IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Parte prima - sezione Seconda

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PARTE PRIMA - LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE SECONDA -  LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA

CAPITOLO TERZO -  CREDO NELLO SPIRITO SANTO

 

683 “Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo” (1Cor 12,3). “Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4,6). Questa conoscenza di fede è possibile solo nello Spirito Santo. Per essere in contatto con Cristo, bisogna dapprima essere stati toccati dallo Spirito Santo. E' lui che ci precede e suscita in noi la fede. In forza del nostro Battesimo, primo sacramento della fede, la Vita, che ha la sua sorgente nel Padre e ci è offerta nel Figlio, ci viene comunicata intimamente e personalmente dallo Spirito Santo nella Chiesa:

 

 

 Il Battesimo ci accorda la grazia della nuova nascita in Dio Padre per mezzo del Figlio suo nello Spirito Santo. Infatti coloro che hanno lo Spirito di Dio sono condotti al Verbo, ossia al Figlio; ma il Figlio li presenta al Padre, e il Padre procura loro l'incorruttibilità. Dunque, senza lo Spirito, non è possibile vedere il Figlio di Dio, e, senza il Figlio, nessuno può avvicinarsi al Padre, perché la conoscenza del Padre è il Figlio, e la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo [Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio apostolica, 7].

 

 684 Lo Spirito Santo con la sua grazia è il primo nel destare la nostra fede e nel suscitare la vita nuova che consiste nel conoscere il Padre e colui che ha mandato, Gesù Cristo [Cf Gv 17,3]. Tuttavia è l'ultimo nella rivelazione delle Persone della Santa Trinità. San Gregorio Nazianzeno, “il Teologo”, spiega questa progressione con la pedagogia della “condiscendenza” divina:

 

 L'Antico Testamento proclamava chiaramente il Padre, più oscuramente il Figlio. Il Nuovo ha manifestato il Figlio, ha fatto intravvedere la divinità dello Spirito. Ora lo Spirito ha diritto di cittadinanza in mezzo a noi e ci accorda una visione più chiara di se stesso. Infatti non era prudente, quando non si professava ancora la divinità del Padre, proclamare apertamente il Figlio e, quando non era ancora ammessa la divinità del Figlio, aggiungere lo Spirito Santo come un fardello supplementare, per usare un'espressione un po' ardita. . . Solo attraverso un cammino di avanzamento e di progressso “di gloria in gloria”, la luce della Trinità sfolgorerà in più brillante trasparenza [San Gregorio Nazianzeno, Orationes theologicae, 5, 26: PG 36, 161C].

 

 685 Credere nello Spirito Santo significa dunque professare che lo Spirito Santo è una delle Persone della Santa Trinità, consustanziale al Padre e al Figlio, “con il Padre e il Figlio adorato e glorificato” (Simbolo di Nicea-Costantinopoli). Per questo motivo si è trattato del mistero divino dello Spirito Santo nella “teologia” trinitaria. Qui, dunque, si considererà lo Spirito Santo solo nell' “Economia” divina.

 

 

 686 Lo Spirito Santo è all'opera con il Padre e il Figlio dall'inizio al compimento del disegno della nostra salvezza. Tuttavia è solo negli “ultimi tempi”, inaugurati con l'Incarnazione redentrice del Figlio, che egli viene rivelato e donato, riconosciuto e accolto come Persona. Allora questo disegno divino, compiuto in Cristo, “Primogenito” e Capo della nuova creazione, potrà realizzarsi nell'umanità con l'effusione dello Spirito: la Chiesa, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.

 

 

 Articolo 8

 “CREDO NELLO SPIRITO SANTO”

 

 687 “I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio” (1Cor 2,11). Ora, il suo Spirito, che lo rivela, ci fa conoscere Cristo, suo Verbo, sua Parola vivente, ma non dice se stesso. Colui che “ha parlato per mezzo dei profeti” ci fa udire la Parola del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Non lo conosciamo che nel movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede. Lo Spirito di Verità che ci svela Cristo non parla da sé [Cf Gv 16,13]. Un tale annientamento, propriamente divino, spiega il motivo per cui “il mondo non può ricevere” lo Spirito, “perché non lo vede e non lo conosce”, mentre coloro che credono in Cristo lo conoscono perché “dimora” presso di loro [Cf Gv 14,17].

