l'organismo della vita soprannaturale del cristiano ha la sua
radice nel santo Battesimo.
Incorporati
alla Chiesa, Corpo di Cristo
1267
Il Battesimo ci fa membra del Corpo di Cristo. “Siamo membra gli uni degli
altri” ( Ef 4,25 ). Il Battesimo incorpora alla Chiesa. Dai fonti battesimali
nasce l'unico popolo di Dio della Nuova Alleanza che supera tutti i limiti
naturali o umani delle nazioni, delle culture, delle razze e dei sessi: “In
realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo
corpo” ( 1Cor 12,13 ).
1268
I battezzati sono divenuti “pietre vive per la costruzione di un edificio
spirituale, per un sacerdozio santo” ( 1Pt 2,5 ). Per mezzo del Battesimo sono
partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale, sono
“la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio
si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui” che li “ha
chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” ( 1Pt 2,9 ). Il Battesimo
rende partecipi del sacerdozio comune dei fedeli.
1269
Divenuto membro della Chiesa, il battezzato non appartiene più a se stesso, [Cf
1Cor 6,19 ] ma a colui che è morto e risuscitato per noi [Cf 2Cor 5,15 ]. Perciò
è chiamato a sottomettersi agli altri, [Cf Ef 5,21; 1Cor 16,15-16 ] a servirli[Cf
Gv 13,12-15 ] nella comunione della Chiesa, ad essere “obbediente” e
“sottomesso” ai capi della Chiesa, [Cf Eb 13,17 ] e a trattarli “con
rispetto e carità” [Cf 1Ts 5,12-13 ]. Come il Battesimo comporta
responsabilità e doveri, allo stesso modo il battezzato fruisce anche di
diritti in seno alla Chiesa: quello di ricevere i sacramenti, di essere nutrito
dalla Parola di Dio e sostenuto dagli altri aiuti spirituali della Chiesa [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 37; Codice di Diritto Canonico, 208-223;
Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 675, 2].
1270
“Rigenerati [dal Battesimo] per essere figli di Dio, [i battezzati] sono
tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11] e a partecipare all'attività
apostolica e missionaria del Popolo di Dio [Cf ibid., 17; Id. , Ad gentes, 7;
23].
Il
vincolo sacramentale dell'unità dei cristiani
1271
Il Battesimo costituisce il fondamento della comunione tra tutti i cristiani,
anche con quanti non sono ancora nella piena comunione con la Chiesa cattolica:
“Quelli infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto debitamente il
Battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la
Chiesa cattolica. . . Giustificati nel Battesimo dalla fede, sono incorporati a
Cristo, e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli
della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel
Signore” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3]. “Il Battesimo
quindi costituisce il vincolo sacramentale dell'unità che vige tra tutti quelli
che per mezzo di esso sono stati rigenerati” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis
redintegratio, 3].
Un
sigillo spirituale indelebile
1272
Incorporato a Cristo per mezzo del Battesimo, il battezzato viene conformato a
Cristo [Cf Rm 8,29 ]. Il Battesimo segna il cristiano con un sigillo spirituale
indelebile (carattere”) della sua appartenenza a Cristo. Questo sigillo non
viene cancellato da alcun peccato, sebbene il peccato impedisca al Battesimo di
portare frutti di salvezza [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1609-1619].
Conferito una volta per sempre, il Battesimo non può essere ripetuto.
1273
Incorporati alla Chiesa per mezzo del Battesimo, i fedeli hanno ricevuto il
carattere sacramentale che li consacra per il culto religioso cristiano [Cf Conc.
Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 11]. Il sigillo
battesimale abilita e impegna i cristiani a servire Dio mediante una viva
partecipazione alla santa Liturgia della Chiesa e “a esercitare il loro
sacerdozio” battesimale “con la testimonianza di una vita santa. . . e con
una operosa carità” [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 11].
1274
Il “ sigillo del Signore ” [Dominicus character”: Sant'Agostino, Epistulae,
98, 5: PL 33, 362] è il sigillo con cui lo Spirito Santo ci ha segnati “per
il giorno della redenzione” ( Ef 4,30 ) [Cf Ef 1,13-14; 1274 2Cor 1,21-22 ].
“Il Battesimo, infatti, è il sigillo della vita eterna” [Sant'Ireneo di
Lione, Demonstratio apostolica, 3]. Il fedele che avrà “custodito il
sigillo” sino alla fine, ossia che sarà rimasto fedele alle esigenze del
proprio Battesimo, potrà morire nel “segno della fede”, [Messale Romano,
Canone Romano] con la fede del proprio Battesimo, nell'attesa della beata
visione di Dio - consumazione della fede - e nella speranza della risurrezione.
1275
L'iniziazione cristiana si compie attraverso l'insieme di tre sacramenti: il
Battesimo, che è l'inizio della vita nuova; la Confermazione, che ne è il
rafforzamento; e l'Eucaristia, che nutre il discepolo con il Corpo e il Sangue
di Cristo in vista della sua trasformazione in lui.
1276
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò
che vi ho comandato” ( Mt 28,19-20 ).
1277
Il Battesimo costituisce la nascita alla vita nuova in Cristo. Secondo la volontà
del Signore esso è necessario per la salvezza, come la Chiesa stessa, nella
quale il Battesimo introduce.
1278
Il rito essenziale del Battesimo consiste nell'immergere nell'acqua il candidato
o nel versargli dell'acqua sul capo, mentre si pronuncia l'invocazione della
Santissima Trinità, ossia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
1279
Il frutto del Battesimo o grazia battesimale è una realtà ricca che comporta:
la remissione del peccato originale e di tutti i peccati personali; la nascita
alla vita nuova mediante la quale l'uomo diventa figlio adottivo del Padre,
membro di Cristo, tempio dello Spirito Santo. Per ciò stesso il battezzato è
incorporato alla Chiesa, Corpo di Cristo, e reso partecipe del sacerdozio di
Cristo.
1280
Il Battesimo imprime nell'anima un segno spirituale indelebile, il carattere, il
quale consacra il battezzato al culto della religione cristiana. A motivo del
carattere che imprime, il Battesimo non può essere ripetuto [Cf Concilio di
Trento: Denz. -Schönm., 1609 e 1624].
1281
Coloro che subiscono la morte a causa
della fede, i catecumeni e tutti gli uomini che, sotto l'impulso della grazia,
senza conoscere la Chiesa, cercano sinceramente Dio e si sforzano di compiere la
sua volontà, possono essere salvati anche se non hanno ricevuto il Battesimo [Cf
Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 16].
1282
Fin dai tempi più antichi, il Battesimo viene amministrato ai bambini, essendo
una grazia e un dono di Dio che non presuppongono meriti umani; i bambini sono
battezzati nella fede della Chiesa. L'ingresso nella vita cristiana introduce
nella vera libertà.
1283
Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Liturgia della Chiesa ci invita a
confidare nella misericordia di Dio, e a pregare per la loro salvezza.
1284
In caso di necessità, chiunque può battezzare, a condizione che intenda fare
ciò che fa la Chiesa, e che versi dell'acqua sul capo del candidato dicendo:
“Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
IL
SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE
1285
Con il Battesimo e l'Eucaristia, il sacramento della Confermazione costituisce
l'insieme dei “sacramenti dell'iniziazione cristiana”, la cui unità deve
essere salvaguardata. E' dunque necessario spiegare ai fedeli che la recezione
di questo sacramento è necessaria per il rafforzamento della grazia battesimale
[Cf Pontificale romano, Rito della confermazione, Premesse, 1]. Infatti, “con
il sacramento della Confermazione [i battezzati] vengono vincolati più
perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito
Santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a
difendere con la parola e con l'opera la fede come veri testimoni di Cristo” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; cf Pontificale romano, Rito della conferma-
zione, Premesse, 2].
I.
La Confermazione nell'Economia della Salvezza
1286
Nell' Antico Testamento, i profeti hanno annunziato che lo Spirito del Signore
si sarebbe posato sul Messia atteso [Cf Is 11,2 ] in vista della sua missione
salvifica [Cf Lc 4,16-22; Is 61,1 ]. La discesa dello Spirito Santo su Gesù, al
momento del suo Battesimo da parte di Giovanni, costituì il segno che era lui
che doveva venire, che egli era il Messia, il Figlio di Dio [Cf Mt 3,13-17; Gv
1,33-34 ]. Concepito per opera dello Spirito Santo, tutta la sua vita e la sua
missione si svolgono in una totale comunione con lo Spirito Santo che il Padre
gli dà “senza misura” ( Gv 3,34 ).
1287
Questa pienezza dello Spirito non doveva rimanere soltanto del Messia, ma doveva
essere comunicata a tutto il popolo messianico [Cf Ez 36,25-27; Gl 3,1-2 ]. Più
volte Cristo ha promesso questa effusione dello Spirito, [Cf Lc 12,12; Gv 3,5-8;
Gv 7,37-39; Gv 16,7-15; 1287 At 1,8 ] promessa che ha attuato dapprima il giorno
di Pasqua [Cf Gv 20,22 ] e in seguito, in modo più stupefacente, il giorno di
Pentecoste [Cf At 2,1-4 ]. Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli cominciano ad
“annunziare le grandi opere di Dio” ( At 2,11 ) e Pietro afferma che quella
effusione dello Spirito sopra gli Apostoli è il segno dei tempi messianici [Cf
At 2,17-18 ]. Coloro che allora hanno creduto alla predicazione apostolica e che
si sono fatti battezzare, hanno ricevuto, a loro volta, “il dono dello Spirito
Santo” ( At 2,38 ).
1288
“Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo,
comunicavano ai neofiti, attraverso l'imposizione delle mani, il dono dello
Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo [ Cf At 8,15-17; At
19,5-6 ]. Questo spiega perché nella lettera agli Ebrei viene ricordata, tra i
primi elementi della formazione cristiana, la dottrina dei battesimi e anche
dell'imposizione delle mani [Cf Eb 6,2 ]. E' appunto questa imposizione delle
mani che giustamente viene considerata dalla tradizione cattolica come la prima
origine del sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo,
perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste” [Paolo VI, Cost. ap. Divinae
consortium naturae].
1289
Per meglio esprimere il dono dello Spirito Santo, ben presto all'imposizione
delle mani si è aggiunta una unzione di olio profumato (crisma). Tale unzione
spiega il nome di “cristiano” che significa “unto” e che trae la sua
origine da quello di Cristo stesso, che “Dio consacrò [ha unto] in Spirito
Santo” ( At 10,38 ). Questo rito di unzione è rimasto in uso fino ai nostri
giorni sia in Oriente sia in Occidente. Perciò in Oriente questo sacramento
viene chiamato Crismazione, unzione con il crisma, o myron, che significa
“crisma”. In Occidente il termine Confermazione suggerisce che questo sacramento nel medesimo tempo
conferma il battesimo e rafforza la grazia battesimale.
Due
tradizioni: l'Oriente e l'Occidente
1290
Nei primi secoli la Confermazione costituisce in genere una celebrazione unica
con il Battesimo, formando con questo, secondo l'espressione di san Cipriano, un
“sacramento doppio”. Ma il moltiplicarsi, tra le altre cause, dei Battesimi
di bambini, e questo in qualsiasi periodo dell'anno, e la crescita numerica
delle parrocchie (rurali), che ampliava le diocesi, non permettono più la
presenza del vescovo a tutte le celebrazioni battesimali. In Occidente, poiché
si preferisce riservare al vescovo il portare a compimento il Battesimo, avviene
la separazione temporale dei due sacra menti. L'Oriente ha invece conservato
uniti i due sacramenti, così che la Confermazione è conferita dal presbitero
stesso che battezza. Questi tuttavia può farlo soltanto con il “crisma”
consacrato da un vescovo [Cf Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 695, 1;
696, 1].
1291
Una consuetudine della Chiesa di Roma ha facilitato lo sviluppo della prati ca
occidentale: la duplice unzione con il sacro crisma dopo il Battesimo. La prima
unzione, compiuta dal sacerdote sul neofita, al momento in cui esce dal lavacro
battesimale, è portata a compimento da una seconda unzione fatta dal vescovo
sulla fronte di ogni neo-battezzato [Cf Sant'Ippolito di Roma, Traditio
apostolica, 21]. La prima unzione con il sacro crisma, quella data dal
sacerdote, è rimasta unita al rito del Battesimo: significa la partecipazione
del battezzato alle funzioni profetica, sacerdotale e regale di Cristo. Se il
Battesimo viene conferito ad un adulto, vi è una sola unzione post-battesimale:
quella della Confermazione.
1292
La pratica delle Chiese orientali sottolinea maggiormente l'unità
dell'iniziazione cristiana. Quella della Chiesa latina evidenzia più nettamente
la comunione del nuovo cristiano con il proprio vescovo, garante e servo
dell'unità della sua Chiesa, della sua cattolicità e della sua apostolicità,
e, conseguentemente, il legame con le origini apostoliche della Chiesa di
Cristo.
II.
I segni e il rito della Confermazione
1293
Nel rito di questo sacramento è opportuno considerare il segno dell' unzione e
ciò che l'unzione indica e imprime: il sigillo spirituale.
Nella
simbolica biblica e antica, l' unzione presenta una grande ricchezza di
significati: l'olio è segno di abbondanza [Cf Dt 11,14, ecc] e di gioia, [Cf
Sal 23,5; Sal 104,15 ] purifica (unzione prima e dopo il bagno), rende agile
(l'unzione degli atleti e dei lottatori); è segno di guarigione, poiché cura
le contusioni e le piaghe [Cf Is 1,6; 1293 Lc 10,34 ] e rende luminosi di
bellezza, di salute e di forza.
1294
Questi significati dell'unzione con l'olio si ritrovano tutti nella vita
sacramentale. L'unzione prima del Battesimo con l'olio dei catecumeni ha il
significato di purificare e fortificare; l'unzione degli infermi esprime la
guarigione e il conforto. L'unzione con il sacro crisma dopo il Battesimo, nella
Confermazione e nell'Ordinazione, è il segno di una consacrazione. Mediante la
Confermazione, i cristiani, ossia coloro che sono unti, partecipano maggiormente
alla missione di Gesù Cristo e alla pienezza dello Spirito Santo di cui egli è
ricolmo, in modo che tutta la loro vita effonda il “profumo di Cristo” (
2Cor 2,15 ).
1295
Per mezzo di questa unzione il cresimando riceve “il marchio”, il sigillo
dello Spirito Santo. Il sigillo è il simbolo della persona, [Cf Gen 38,18; 1295
Ct 8,6 ] il segno della sua autorità, [Cf Gen 41,42 ] della sua proprietà su
un oggetto [Cf Dt 32,34 ] (per questo si usava imprimere sui soldati il sigillo
del loro capo, come sugli schiavi quello del loro padrone); esso autentica un
atto giuridico [Cf 1Re 21,8 ] o un documento [Cf Ger 32,10 ] e, in certi casi,
lo rende segreto [Cf Is 29,11 ].
1296
Cristo stesso si dichiara segnato dal sigillo del Padre suo [Cf Gv 6,27 ]. Anche
il cristiano è segnato con un sigillo: “E' Dio stesso che ci conferma,
insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo
e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori” ( 2Cor 1,22 ) [Cf Ef
1,13; Ef 4,30 ]. Questo sigillo dello Spirito Santo segna l'appartenenza totale
a Cristo, l'essere al suo servizio per sempre, ma anche la promessa della divina
protezione nella grande prova escatologica [ Cf Ap 7,2-3; Ap 9,4; Ez 9,4-6 ].
La
celebrazione della Confermazione
1297
La consacrazione del sacro crisma è un momento importante che precede la
celebrazione della Confermazione, ma che, in un certo senso, ne fa parte. E' il
vescovo che, il Giovedì Santo, durante la Messa crismale, consacra il sacro
crisma per tutta la sua diocesi. Anche nelle Chiese d'Oriente questa
consacrazione è riservata al Patriarca:
La
liturgia antiochena esprime in questi termini l'epiclesi della consacrazione del
sacro crisma (myron): “ [Padre. . . manda il tuo Santo Spirito] su di noi e su
questo olio che è davanti a noi e consacralo, affinché per tutti coloro che ne
verranno unti e segnati, esso sia: myron santo, myron sacerdotale, myron regale,
unzione di letizia, la veste di luce, il manto della salvezza, il dono
spirituale, la santificazione delle anime e dei corpi, la felicità eterna, il
sigillo indelebile, lo scudo della fede e l'elmo invincibile contro tutte le
macchinazioni dell'Avversario” [Liturgia siro-antiochena, Epiclesi della
consacrazione del sacro crisma].
1298
Quando la Confermazione viene celebrata separatamente dal Battesimo, come
avviene nel rito romano, la Liturgia del sacramento ha inizio con la
rinnovazione delle promesse battesimali e con la professione di fede da parte
dei cresimandi. In questo modo risulta evidente che la Confermazione si colloca
in successione al Battesimo [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Sacrosanctum concilium, 71]. Quando
viene battezzato un adulto, egli riceve immediatamente la Confermazione e
partecipa all'Eucaristia [Cf Codice di Diritto Canonico, 866].
1299
Nel rito romano, il vescovo stende le mani sul gruppo dei cresimandi: gesto che,
fin dal tempo degli Apostoli, è il segno del dono dello Spirito. Spetta al
vescovo invocare l'effusione dello Spirito:
Dio
onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi
tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito Santo liberandoli dal peccato, in fondi in
loro il tuo santo Spirito Paraclito: spirito di sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, e riempili
dello spirito del tuo santo timore. Per Cristo, nostro Signore [Pontificale
romano, Rito della confermazione, 25].
1300
Segue il rito essenziale del sacramento. Nel rito latino, “il sacramento
della Confermazione si conferisce mediante l'unzione del crisma sulla fronte,
che si fa con l'imposizione della mano, e mediante le parole: "Accipe
signaculum doni Spiritus Sancti" - "Ricevi il sigillo dello
Spirito Santo che ti è dato in dono"” [Paolo VI, Cost. ap. Divinae
consortium naturae]. Presso le Chiese orientali di rito bizantino, l'unzione con
il myron viene fatta, dopo una preghiera di Epiclesi, sulle parti più
significative del corpo: la fronte, gli occhi, il naso, le orecchie, le labbra,
il petto, il dorso, le mani e i piedi; ogni unzione è accompagnata dalla
formula: “Sigillo del dono che è lo Spirito Santo”.
1301
Il bacio di pace che conclude il rito del sacramento significa ed esprime la
comunione ecclesiale con il vescovo e con tutti i fedeli [Cf Sant'Ippolito di
Roma, Traditio apostolica, 21].
III.
Gli effetti della Confermazione
1302
Risulta dalla celebrazione che l'effetto del sacramento della Confermazione è
la speciale effusione dello Spirito Santo, come già fu concessa agli Apostoli
il giorno di Pentecoste.