 

 688 La Chiesa, comunione vivente nella fede degli Apostoli che essa trasmette, è il luogo della nostra conoscenza dello Spirito Santo:

 - nelle Scritture, che egli ha ispirato;

 - nella Tradizione di cui i Padri della Chiesa sono sono i testimoni sempre attuali;

 

 - nel Magistero della Chiesa che egli assiste;

 - nella Liturgia sacramentale, attraverso le sue parole e i suoi simboli, in cui lo Spirito Santo ci mette in comunione con Cristo;

 - nella preghiera, nella quale intercede per noi;

 - nei carismi e nei ministeri che edificano la Chiesa;

 - nei segni di vita apostolica e missionaria;

 - nella testimonianza dei santi, in cui egli manifesta la sua santità e continua l'opera della salvezza.

 

 

I. La missione congiunta del Figlio e dello Spirito

 

 689 Colui che il Padre “ha mandato nei nostri cuori, lo Spirito del suo Figlio” (Gal 4,6) è realmente Dio. Consustanziale al Padre e al Figlio, ne è inseparabile, tanto nella vita intima della Trinità quanto nel suo dono d'amore per il mondo. Ma adorando la Trinità Santa, vivificante, consustanziale e indivisibile, la fede della Chiesa professa anche la distinzione delle Persone. Quando il Padre invia il suo Verbo, invia sempre il suo Soffio: missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili. Certo, è Cristo che appare, egli, l'Immagine visibile del Dio invisibile, ma è lo Spirito Santo che lo rivela.

 

 

 690 Gesù è Cristo, “unto”, perché lo Spirito ne è l'Unzione e tutto ciò che avviene a partire dall'Incarnazione sgorga da questa pienezza [Cf Gv 3,34]. Infine, quando Cristo è glorificato, [Cf Gv 7,39] può, a sua volta, dal Padre, inviare lo Spirito a coloro che credono in lui: comunica loro la sua Gloria, [Cf Gv 17,22] cioè lo Spirito Santo che lo glorifica [Cf Gv 16,14]. La missione congiunta si dispiegherà da allora in poi nei figli adottati dal Padre nel Corpo del suo Figlio: la missione dello Spirito di adozione sarà di unirli a Cristo e di farli vivere in lui:

 

 La nozione di unzione suggerisce. . . che non c'è alcuna distanza tra il Figlio e lo Spirito. Infatti, come tra la superficie del corpo e l'unzione dell'olio né la ragione né la sensazione conoscono intermediari, così è immediato il contatto del Figlio con lo Spirito; di conseguenza colui che sta per entrare in contatto con il Figlio mediante la fede, deve necessariamente dapprima entrare in contatto con l'olio. Nessuna parte infatti è priva dello Spirito Santo. Ecco perché la confessione della Signoria del Figlio avviene nello Spirito Santo per coloro che la ricevono, dato che lo Spirito Santo viene da ogni parte incontro a coloro che si approssimano per la fede [San Gregorio di Nissa, De Spiritu Sancto, 3, 1: PG 45, 1321A-B].

 

 

II. Il nome, gli appellativi e i simboli

 dello Spirito Santo

 

Il nome, proprio dello Spirito Santo

 

 691 “Spirito Santo”, tale è il nome proprio di colui che noi adoriamo e glorifichiamo con il Padre e il Figlio. La Chiesa lo ha ricevuto dal Signore e lo professa nel Battesimo dei suoi nuovi figli [Cf Mt 28,19].