1303
Ne deriva che la Confermazione apporta una crescita e un approfondimento della
grazia battesimale:
-
ci radica più profondamente nella filiazione divina grazie alla quale diciamo:
“Abbà, Padre” ( Rm 8,15 );
-
ci unisce più saldamente a Cristo;
-
aumenta in noi i doni dello Spirito Santo;
-
rende più perfetto il nostro legame con la Chiesa; [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]
-
ci accorda “una speciale forza dello Spirito Santo” per “diffondere e
difendere con la parola e con l'azione la fede, come veri testimoni di
Cristo”, per “confessare coraggiosamente il nome di Cristo” e per non
vergognarsi mai della sua croce [Cf Concilio di Firenze: Denz. -Schönm., 1319;
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; 12].
Ricorda
che hai ricevuto il sigillo spirituale, “lo Spirito di sapienza e di
intelletto, lo Spirito di consiglio e di fortezza, lo Spirito di conoscenza e di
pietà, lo Spirito di timore di Dio”, e conserva ciò che hai ricevuto. Dio
Padre ti ha segnato, ti ha confermato Cristo Signore e ha posto nel tuo cuore
quale pegno lo Spirito [Sant'Ambrogio, De mysteriis, 7, 42: PL 16, 402-403].
1304
Come il Battesimo, di cui costituisce il compimento, la Confermazione è
conferita una sola volta. Essa infatti imprime nell'anima un marchio spirituale
indelebile, il “carattere”; [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1609]
esso è il segno che Gesù Cristo ha impresso sul cristiano il sigillo del suo
Spirito rivestendolo di potenza dall'alto perché sia suo testimone [Cf Lc
24,48-49 ].
1305
Il “carattere” perfeziona il sacerdozio comune dei fedeli, ricevuto nel
Battesimo, e “il cresimato riceve il potere di professare pubblicamente la
fede cristiana, quasi per un incarico ufficiale (quasi ex officio)” [San
Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 72, 5, ad 2].
IV.
Chi può ricevere questo sacramento?
1306
Può e deve ricevere il sacramento della Confermazione ogni battezzato, che non
l'abbia ancora ricevuto [Cf Codice di Diritto Canonico, 889, 1]. Dal momento che
Battesimo, Confer mazione ed Eucaristia costituiscono un tutto unitario, ne
deriva che “i fedeli sono obbligati a ricevere tempestivamente questo
sacramento”; [Codice di Diritto Canonico, 890] senza la Confermazione e
l'Eucaristia, infatti, il sacramento del Battesimo è certamente valido ed
efficace, ma l'iniziazione cristiana rimane incompiuta.
1307
La consuetudine latina da secoli indica come punto di riferimento per ricevere
la Confermazione “l'età della discrezione”. Quando fossero in pericolo di
morte, tuttavia, i bambini devono essere cresimati anche se non hanno ancora
raggiunto tale età [Cf ibid., 891; 883, 3].
1308
Se talvolta si parla della Confermazione come del “sacramento della maturità
cristiana”, non si deve tuttavia confondere l'età adulta della fede con l'età
adulta della crescita naturale, e neppure dimenticare che la grazia del
Battesimo è una grazia di elezione gratuita e immeritata, che non ha bisogno di
una “ratifica” per diventare effettiva. Lo ricorda san Tommaso:
L'età
fisica non condiziona l'anima. Quindi anche nell'età della puerizia l'uomo può
ottenere la perfezione dell'età spirituale di cui la Sapienza (4, 8) dice:
“Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli
anni”. E' per questo che molti, nell'età della fanciullezza, avendo ricevuta
la forza dello Spirito Santo, hanno combattuto generosamente per Cristo fino al
sangue [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 72, 8, ad 2].
1309
La preparazione alla Confermazione deve mirare a condurre il cristiano verso una
più intima unione con Cristo, verso una familiarità più viva con lo Spirito
Santo, la sua azione, i suoi doni e le sue mozioni, per poter meglio assumere le
responsabilità apostoliche della vita cristiana. Di conseguenza la catechesi
della Confermazione si sforzerà di risvegliare il senso dell'appartenenza alla
Chiesa di Gesù Cristo, sia alla Chiesa universale che alla comunità
parrocchiale. Su quest'ultima grava una particolare responsabilità nella
preparazione dei confermandi [Cf Pontificale romano, Rito della confermazione,
Premesse, 3].
1310
Per ricevere la Confermazione si deve essere in stato di grazia. E' opportuno
accostarsi al sacramento della Penitenza per essere purificati in vista del dono
dello Spirito Santo. Una preghiera più intensa deve preparare a ricevere con
docilità e disponibilità la forza e le grazie dello Spirito Santo [Cf At 1,14
].
1311
Per la Confermazione, come per il Battesimo, è conveniente che i candidati
cerchino l'aiuto spirituale di un padrino o di una madrina. E' opportuno che sia
la stessa persona scelta per il Battesimo, per sottolineare meglio l'unità dei
due sacramenti [Cf Pontificale romano, Rito della confermazione, Premesse, 5; 6;
Codice di Diritto Canonico, 893, 1. 2].
V.
Il ministro della Confermazione
1312
“Il ministro originario della Confermazione” è il vescovo [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 26].
In
Oriente, è ordinariamente il presbitero che battezza a conferire subito anche
la Confermazione in una sola e medesima celebrazione. Tuttavia lo fa con il
sacro crisma consacrato dal patriarca o dal vescovo: ciò esprime l'unità
apostolica della Chiesa, i cui vincoli vengono rafforzati dal sacramento della
Confermazione. Nella Chiesa latina si attua la stessa disciplina nel Battesimo
degli adulti, o quando viene ammesso alla piena comunione con la Chiesa un
battezzato che appartiene ad un'altra comunità cristiana il cui sacramento
della Confermazione non è valido [Cf Codice di Diritto Canonico, 883, 2].
1313
Nel rito latino, il ministro ordinario della Confermazione è il vescovo [Cf
Codice di Diritto Canonico, 883, 2]. Sebbene, qualora se ne presenti la necessità,
il vescovo possa concedere ai presbiteri la facoltà di amministrare la
Confermazione, è opportuno che la conferisca egli stesso, non dimenticando che
appunto per questa ragione la celebrazione della Confermazione è stata separata
temporalmente dal Battesimo. I vescovi sono i successori degli Apostoli, essi
hanno ricevuto la pienezza del sacramento dell'Ordine. Il fatto che questo
sacramento venga amministrato da loro evidenzia che esso ha come effetto di
unire più strettamente alla Chiesa, alle sue origini apostoliche e alla sua
missione di testimoniare Cristo coloro che lo ricevono.
1314
Se un cristiano si trova in pericolo di morte, qualsiasi presbitero può
conferirgli la Confermazione [Cf Codice di Diritto Canonico, 883, 2]. La Chiesa
infatti vuole che nessuno dei suoi figli, anche se in tenerissima età, esca da
questo mondo senza essere stato reso perfetto dallo Spirito Santo mediante il
dono della pienezza di Cristo.
1315
“Gli Apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la Parola
di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro
perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno
di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora
imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo” ( At 8,14-17 ).
1316
La Confermazione perfeziona la grazia battesimale; è il sacramento che dona lo
Spirito Santo per radicarci più profondamente nella filiazione divina,
incorporarci più saldamente a Cristo, rendere più solido il nostro legame con
la Chiesa, associarci maggiormente alla sua missione e aiutarci a testimoniare
la fede cristiana con la parola accompagnata dalle opere.
1317
La Confermazione, come il Battesimo, imprime nell'anima del cristiano un segno
spirituale o carattere indelebile; perciò si può ricevere questo sacramento
una sola volta nella vita.
1318
In Oriente questo sacramento viene amministrato immediatamente dopo il
Battesimo; è seguito dalla partecipazione all'Eucaristia; questa tradizione
sottolinea l'unità dei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana. Nella Chiesa
latina questo sacramento viene conferito quando si è raggiunta l'età della
ragione, e la sua celebrazione è normalmente riservata al vescovo, significando
così che questo sacramento rinsalda il legame ecclesiale.
1319
Un candidato alla Confermazione che ha raggiunto l'età della ragione deve
professare la fede, essere in stato di grazia, aver l'intenzione di ricevere il
sacramento ed essere preparato ad assumere il proprio ruolo di discepolo e di
testimone di Cristo, nella comunità ecclesiale e negli impegni temporali.
1320
Il rito essenziale della Confermazione è l'unzione con il sacro Crisma sulla
fronte del battezzato (in Oriente anche su altre parti del corpo), accompagnata
dall'imposizione delle mani da parte del ministro e dalle parole: “Accipe
signaculum doni Spiritus Sancti” - “Ricevi il sigillo del dono dello Spirito
Santo che ti è dato in dono”, nel rito romano; “Signaculum doni Spiritus
Sancti” - “Sigillo del dono dello Spirito Santo”, nel rito bizantino.
1321
Quando la Confermazione viene celebrata separatamente dal Battesimo, il suo
legame con questo è espresso, tra l'altro, dalla rinnovazione delle promesse
battesimali. La celebrazione della Confermazione durante la Liturgia Eucaristica
contribuisce a sottolineare l'unità dei sacramenti dell'iniziazione cristiana.
IL
SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA
1322
La santa Eucaristia completa l'iniziazione cristiana. Coloro che sono stati
elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del Battesimo e sono stati
conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, attraverso
l'Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del
Signore.
1323
“Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì
il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare
nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così
alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua Morte e Risurrezione:
sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale,
"nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato
il pegno della gloria futura"” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 47].
I.
L'Eucaristia - fonte e culmine della vita ecclesiale 1323 _
1324
L'Eucaristia è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. “Tutti
i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di
apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono
ordinati. Infatti, nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene
spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua” [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 5].
1325
“La comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui si fonda
la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall'Eucaristia.
In essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica il mondo in
Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello
Spirito Santo” [Congregazione per il Culto divino, Istr. Eucharisticum mysterium, 6, AAS 59 (1967), 539-573].