 Il termine “Spirito” traduce il termine ebraico “Ruah”, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento. Gesù utilizza proprio l'immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona [Cf Gv 3,5-8]. D'altra parte, Spirito e Santo sono attributi divini comuni alle Tre Persone divine. Ma, congiungendo i due termini, la Scrittura, la Liturgia e il linguaggio teologico designano la Persona ineffabile dello Spirito Santo, senza possibilità di equivoci con gli altri usi dei termini “spirito” e “santo”.

 

 

Gli appellativi dello Spirito Santo

 

 692 Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama “Paraclito”, letteralmente: “Colui che è chiamato vicino”, “ad-vocatus” (Gv 14,16; 692 Gv 14,26; Gv 15,26; Gv 16,7). “Paraclito” viene abitualmente tradotto “Consolatore”, essendo Gesù il primo consolatore [Cf 1Gv 2,1]. Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo “Spirito di verità” (Gv 16,13).

 

 693 Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: lo Spirito della promessa, [Cf Gal 3,14; Ef 1,13] lo Spirito di adozione, [Cf Rm 8,15; Gal 4,6] lo “Spirito di Cristo” (Rm 8,9), “lo Spirito del Signore” (2Cor 3,17), “lo Spirito di Dio” (Rm 8,9; Rm 8,14; Rm 15,19; 1Cor 6,11; 693 1Cor 7,40), e in san Pietro, “lo Spirito della gloria” (1Pt 4,14).

 

 

I simboli dello Spirito Santo

 

 694 L'acqua. Il simbolismo dell'acqua significa l'azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l'invocazione dello Spirito Santo, essa diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell'acqua, allo stesso modo l'acqua battesimale significa realmente che la nostra nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma “battezzati in un solo Spirito”, noi “ci siamo” anche “abbeverati a un solo Spirito” (1Cor 12,13): lo Spirito, dunque, è anche personalmente l'acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente [Cf Gv 19,34; 1Gv 5,8] e che in noi zampilla per la Vita eterna [Cf Gv 4,10-14; Gv 7,38; 694 Es 17,1-6; Is 55,1; Zc 14,8; 1Cor 10,4; Ap 21,6; 694 Ap 22,17].

 

 

 695 L'unzione. Il simbolismo dell'unzione con l'olio è talmente significativa dello Spirito Santo da divenirne il sinonimo [Cf 1Gv 2,20; 1Gv 2,27; 2Cor 1,21]. Nell'iniziazione cristiana essa è il segno sacramentale della Confermazione, chiamata giustamente nelle Chiese d'Oriente “Crismazione”. Ma per coglierne tutta la forza, bisogna tornare alla prima unzione compiuta dallo Spirito Santo: quella di Gesù. Cristo [“Messia”, in ebraico] significa “Unto” dallo Spirito di Dio. Nell'Antica Alleanza ci sono stati degli “unti” del Signore, [Cf Es 30,22-32] primo fra tutti il re Davide [Cf 1Sam 16,13]. Ma Gesù è l'Unto di Dio in una maniera unica: l'umanità che il Figlio assume è totalmente “unta di Spirito Santo”. Gesù è costituito “Cristo” dallo Spirito Santo [Cf Lc 4,18-19; Is 61,1]. La Vergine Maria concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo, il quale, attraverso l'angelo, lo annunzia come Cristo fin dalla nascita [Cf Lc 2,11] e spinge Simeone ad andare al Tempio per vedere il Cristo del Signore; [Cf Lc 2,26-27] è lui che ricolma Cristo, [Cf Lc 4,1] è sua la forza che esce da Cristo negli atti di guarigione e di risanamento [Cf Lc 6,19; 695 Lc 8,46]. E' lui, infine, che risuscita Cristo dai morti [Cf Rm 1,4; Rm 8,11]. Allora, costituito pienamente “Cristo” nella sua Umanità vittoriosa della morte, [Cf At 2,36] Gesù effonde a profusione lo Spirito Santo, finché “i santi” costituiranno, nella loro unione all'Umanità del Figlio di Dio, l'“Uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13): “il Cristo totale”, secondo l'espressione di sant'Agostino.