1326
Infine, mediante la celebrazione eucaristica, ci uniamo già alla liturgia del
cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà tutto in tutti [Cf 1Cor
15,28 ].
1327
In breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: “Il
nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e l'Eucaristia, a sua volta,
si accorda con il nostro modo di pensare” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus
haereses, 4, 18, 5].
II.
Come viene chiamato questo sacramento?
1328
L'insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i diversi
nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si
chiama:
Eucaristia,
perché è rendimento di grazie a Dio. I termini “eucharistein” ( Lc 22,19;
1Cor 11,24 ) e “eulogein” ( Mt 26,26; Mc 14,22 ) ricordano le benedizioni
ebraiche che - soprattutto durante il pasto- proclamano le opere di Dio: la
creazione, la redenzione e la santificazione.
1329
Cena del Signore , [Cf 1Cor 11,20 ] perché si tratta della Cena che il Signore
ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione e
dell'anticipazione della cena delle nozze dell'Agnello [Cf Ap 19,9 ] nella
Gerusalemme celeste.
Frazione
del Pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da
Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, [ Cf Mt
14,19; Mt 15,36; Mc 8,6; Mc 8,19 ] soprattutto durante l'ultima Cena [Cf Mt
26,26; 1329 1Cor 11,24 ]. Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la
sua Risurrezione, [Cf Lc 24,13-35 ] e con tale espressione i primi cristiani
designeranno le loro assemblee eucaristiche [Cf At 2,42; At 2,46; At 20,7; 1329
At 2,11 ]. In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano
dell'unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui
un solo corpo [Cf 1Cor 10,16-17 ]. Assemblea eucaristica [synaxis”], in quanto
l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile
della Chiesa [Cf 1Cor 11,17-34 ].
1330
Memoriale della Passione e della Risurrezione del Signore.
Santo
Sacrificio, perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e
comprende anche l'offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa,
“sacrificio di lode” ( Eb 13,15 ), [Cf Sal 116,13; Sal 116,17 ] sacrificio
spirituale , [Cf 1Pt 2,5 ] sacrificio puro [Cf Ml 1,11 ] e santo, poiché porta
a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza.
Santa
e divina Liturgia, perché tutta la Liturgia della Chiesa trova il suo centro e
la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello
stesso senso che lo si chiama pure celebrazione dei Santi Misteri . Si parla
anche del Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il Sacramento dei
sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel
tabernacolo.
1331
Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci
rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo; [Cf
1Cor 10,16-17 ] viene inoltre chiamato le cose sante (ta hagia; sancta”) [Constitutiones
Apostolorum, 8, 13, 12; Didaché, 9, 5; 10, 6] - è il significato originale
dell'espressione “comunione dei santi” di cui parla il Simbolo degli
Apostoli - pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d'immortalità ,
[Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2] viatico. . .
1332
Santa Messa, perché la Liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della
salvezza, si conclude con l'invio dei fedeli (missio”) affinché compiano la
volontà di Dio nella loro vita quotidiana.
III.
L'Eucaristia nell'Economia della Salvezza
I
segni del pane e del vino
1333
Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il vino i
quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo,
diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la
Chiesa continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò
che egli ha fatto la vigilia della sua Passione: “Prese il pane. . . ”,
“Prese il calice del vino. . . ”. Diventando misteriosamente il Corpo e il
Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a significare anche la
bontà della creazione. Così, all'offertorio, rendiamo grazie al Creatore per
il pane e per il vino, [Cf Sal 104,13-15 ] “frutto del lavoro dell'uomo”, ma
prima ancora “frutto della terra” e “della vite”, doni del Creatore. Nel
gesto di Melchisedek, re e sacerdote, che “offrì pane e vino” ( Gen 14,18 )
la Chiesa vede una prefigurazione della sua propria offerta [Cf Messale Romano,
Canone Romano: “Supra quae”].
1334
Nell'Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le
primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono anche un
nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia
ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice
dall'Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che
egli vive del pane della Parola di Dio [Cf Dt 8,3 ]. Il pane quotidiano, infine,
è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue
promesse. Il “calice della benedizione” ( 1Cor 10,16 ), al termine della
cena pasquale degli ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione
escatologica, quella dell'attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme.
Gesù ha istituito la sua Eucaristia conferendo un significato nuovo e
definitivo alla benedizione del pane e del calice.
1335
I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò la
benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per
sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la
sua Eucaristia [Cf Mt 14,13-21; Mt 15,32-39 ]. Il segno dell'acqua trasformata
in vino a Cana [Cf Gv 2,11 ] annunzia già l'Ora della glorificazione di Gesù.
Manifesta il compimento del banchetto delle nozze nel Regno del Padre, dove i
fedeli berranno il vino nuovo [Cf Mc 14,25 ] divenuto il Sangue di Cristo.
1336
Il primo annunzio dell'Eucaristia ha provocato una divisione tra i discepoli,
così come l'annunzio della Passione li ha scandalizzati: “Questo linguaggio
è duro; chi può intenderlo?” ( Gv 6,60 ). L'Eucaristia e la croce sono
pietre d'inciampo. Si tratta dello stesso mistero, ed esso non cessa di essere
occasione di divisione: “Forse anche voi volete andarvene?” ( Gv 6,67 ):
questa domanda del Signore continua a risuonare attraverso i secoli, come invito
del suo amore a scoprire che è lui solo ad avere “parole di vita eterna” (
Gv 6,68 ) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucaristia è accogliere
lui stesso.
L'istituzione
dell'Eucaristia
1337
Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era giunta
la sua Ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano, lavò loro i
piedi e diede loro il comandamento dell'amore [Cf Gv 13,1-17 ]. Per lasciare
loro un pegno di questo amore, per non allontanarsi mai dai suoi e renderli
partecipi della sua Pasqua, istituì l'Eucaristia come memoriale della sua morte
e della sua risurrezione, e comandò ai suoi apostoli di celebrarla fino al suo
ritorno, costituendoli “in quel momento sacerdoti della Nuova Alleanza”
[Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1740].
1338
I tre vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il racconto
dell'istituzione dell'Eucaristia; da parte sua, san Giovanni riferisce le parole
di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che preparano l'istituzione
dell'Eucaristia: Cristo si definisce come il pane di vita, disceso dal cielo [Cf
Gv 6 ].
1339
Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva annunziato a
Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo Sangue.
Venne
il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù
mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perché
possiamo mangiare”. . . Essi andarono. . . e prepararono la Pasqua. Quando fu
l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato
ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché
vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel Regno di Dio”. .
. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo
è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo
stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la
Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi” ( Lc 22,7-20 ) [Cf
Mt 26,17-29; Mc 14,12-25; 1Cor 11,23-26 ].
1340
Celebrando l'ultima Cena con i suoi Apostoli durante un banchetto pasquale, Gesù
ha dato alla pasqua ebraica il suo significato definitivo. Infatti, la nuova
Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre attraverso la sua Morte e la sua
Risurrezione, è anticipata nella Cena e celebrata nell'Eucaristia, che porta a
compimento la pasqua ebraica e anticipa la pasqua finale della Chiesa nella
gloria del Regno.
“Fate
questo in memoria di me”
1341
Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole “finché egli
venga” ( 1Cor 11,26 ), non chiede soltanto che ci si ricordi di lui e di ciò
che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione liturgica, per mezzo degli
Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo, della sua vita, della
sua Morte, della sua Risurrezione e della sua intercessione presso il Padre.
1342
Fin dagli inizi la Chiesa è stata fedele al comando del Signore. Della Chiesa
di Gerusalemme è detto:
Erano
assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere. . . Ogni giorno tutti insieme
frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con
letizia e semplicità di cuore ( At 2,42; At 2,46 ).
1343
Soprattutto “il primo giorno della settimana”, cioè la domenica, il giorno
della Risurrezione di Gesù, i cristiani si riunivano “per spezzare il pane”
( At 20,7 ). Da quei tempi la celebrazione dell'Eucaristia si è perpetuata fino
ai nostri giorni, così che oggi la ritroviamo ovunque nella Chiesa, con la
stessa struttura fondamentale. Essa rimane il centro della vita della Chiesa.
1344
Così, di celebrazione in celebrazione, annunziando il Mistero pasquale di Gesù
“finché egli venga” ( 1Cor 11,26 ), il Popolo di Dio avanza “camminando
per l'angusta via della croce” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 1] verso il
banchetto celeste, quando tutti gli eletti si siederanno alla mensa del Regno.
IV.
La celebrazione liturgica dell'Eucaristia
La
messa lungo i secoli
1345
Fin dal secondo secolo, abbiamo la testimonianza di san Giustino martire
riguardo alle linee fondamentali dello svolgimento della celebrazione
eucaristica. Esse sono rimaste invariate fino ai nostri giorni in tutte le
grandi famiglie liturgiche. Ecco ciò che egli scrive, verso il 155, per
spiegare all'imperatore pagano Antonino Pio (138-161) ciò che fanno i
cristiani:
[Nel
giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città
o delle campagne.
Si
leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo
consente.
Poi,
quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed
esorta ad imitare questi buoni esempi.
Poi
tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere] sia per noi stessi. .
. sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la verità,
meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e
di conseguire la salvezza eterna.
Finite
le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio.
Poi
al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino
temperato.
Egli
li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e
dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie (in greco: eucharistian) per
essere stati fatti degni da lui di questi doni.
Quando
egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo
presente acclama: “Amen”.
Dopo
che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato,
quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane,
il vino e l'acqua “eucaristizzati” e ne portano agli assenti [San Giustino,
Apologiae, 1, 65 ( il testo tra parentesi è tratto dal c. 67)].
1346
La Liturgia dell'Eucaristia si svolge secondo una struttura fondamentale che,
attraverso i secoli, si è conservata fino a noi. Essa si articola in due grandi
momenti, che formano un'unità originaria:
-
la convocazione, la Liturgia della Parola, con le letture, l'omelia e la
preghiera universale;
-
la Liturgia eucaristica, con la presentazione del pane e del vino, l'azione di
grazie consacratoria e la comunione.
Liturgia
della Parola e Liturgia eucaristica costituiscono insieme “un solo atto di
culto”; [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 56] la mensa preparata
per noi nell'Eucaristia è infatti ad un tempo quella della Parola di Dio e
quella del Corpo del Signore [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 21].
1347
Non si è forse svolta in questo modo la cena pasquale di Gesù risorto con i
suoi discepoli? Lungo il cammino spiegò loro le Scritture, poi, messosi a
tavola con loro, “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro” [Cf Lc 24,13-35 ].
Lo
svolgimento della celebrazione
1348
Tutti si riuniscono. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per l'assemblea
eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il protagonista principale
dell'Eucaristia. E' il grande sacerdote della Nuova Alleanza. E' lui stesso che
presiede in modo invisibile ogni celebrazione eucaristica. Proprio in quanto lo
rappresenta, il vescovo o il presbitero (agendo “in persona Christi capitis”
- nella persona di Cristo Capo) presiede l'assemblea, prende la parola dopo le
letture, riceve le offerte e proclama la preghiera eucaristica. Tutti hanno la
loro parte attiva nella celebrazione, ciascuno a suo modo: i lettori, coloro che
presentano le offerte, coloro che distribuiscono la Comunione, e il popolo
intero che manifesta la propria partecipazione attraverso l'Amen.
1349
La Liturgia della Parola comprende “gli scritti dei profeti”, cioè l'Antico
Testamento, e “le memorie degli apostoli”, ossia le loro lettere e i
Vangeli; all'omelia, che esorta ad accogliere questa Parola “come è
veramente, quale Parola di Dio” ( 1Ts 2,13 ) e a metterla in pratica, seguono
le intercessioni per tutti gli uomini, secondo la parola dell'Apostolo:
“Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche,
preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che
stanno al potere” ( 1Tm 2,1-2 ).
1350
La presentazione delle oblate (l'offertorio): vengono recati poi all'altare,
talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in
nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e
il suo Sangue. E' il gesto stesso di Cristo nell'ultima Cena, “quando prese il
pane e il calice”. “Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa
oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua
creazione” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 4; cf Ml 1,11 ].
La presentazione delle oblate all'altare assume il gesto di Melchisedek e pone i
doni del Creatore nelle mani di Cristo. E' lui che, nel proprio Sacrificio,
porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.
1351
Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con il vino per l'Eucarestia,
presentano i loro doni perché siano condivisi con coloro che si trovano in
necessità. Questa consuetudine della colletta, [Cf 1Cor 16,1 ] sempre attuale,
trae ispirazione dall'esempio di Cristo che si è fatto povero per arricchire
noi: [Cf 2Cor 8,9 ]
I
facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che
vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi
soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche
altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi:
insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno [San Giustino, Apologiae, 1,
67, 6].
1352
L'anafora. Con la preghiera eucaristica, preghiera di rendimento di grazie e di
consacrazione, arriviamo al cuore e al culmine della celebrazione:
nel
prefazio la Chiesa rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito
Santo, per tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la
santificazione. In questo modo l'intera comunità si unisce alla lode incessante
che la Chiesa celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte
Santo;
1353
nell' epiclesi essa prega il Padre di mandare il suo Santo Spirito (o la potenza
della sua benedizione): [ Cf Messale Romano, Canone Romano] sul pane e sul vino,
affinché diventino, per la sua potenza, il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo e
perché coloro che partecipano all'Eucaristia siano un solo corpo e un solo
spirito (alcune tradizioni liturgiche situano l'epiclesi dopo l'anamnesi);
nel
racconto dell'istituzione l'efficacia delle parole e dell'azione di Cristo, e la
potenza dello Spirito Santo, rendono sacramentalmente presenti sotto le specie
del pane e del vino il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto
sulla croce una volta per tutte;
1354
nell' anamnesi che segue, la Chiesa fa memoria della Passione, della
Risurrezione e del ritorno glorioso di Gesù Cristo; essa presenta al Padre
l'offerta di suo Figlio che ci riconcilia con lui;
nelle
intercessioni, la Chiesa manifesta che l'Eucaristia viene celebrata in comunione
con tutta la Chiesa del cielo e della terra, dei vivi e dei defunti, e nella
comunione con i pastori della Chiesa, il Papa, il vescovo della diocesi, il suo
presbiterio e i suoi diaconi, e tutti i vescovi del mondo con le loro Chiese.
1355
Nella Comunione, preceduta dalla preghiera del Signore e dalla frazione del
pane, i fedeli ricevono “il pane del cielo” e “il calice della
salvezza”, il Corpo e il Sangue di Cristo che si è dato “per la vita del
mondo” ( Gv 6,51 ).
Poiché
questo pane e questo vino sono stati “eucaristizzati”, come tradizionalmente
si dice, “questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito
parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è
purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e
vive così come Cristo ha insegnato” [San Giustino, Apologiae, 1, 66, 1-2].
V.
Il sacrificio sacramentale:
azione
di grazie, memoriale, presenza
1356
Se i cristiani celebrano l'Eucaristia fin dalle origini e in una forma che,
sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e
delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando del Signore, dato
la vigilia della sua Passione: “Fate questo in memoria di me” ( 1Cor
11,24-25 ).
1357
A questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo
sacrificio. Facendo questo, offriamo al Padre ciò che egli stesso ci ha dato: i
doni della creazione, il pane e il vino, diventati, per la potenza dello Spirito
Santo e per le parole di Cristo, il Corpo e il Sangue di Cristo: in questo modo
Cristo è reso realmente e misteriosamente presente .
1358
Dobbiamo dunque considerare l'Eucaristia - come azione di grazie e lode al Padre
, - come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo Corpo, - come presenza di
Cristo in virtù della potenza della sua Parola e del suo Spirito .
L'azione
di grazie e la lode al Padre
1359
L'Eucaristia, sacramento della nostra salvezza realizzata da Cristo sulla croce,
è anche un sacrificio di lode in rendimento di grazie per l'opera della
creazione. Nel sacrificio eucaristico, tutta la creazione amata da Dio è
presentata al Padre attraverso la morte e la Risurrezione di Cristo. Per mezzo
di Cristo, la Chiesa può offrire il sacrificio di lode in rendimento di grazie
per tutto ciò che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto nella creazione e
nell'umanità.
1360
L'Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la
quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici,
per tutto ciò che ha operato mediante la creazione, la redenzione e la
santificazione. Eucaristia significa prima di tutto: azione di grazie.
1361
L'Eucaristia è anche il sacrificio della lode, con il quale la Chiesa canta la
gloria di Dio in nome di tutta la creazione. Tale sacrificio di lode è
possibile unicamente attraverso Cristo: egli unisce i fedeli alla sua persona,
alla sua lode e alla sua intercessione, in modo che il sacrificio di lode al
Padre è offerto da Cristo e con lui per essere accettato in lui.
Il
memoriale del sacrificio di Cristo
e
del suo Corpo, la Chiesa
1362
L'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l'attualizzazione e
l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella Liturgia della Chiesa,
che è il suo Corpo. In tutte le preghiere eucaristiche, dopo le parole della
istituzione, troviamo una preghiera chiamata anamnesi o memoriale.
1363
Secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è soltanto il ricordo degli
avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha
compiuto per gli uomini [Cf Es 13,3 ]. La celebrazione liturgica di questi
eventi, li rende in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende
la sua liberazione dall'Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli
avvenimenti dell'Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché
conformino ad essi la propria vita.
1364
Nel Nuovo Testamento il memoriale riceve un significato nuovo. Quando la Chiesa
celebra l'Eucaristia, fa memoria della Pasqua di Cristo, e questa diviene
presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce
rimane sempre attuale: [Cf Eb 7,25-27 ] “Ogni volta che il sacrificio della
croce, "col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato",
viene celebrato sull'altare, si effettua l'opera della nostra redenzione” [Conc.
Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 3].
1365
In quanto memoriale della Pasqua di Cristo, l'Eucaristia è anche un sacrificio.
Il carattere sacrificale dell'Eucaristia si manifesta nelle parole stesse
dell'istituzione: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi” e “Questo
calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi” ( Lc
22,19-20 ). Nell'Eucaristia Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per
noi sulla croce, lo stesso sangue che egli ha “versato per molti, in
remissione dei peccati” ( Mt 26,28 ).
1366
L'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ripresenta (rende presente) il
sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il
frutto:
[Cristo]
Dio e Signore nostro, anche se si sarebbe immolato a Dio Padre una sola volta
morendo sull'altare della croce per compiere una redenzione eterna, poiché,
tuttavia, il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte ( Eb 7,24; 1366
Eb 7,27 ), nell'ultima Cena, la notte in cui fu tradito ( 1Cor 11,23 ), [volle]
lasciare alla Chiesa, sua amata Sposa, un sacrificio visibile (come esige
l'umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto
una volta per tutte sulla croce, prolungandone la memoria fino alla fine del
mondo ( 1Cor 11,23 ), e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione
dei nostri peccati quotidiani [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1740].
1367
Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'Eucaristia sono un unico
sacrificio: “Si tratta infatti di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù
la offre ora per il ministero dei sacerdoti, egli che un giorno offrì se stesso
sulla croce: diverso è solo il modo di offrirsi”. “E poichè in questo
divino sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo
incruento lo stesso Cristo, che "si offrì una sola volta in modo
cruento" sull'altare della croce questo sacrificio è veramente
propiziatorio” [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1740].