 

 696 Il fuoco. Mentre l'acqua significava la nascita e la fecondità della Vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l'energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che “sorse simile al fuoco” e la cui “parola bruciava come fiaccola” (Sir 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo, [Cf 1Re 18,38-39] figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore “con lo spirito e la forza di Elia” (Lc 1,17) annunzia Cristo come colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). E' sotto la forma di “lingue come di fuoco” che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di Pentecoste e li riempie di sé (At 2,3-4). La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell'azione dello Spirito Santo [Cf San Giovanni della Croce, Fiamma viva d'amore]. “Non spegnete lo Spirito” (1Ts 5,19).

 

 697 La nube e la luce. Questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico Testamento, la Nube, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e salvatore, velando la trascendenza della sua Gloria: con Mosè sul monte Sinai, [Cf Es 24,15-18] presso la Tenda del Convegno [Cf Es 33,9-10] e durante il cammino nel deserto; [Cf Es 40,36-38; 697 1Cor 10,1-2] con Salomone al momento della dedicazione del Tempio [Cf 1Re 8,10-12]. Ora, queste figure sono portate a compimento da Cristo nello Spirito Santo. E' questi che scende sulla Vergine Maria e su di lei stende la “sua ombra”, affinché ella concepi sca e dia alla luce Gesù [Cf Lc 1,35]. Sulla montagna della Trasfigurazione è lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e “dalla nube” esce una voce che dice: “Questi è il mio Figlio, l'eletto; ascoltatelo” (Lc 9,34-35). Infine, è la stessa Nube che sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell'Ascensione [Cf At 1,9] e che lo rivelerà Figlio dell'uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta [Cf Lc 21,27].

 

 

 698 Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell'Unzione. Infatti su Cristo “Dio ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo [Cf 2Cor 1,22; Ef 1,13; 698 Ef 4,30]. Poiché indica l'effetto indelebile dell'Unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine, l'immagine del sigillo [sphragis”] è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il “carattere” indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti.

 

 

 699 La mano. Imponendo le mani Gesù guarisce i malati [Cf Mc 6,5; Mc 8,23] e benedice i bambini [Cf Mc 10,16]. Nel suo Nome, gli Apostoli compiranno gli stessi gesti [Cf Mc 16,18; At 5,12; At 14,3]. Ancor di più, è mediante l'imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene donato lo Spirito Santo [Cf At 8,17-19; At 13,3; At 19,6]. La Lettera agli Ebrei mette l'imposizione delle mani tra gli “articoli fondamentali” del suo insegnamento [Cf Eb 6,2]. La Chiesa ha conservato questo segno dell'effusione onnipotente dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali.

 

 700 Il dito. “Con il dito di Dio” Gesù scaccia “i demoni” (Lc 11,20). Se la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra “dal dito di Dio” (Es 31,18), “la lettera di Cristo”, affidata alle cure degli Apostoli, è “scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei. . . cuori” (2Cor 3,3). L'inno “Veni, Creator Spiritus” invoca lo Spirito Santo come “digitus paternae dexterae dito della destra del Padre”.

 

 701 La colomba. Alla fine del diluvio (il cui simbolismo riguarda il Battesimo), la colomba fatta uscire da Noè torna, portando nel becco un freschissimo ramoscello d'ulivo, segno che la terra è di nuovo abitabile [Cf Gen 8,8-12]. Quando Cristo risale dall'acqua del suo battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e in lui rimane [Cf Mt 3,16 par]. Lo Spirito scende e prende dimora nel cuore purificato dei battezzati. In alcune chiese, la santa Riserva eucaristica è conservata in una custodia metallica a forma di colomba (il columbarium) appeso al di sopra dell'altare. Il simbolo della colomba per indicare lo Spirito Santo è tradizionale nell'iconografia cristiana.