1368
L'Eucaristia è anche il sacrificio della Chiesa. La Chiesa, che è il Corpo di
Cristo, partecipa all'offerta del suo Capo. Con lui, essa stessa viene offerta
tutta intera. Essa si unisce alla sua intercessione presso il Padre a favore di
tutti gli uomini. Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo diviene pure il
sacrificio delle membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro
sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e
alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo. Il
sacrificio di Cristo riattualizzato sull'altare offre a tutte le generazioni di
cristiani la possibilità di essere uniti alla sua offerta.
Nelle
catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera, con le
braccia spalancate, in atteggiamento di orante. Come Cristo ha steso le braccia
sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e intercede
per tutti gli uomini.
1369
Tutta la Chiesa è unita all'offerta e all'intercessione di Cristo. Investito
del ministero di Pietro nella Chiesa, il Papa è unito a ogni celebrazione
dell'Eucaristia nella quale viene nominato come segno e servo dell'unità della
Chiesa universale. Il vescovo del luogo è sempre responsabile dell'Eucaristia,
anche quando viene presieduta da un presbitero; in essa è pronunziato il suo
nome per significare che egli presiede la Chiesa particolare, in mezzo al suo
presbiterio e con l'assistenza dei diaconi . La comunità a sua volta intercede
per tutti i ministri che, per lei e con lei, offrono il sacrificio eucaristico.
Si
ritenga valida solo quell'Eucaristia che viene celebrata dal vescovo, o da chi
è stato da lui autorizzato [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos,
8, 1].
E'
attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli
viene reso perfetto perché viene unito al sacrificio di Cristo, unico
Mediatore; questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e in nome di
tutta la Chiesa, viene offerto nell'Eucaristia in modo incruento e sacramentale,
fino al giorno della venuta del Signore [Conc. Ecum.
Vat. II, Presbyterorum ordinis, 2].
1370
All'offerta di Cristo si uniscono non soltanto i membri che sono ancora sulla
terra, ma anche quelli che si trovano già nella gloria del cielo. La Chiesa
offre infatti il sacrificio eucaristico in comunione con la Santissima Vergine
Maria, facendo memoria di lei, come pure di tutti i santi e di tutte le sante.
Nell'Eucaristia la Chiesa, con Maria, è come ai piedi della croce, unita
all'offerta e all'intercessione di Cristo.
1371
Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti “che sono
morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati”, [Concilio di Trento:
Denz. -Schönm., 1743] affinché possano entrare nella luce e nella pace di
Cristo:
Seppellite
questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego:
ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore [Santa Monica,
prima di morire, a Sant'Agostino e a suo fratello, cf Sant'Agostino, Con-
fessiones, 9, 11, 27].
Poi
[nell'anafora] preghiamo anche per i santi padri e vescovi e in generale per
tutti quelli che si sono addormentati prima di noi, convinti che questo sia un
grande vantaggio per le anime, per le quali viene offerta la supplica, mentre
qui è presente la vittima santa e tremenda. . . Presentando a Dio le preghiere
per i defunti, anche se peccatori, . . . presentiamo il Cristo immolato per i
nostri peccati, cercando di rendere clemente per loro e per noi il Dio amico
degli uomini [San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mistagogicae, 5, 9. 10:
PG 33, 1116B-1117A].
1372
Sant'Agostino ha mirabilmente riassunto questa dottrina che ci sollecita ad una
partecipazione sempre più piena al sacrificio del nostro Redentore che
celebriamo nell'Eucaristia:
Tutta
quanta la città redenta, cioè l'assemblea e la società dei santi, offre un
sacrificio universale a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote che nella passione
ha offerto anche se stesso per noi, assumendo la forma di servo, e costituendoci
come corpo di un Capo tanto importante. . . Questo è il sacrificio dei
cristiani: “Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo” ( Rm 12,5 ); e
la Chiesa lo rinnova continuamente nel sacramento dell'altare, noto ai fedeli,
dove si vede che in ciò che offre, offre anche se stessa [Sant'Agostino, De
civitate Dei, 10, 6].
La
presenza di Cristo operata dalla potenza della sua Parola e dello Spirito Santo
1373
“Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio
e intercede per noi” ( Rm 8,34 ), è presente in molti modi alla sua Chiesa: [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48] nella sua Parola, nella preghiera della
Chiesa, “là dove sono due o tre riuniti” nel suo “nome” ( Mt 18,20 ),
nei poveri, nei malati, nei prigionieri, [Cf Mt 25,31-46 ] nei sacramenti di cui
egli è l'autore, nel sacrificio della messa e nella persona del ministro. Ma
“ soprattutto (presente) sotto le specie eucaristiche ” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 7].
1374
Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso
pone l'Eucaristia al di sopra di tutti i sacramenti e ne fa “quasi il
coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i
sacramenti” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 73, 3]. Nel
Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è “contenuto veramente, realmente,
sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima
e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero ” [Concilio di Trento: Denz.
-Schönm., 1651]. “Tale presenza si dice" reale" non per esclusione,
quasi che le altre non siano "reali", ma per antonomasia, perché è
sostanziale, e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente”
[Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
1375
E' per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue che
Cristo diviene presente in questo sacramento. I Padri della Chiesa hanno sempre
espresso con fermezza la fede della Chiesa nell'efficacia della Parola di Cristo
e dell'azione dello Spirito Santo per operare questa conversione. San Giovanni
Crisostomo, ad esempio, afferma:
Non
è l'uomo che fa diventare le cose offerte Corpo e Sangue di Cristo, ma è
Cristo stesso, che è stato crocifisso per noi. Il sacerdote, figura di Cristo,
pronunzia quelle parole, ma la loro virtù e la grazia sono di Dio. Questo è il
mio Corpo, dice. Questa Parola trasforma le cose offerte [San Giovanni
Crisostomo, De proditione Judae, 1, 6: PG 49, 380C].
E
sant'Ambrogio, parlando della conversione eucaristica dice:
Non
si tratta dell'elemento formato da natura, ma della sostanza prodotta dalla
formula della consacrazione, ed è maggiore l'efficacia della consacrazione di
quella della natura, perché, per l'effetto della consacrazione, la stessa
natura viene trasformata... La Parola di Cristo, che potè creare dal nulla ciò
che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste?
Non è minore impresa dare una nuova natura alle cose che trasformarla
[Sant'Ambrogio, De mysteriis, 9, 50. 52: PL 16, 405-406].
1376
Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: “Poiché il
Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane
era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e
questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo, che con la consacrazione del
pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella
sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino
nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e
appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione ”
[Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1642].
1377
La presenza eucaristica di Cristo ha inizio al momento della consacrazione e
continua finché sussistono le specie eucaristiche. Cristo è tutto e integro
presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del
pane non divide Cristo [Cf ibid., 1641].
1378
Il culto dell'Eucaristia. Nella Liturgia della Messa esprimiamo la nostra fede
nella presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino, tra l'altro
con la genuflessione, o con un profondo inchino in segno di adorazione verso il
Signore. “La Chiesa cattolica professa questo culto latreutico al sacramento
eucaristico non solo durante la Messa, ma anche fuori della sua celebrazione,
conservando con la massima diligenza le ostie consacrate, presentandole alla
solenne venerazione dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio
della folla cristiana” [Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
1379
La santa riserva (tabernacolo) era inizialmente destinata a custodire in modo
degno l'Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e agli assenti,
al di fuori della Messa. Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo
nell'Eucaristia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell'adorazione
silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche. Perciò il
tabernacolo deve essere situato in un luogo particolarmente degno della chiesa,
e deve essere costruito in modo da evidenziare e manifestare la verità della
presenza reale di Cristo nel santo sacramento.
1380
E' oltremodo conveniente che Cristo abbia voluto rimanere presente alla sua
Chiesa in questa forma davvero unica. Poiché stava per lasciare i suoi sotto il
suo aspetto visibile, ha voluto donarci la sua presenza sacramentale; poiché
stava per offrirsi sulla croce per la nostra salvezza, ha voluto che noi
avessimo il memoriale dell'amore con il quale ci ha amati “sino alla fine” (
Gv 13,1 ), fino al dono della propria vita. Nella sua presenza eucaristica,
infatti, egli rimane misteriosamente in mezzo a noi come colui che ci ha amati e
che ha dato se stesso per noi, [Cf Gal 2,20 ] e vi rimane sotto i segni che
esprimono e comunicano questo amore:
La
Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta
in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare ad
incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a
riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra
adorazione [Giovanni Paolo II, Lett. Dominicae cenae, 3].
1381
“Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di
Cristo "non si può apprendere coi sensi, dice san Tommaso, ma con la sola
fede, la quale si appoggia all'autorità di Dio". Per questo, commentando
il passo di san Luca 22, 19: "Questo è il mio Corpo che viene dato per
voi", san Cirillo dice: Non mettere in dubbio se questo sia vero, ma
piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché essendo egli la
verità, non mentisce” [Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei, che cita San
Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 75, 1; cf San Cirillo d'Alessandria,
Commentarius in Lucam, 22, 19: PG 72, 921B].
Adoro
te devote, latens Deitas. . .
Ti
adoro con devozione, o Dio che ti nascondi,
che
sotto queste figure veramente ti celi:
a
te il mio cuore si sottomette interamente,
poiché,
nel contemplarti, viene meno.
La
vista, il tatto e il gusto si ingannano a tuo riguardo,
soltanto
alla parola si crede con sicurezza:
Credo
tutto ciò che disse il Figlio di Dio:
nulla
è più vero della sua parola di Verità.
VI.
Il banchetto pasquale
1382
La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale
si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al
Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è
totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la
Comunione. Comunicarsi, è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi.
1383
L' altare, attorno al quale la Chiesa è riunita nella celebrazione
dell'Eucaristia, rappresenta i due aspetti di uno stesso mistero: l'altare del
sacrificio e la mensa del Signore, e questo tanto più in quanto l'altare
cristiano è il simbolo di Cristo stesso, presente in mezzo all'assemblea dei
suoi fedeli sia come la vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come
alimento celeste che si dona a noi. “Che cosa è l'altare di Cristo se non
l'immagine del Corpo di Cristo?” - dice sant'Ambrogio, [Sant'Ambrogio, De
sacramentis, 5, 7: PL 16, 447C] e altrove: “L'altare è l'immagine del Corpo
[di Cristo], e il Corpo di Cristo sta sull'altare” [Sant'Ambrogio, De
sacramentis, 5, 7: PL 16, 447C]. La Liturgia esprime in molte preghiere questa
unità del sacrificio e della Comunione. La Chiesa di Roma, ad esempio, prega
così nella sua anafora:
Ti
supplichiamo, Dio onnipotente: fa' che questa offerta, per le mani del tuo
angelo santo, sia portata sull'altare del cielo davanti alla tua maestà divina,
perché su tutti noi che partecipiamo di questo altare, comunicando al santo
mistero del Corpo e del Sangue del tuo Figlio, scenda la pienezza di ogni grazia
e benedizione del cielo [Messale romano, Canone Romano: “Supplices te rogamus”].
“Prendete
e mangiatene tutti”: la Comunione
1384
Il Signore ci rivolge un invito pressante a riceverlo nel sacramento
dell'Eucaristia: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la Carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo Sangue, non avrete in voi la vita” ( Gv
6,53 ).
1385
Per rispondere a questo invito dobbiamo prepararci a questo momento così grande
e così santo. San Paolo esorta a un esame di coscienza: “Chiunque in modo
indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del
Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo
pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il
Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” ( 1Cor 11,27-29 ). Chi
è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento
della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione.
1386
Davanti alla grandezza di questo sacramento, il fedele non può che fare sua con
umiltà e fede ardente la supplica del centurione: [Cf Mt 8,8 ] “Domine, non
sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanabitur anima
mea” - “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di'
soltanto una parola e io sarò salvato” [Messale Romano, Riti di comunione].
Nella “Divina Liturgia” di san Giovanni Crisostomo i fedeli pregano con lo
stesso spirito:
O
Figlio di Dio, fammi oggi partecipe del tuo mistico convito. Non svelerò il
Mistero ai tuoi nemici, e neppure ti darò il bacio di Giuda. Ma, come il
ladrone, io ti dico: Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo regno
[Liturgia di San Giovanni Crisostomo, Preparazione alla comunione].
1387
Per prepararsi in modo conveniente a ricevere questo sacramento, i fedeli
osserveranno il digiuno prescritto nella loro Chiesa [Cf Codice di Diritto
Canonico, 919]. L'atteggiamento del corpo (gesti, abiti) esprimerà il rispetto,
la solennità, la gioia di questo momento in cui Cristo diventa nostro ospite.
1388
E' conforme al significato stesso dell'Eucaristia che i fedeli, se hanno le
disposizioni richieste, si comunichino quando
partecipano alla Messa: [Cf Codice di Diritto Canonico, 917. I fedeli nel
medesimo giorno possono ricevere la S.S. Eucaristia solo una seconda volta (cf
Pontificia Commissio Codici Iuris Canonici Authentice Interpretando, Responsa ad
proposita dubia, 1: AAS 76 (1984), p. 746]
“Si raccomanda molto quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la
quale i fedeli, dopo la Comunione del sacerdote, ricevono il Corpo del Signore
dal medesimo Sacrificio” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 55].
1389
La Chiesa fa obbligo ai fedeli di partecipare alla divina Liturgia la domenica e
le feste [Conc. Ecum. Vat. II, Orientalium ecclesiarum, 15] e di ricevere almeno
una volta all'anno l'Eucaristia, possibilmente nel tempo pasquale, [Cf Codice di
Diritto Canonico, 920] preparati dal sacramento della Riconciliazione. La Chiesa
tuttavia raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Eucaristia la
domenica e i giorni festivi, o ancora più spesso, anche tutti i giorni.
1390
In virtù della presenza sacramentale di Cristo sotto ciascuna specie, la
comunione con la sola specie del pane permette di ricevere tutto il frutto di
grazia dell'Eucaristia. Per motivi pastorali questo modo di fare la Comunione si
è legittimamente stabilito come il più abituale nel rito latino. Tuttavia
“la santa Comunione esprime con maggior pienezza la sua forma di segno, se
viene fatta sotto le due specie. In essa risulta infatti più evidente il segno
del banchetto eucaristico” [Principi e norme per l'uso del Messale Romano,
240]. Questa è la forma abituale di comunicarsi nei riti orientali.
1390
In virtù della presenza sacramentale di Cristo sotto ciascuna specie, la
comunione con la sola specie del pane permette di ricevere tutto il frutto di
grazia dell'Eucaristia. Per motivi pastorali questo modo di fare la Comunione si
è legittimamente stabilito come il più abituale nel rito latino. Tuttavia
“la santa Comunione esprime con maggior pienezza la sua forma di segno, se
viene fatta sotto le due specie. In essa risulta infatti più evidente il segno
del banchetto eucaristico” [Principi e norme per l'uso del Messale Romano,
240]. Questa è la forma abituale di comunicarsi nei riti orientali.
I
frutti della Comunione
1391
La Comunione accresce la nostra unione a Cristo. Ricevere l'Eucaristia nella
Comunione reca come frutto principale l'unione intima con Cristo Gesù. Il
Signore infatti dice: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in
me e io in lui” ( Gv 6,56 ). La vita in Cristo ha il suo fondamento nel
banchetto eucaristico: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo
per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” ( Gv 6,57 ).
Quando,
nelle feste del Signore, i fedeli ricevono il Corpo del Figlio, essi annunziano
gli uni agli altri la Buona Notizia che è donata la caparra della vita, come
quando l'angelo disse a Maria di Magdala: “Cristo è risorto!”. Ecco infatti
che già ora la vita e la risurrezione sono elargite a colui che riceve Cristo [Fanqith,
Ufficio siro-antiocheno, vol. I, Comune, 237a-b].
1392
Ciò che l'alimento materiale produce nella nostra vita fisica, la Comunione lo
realizza in modo mirabile nella nostra vita spirituale. La Comunione alla Carne
del Cristo risorto, “vivificata dallo Spirito Santo e vivificante”, [Conc.
Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 5] conserva, accresce e rinnova la vita di
grazia ricevuta nel Battesimo. La crescita della vita cristiana richiede di
essere alimentata dalla Comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio,
fino al momento della morte, quando ci sarà dato come viatico.
1393
La Comunione ci separa dal peccato. Il Corpo di Cristo che riceviamo nella
Comunione è “dato per noi”, e il Sangue che beviamo, è “sparso per molti
in remissione dei peccati”. Perciò l'Eucaristia non può unirci a Cristo
senza purificarci, nello stesso tempo, dai peccati commessi e preservarci da
quelli futuri:
“Ogni
volta che lo riceviamo, annunciamo la morte del Signore” [Cf 1Cor 11,26 ]. Se
annunciamo la morte, annunziamo la remissione dei peccati. Se, ogni volta che il
suo Sangue viene sparso, viene sparso per la remissione dei peccati, devo
riceverlo sempre, perché sempre mi rimetta i peccati. Io che pecco sempre, devo
sempre disporre della medicina [Sant'Ambrogio, De sacramentis, 4, 28: PL 16,
446A].
1394
Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l'Eucaristia
fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende ad indebolirsi; la
carità così vivificata cancella i peccati veniali [Cf Concilio di Trento: Denz.
-Schönm., 1638]. Donandosi a noi, Cristo ravviva il nostro amore e ci rende
capaci di troncare gli attaccamenti disordinati alle creature e di radicarci in
lui:
Cristo
è morto per noi per amore. Perciò quando facciamo memoria della sua morte,
durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo quale dono di
amore. La nostra preghiera chiede quello stesso amore per cui Cristo si è
degnato di essere crocifisso per noi. Anche noi, mediante la grazia dello
Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al mondo e il mondo a noi. . . Avendo
ricevuto il dono dell'amore, moriamo al peccato e viviamo per Dio [San Fulgenzio
di Ruspe, Contra gesta Fabiani, 28, 16-19: CCL 19A, 813-814, cf Liturgia delle
Ore, IV, Ufficio delle letture del lunedì della ventottesima settimana].
1395
Proprio per la carità che accende in noi, l'Eucaristia ci preserva in fu turo
dai peccati mortali. Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progrediamo
nella sua amicizia, tanto più ci è difficile separarci da lui con il peccato
mortale. L'Eucaristia non è ordinata al perdono dei peccati mortali. Questo è
proprio del sacramento della Riconciliazione. Il proprio dell'Eucaristia è
invece di essere il sacramento di coloro che sono nella piena comunione della
Chiesa.
1396
L'unità del Corpo mistico: l'Eucaristia fa la Chiesa. Coloro che ricevono
l'Eucaristia sono uniti più strettamente a Cristo. Per ciò stesso, Cristo li
unisce a tutti i fedeli in un solo corpo: la Chiesa. La Comunione rinnova,
fortifica, approfondisce questa incorporazione alla Chiesa già realizzata
mediante il Battesimo. Nel Battesimo siamo stati chiamati a formare un solo
corpo [Cf 1Cor 12,13 ]. L'Eucaristia realizza questa chiamata: “Il calice
della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il Sangue di
Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il Corpo di
Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo:
tutti infatti partecipiamo dell'unico pane” ( 1Cor 10,16-17 ):
Se
voi siete il Corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il
vostro mistero, ricevete il vostro mistero. A ciò che siete rispondete: Amen, e
rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: “Il Corpo di Cristo” e tu
rispondi: “Amen”. Sii membro del Corpo di Cristo, perché sia veritiero il
tuo Amen [Sant'Agostino, Sermones, 272: PL 38, 1247].
1397
L'Eucaristia impegna nei confronti dei poveri. Per ricevere nella verità il
Corpo e il Sangue di Cristo offerti per noi, dobbiamo riconoscere Cristo nei più
poveri, suoi fratelli: [Cf Mt 25,40 ]
Tu
hai bevuto il Sangue del Signore e non riconosci tuo fratello. Tu disonori
questa stessa mensa, non giudicando degno di condividere il tuo cibo colui che
è stato ritenuto degno di partecipare a questa mensa. Dio ti ha liberato da
tutti i tuoi peccati e ti ha invitato a questo banchetto. E tu, nemmeno per
questo, sei divenuto più misericordioso [San Giovanni Crisostomo, Homiliae in
primam ad Corinthios, 27, 4: PG 61, 229-230].
1398
L'Eucaristia e l'unità dei cristiani. Davanti alla sublimità di questo
sacramento, sant'Agostino esclama: “O sacramentum pietatis! O signum unitatis!
O vinculum caritatis! - O sacramento di pietà! O segno di unità! O vincolo di
carità!” [Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 26, 6, 13; cf Conc.
Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 47]. Quanto più dolorosamente si fanno
sentire le divisioni della Chiesa che impediscono la comune partecipazione alla
mensa del Signore, tanto più pressanti sono le preghiere al Signore perché
ritornino i giorni della piena unità di tutti coloro che credono in lui.
1399
Le Chiese orientali che non sono nella piena comunione con la Chiesa cattolica
celebrano l'Eucaristia con grande amore. “Quelle Chiese, quantunque separate,
hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il
Sacerdozio e l'Eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora unite a noi da
strettissimi vincoli” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 15].
“Una certa comunicazione in sacris nelle cose sacre”, quindi
nell'Eucaristia, “presentandosi opportune circostanze e con l'approvazione
dell'autorità ecclesiastica, non solo è possibile, ma anche consigliabile” [Conc.
Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 15].
1400
Le comunità ecclesiali sorte dalla Riforma, separate dalla Chiesa cattolica,
“specialmente per la mancanza del sacramento dell'Ordine, non hanno conservata
la genuina ed integra sostanza del Mistero eucaristico” [Conc. Ecum. Vat. II,
Unitatis redintegratio, 22]. Per questo motivo, non è possibile, per la Chiesa
cattolica, l'intercomunione eucaristica con queste comunità. Tuttavia, queste
comunità ecclesiali “mentre nella santa Cena fanno memoria della morte e
della Risurrezione del Signore, professano che nella Comunione di Cristo è
significata la vita e aspettano la sua venuta gloriosa” [Conc. Ecum. Vat. II,
Unitatis redintegratio, 22].
1401
In presenza di una grave necessità, a giudizio dell'Ordinario, i ministri
cattolici possono amministrare i sacramenti (Eucaristia, Penitenza, Unzione
degli infermi) agli altri cristiani che non sono in piena comunione con la
Chiesa cattolica, purché li chiedano spontaneamente: è necessario in questi
casi che essi manifestino la fede cat tolica a riguardo di questi sacramenti e
che si trovino nelle disposizioni richieste [Cf Codice di Diritto Canonico, 844,
4].
VII.
L'Eucaristia - “Pegno della gloria futura”
1402
In una antica preghiera, la Chiesa acclama il mistero dell'Eucaristia: “O
sacrum convivium in quo Christus sumitur. Recolitur memoria passionis eius; mens
impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur - O sacro convito nel
quale ci nutriamo di Cristo, si fa memoria della sua passione; l'anima è
ricolmata di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura”. Se
l'Eucaristia è il memoriale della Pasqua del Signore, se mediante la nostra
Comunione all'altare veniamo ricolmati “di ogni grazia e benedizione del
cielo”, [Messale Romano, Canone Romano: “Supplices te rogamus”]
l'Eucaristia è pure anticipazione della gloria del cielo.
1403
Nell'ultima Cena il Signore stesso ha fatto volgere lo sguardo dei suoi
discepoli verso il compimento della Pasqua nel Regno di Dio: “Io vi dico che
da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò
nuovo con voi nel Regno del Padre mio” ( Mt 26,29 ) [Cf Lc 22,18; 1403 Mc
14,25 ]. Ogni volta che la Chiesa celebra l'Eucaristia, ricorda questa promessa
e il suo sguardo si volge verso “Colui che viene” [Cf Ap 1,4 ]. Nella
preghiera, essa invoca la sua venuta: “Marana tha” ( 1Cor 16,22 ), “Vieni,
Signore Gesù” ( Ap 22,20 ), “Venga la tua grazia e passi questo mondo!” [Didaché,
10, 6].
1404
La Chiesa sa che, fin d'ora, il Signore viene nella sua Eucaristia, e che egli
è lì, in mezzo a noi. Tuttavia questa presenza è nascosta. E' per questo che
celebriamo l'Eucaristia “expectantes beatam spem et adventum Salvatoris nostri
Jesu Christi - nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro
Salvatore Gesù Cristo”, [Embolismo dopo il Padre nostro; cf Tt 2,13 ]
chiedendo “di ritrovarci insieme a godere della tua gloria quando, asciugata
ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e
canteremo per sempre la tua lode, in Cristo, nostro Signore” [Messale Romano,
Preghiera eucaristica III: preghiera per i defunti].
1405
Di questa grande speranza, quella dei “nuovi cieli” e della “terra nuova
nei quali abiterà la giustizia” ( 2Pt 3,13 ), non abbiamo pegno più sicuro,
né segno più esplicito dell'Eucaristia. Ogni volta infatti che viene celebrato
questo mistero, “si effettua l'opera della nostra redenzione” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 3] e noi spezziamo “l'unico pane che è farmaco
d'immortalità, antidoto contro la morte, alimento dell'eterna vita in Gesù
Cristo” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2].
1406
Gesù dice: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo
pane vivrà in eterno... Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita
eterna. . . dimora in me e io in lui” ( Gv 6,51; 1406 Gv 6,54; Gv 6,56 ).
1407
L'Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa
Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode
e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce;
mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo Corpo,
che è la Chiesa.
1408
La celebrazione eucaristica comporta sempre: la proclamazione della Parola di
Dio, l'azione di grazie a Dio Padre per tutti i suoi benefici, soprattutto per
il dono del suo Figlio, la consacrazione del pane e del vino e la partecipazione
al banchetto liturgico mediante la recezione del Corpo e del Sangue del Signore.
Questi elementi costituiscono un solo e medesimo atto di culto.
1409
L'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, cioè dell'opera della
salvezza compiuta per mezzo della vita, della morte e della Risurrezione di
Cristo, opera che viene resa presente dall'azione liturgica.
1410
E' Cristo stesso, sommo ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza, che, agendo
attraverso il ministero dei sacerdoti, offre il sacrificio eucaristico. Ed è
ancora lo stesso Cristo, realmente presente sotto le specie del pane e del vino,
l'offerta del sacrificio eucaristico.
1411
Soltanto i sacerdoti validamente ordinati possono presiedere l'Eucaristia e
consacrare il pane e il vino perché diventino il Corpo e il Sangue del Signore.
1412
I segni essenziali del sacramento eucaristico sono il pane di grano e il vino
della vite, sui quali viene invocata la benedizione dello Spirito Santo e il
sacerdote pronunzia le parole della consacrazione dette da Gesù durante
l'ultima Cena: “Questo è il mio Corpo dato per voi. . . Questo è il calice
del mio Sangue. . . ”.
1413
Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel
Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino,
Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e
sostanziale, il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua anima e la sua divinità [Cf
Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1640; 1651].
1414
In quanto sacrificio, l'Eucaristia viene anche offerta in riparazione dei
peccati dei vivi e dei defunti, e al fine di ottenere da Dio benefici spirituali
o temporali.
1415
Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in stato di
grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente, non deve accostarsi
all'Eucaristia senza prima aver ricevuto l'assoluzione nel sacramento della
Penitenza.
1416
La santa Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo accresce in colui che si
comunica l'unione con il Signore, gli rimette i peccati veniali e lo preserva
dai peccati gravi. Poiché vengono rafforzati i vincoli di carità tra colui che
si comunica e Cristo, ricevere questo sacramento rafforza l'unità della Chiesa,
Corpo mistico di Cristo.
1417
La Chiesa raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Comunione quando
partecipano alla celebrazione dell'Eucaristia; ne fa loro obbligo almeno una
volta all'anno.
1418
Poiché Cristo stesso è presente nel Sacramento dell'altare, bisogna onorarlo
con un culto di adorazione. La visita al Santissimo Sacramento “è prova di
gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore” [Paolo
VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
1419
Poiché Cristo è passato da questo mondo al Padre, nell'Eucaristia ci dona il
pegno della gloria futura presso di lui: la partecipazione al Santo Sacrificio
ci identifica con il suo Cuore, sostiene le nostre forze lungo il pellegrinaggio
di questa vita, ci fa desiderare la vita eterna e già ci unisce alla Chiesa del
Cielo, alla Santa Vergine Maria e a tutti i Santi.