 

 

III. Lo Spirito e la Parola di Dio

 nel tempo delle promesse

 

 702 Dalle origini fino alla “pienezza del tempo” (Gal 4,4), la missione congiunta del Verbo e dello Spirito del Padre rimane nascosta, ma è all'opera. Lo Spirito di Dio va preparando il tempo del Messia, e l'uno e l'altro, pur non essendo ancora pienamente rivelati, vi sono già promessi, affinché siano attesi e accolti al momento della loro manifestazione. Per questo, quando la Chiesa legge l'Antico Testamento, [Cf 2Cor 3,14] vi cerca [Cf Gv 5,39; Gv 5,46] ciò che lo Spirito, “che ha parlato per mezzo dei profeti”, vuole dirci di Cristo.

 

 Con il termine “profeti”, la fede della Chiesa intende in questo caso tutti coloro che furono ispirati dallo Spirito Santo nel vivo annuncio e nella redazione dei Libri Sacri, sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento. La tradizione giudaica distingue la Legge [i primi cinque libri o Pentateuco], i Profeti [corrispondenti ai nostri libri detti storici e profetici] e gli Scritti [soprattutto sapienziali, in particolare i Salmi] [Cf Lc 24,44].

 

 

Nella creazione

 

 703 La Parola di Dio e il suo Soffio sono all'origine dell'essere e della vita di ogni creatura: [Cf Sal 33,6; Sal 104,30; Gen 1,2; Gen 2,7; Qo 3,20-21; 703 Ez 37,10]

 

 E' proprio dello Spirito Santo governare, santificare e animare la creazione, perché egli è Dio consustanziale al Padre e al Figlio. . . Egli ha potere sulla vita, perché, essendo Dio, custodisce la creazione nel Padre per mezzo del Figlio [Liturgia bizantina, Tropario del mattino delle domeniche del secondo modo].

 

 704 “Quanto all'uomo, Dio l'ha plasmato con le sue proprie mani [cioè il Figlio e lo Spirito Santo]. . . e sulla carne plasmata disegnò la sua propria forma, in modo che anche ciò che era visibile portasse la forma divina [Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio apostolica, 11].

 

 

Lo Spirito della promessa

 

 705 Sfigurato dal peccato e dalla morte, l'uomo rimane “a immagine di Dio”, a immagine del Figlio, ma è privo “della Gloria di Dio” (Rm 3,23), della “somiglianza”. La Promessa fatta ad Abramo inaugura l'Economia della salvezza, al termine della quale il Figlio stesso assumerà “l'immagine” [Cf Gv 1,14; 705 Fil 2,7] e la restaurerà nella “somiglianza” con il Padre, ridonandole la Gloria, lo Spirito “che dà la vita”.

 

 

 706 Contro ogni speranza umana, Dio promette ad Abramo una discendenza, come frutto della fede e della potenza dello Spirito Santo [Cf Gen 18,1-15; 706 Lc 1,26-38; Lc 1,54-55; Gv 1,12-13; Rm 4,16-21]. In essa saranno benedetti tutti i popoli della terra [Cf Gen 12,3]. Questa discendenza sarà Cristo, [Cf Gal 3,16] nel quale l'effusione dello Spirito Santo riunirà “insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52). Impegnandosi con giuramento, [Cf Lc 1,73] Dio si impegna già al dono del suo Figlio Prediletto [Cf Gen 22,17-19; Rm 8,32; 706 Gv 3,16] e al dono “dello Spirito Santo che era stato promesso. . . in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato” (Ef 1,13-14) [Cf Gal 3,14].

 

 

Nelle Teofanie e nella Legge

 

 707 Le Teofanie [manifestazioni di Dio] illuminano il cammino della Promessa, dai Patriarchi a Mosè e da Giosuè fino alle visioni che inaugurano la missione dei grandi profeti. La tradizione cristiana ha sempre riconosciuto che in queste Teofanie si lasciava vedere e udire il Verbo di Dio, ad un tempo rivelato e “adombrato” nella nube dello Spirito Santo.

 

 

 708 Questa pedagogia di Dio appare specialmente nel dono della Legge [Cf Es 19-20; Dt 1-5; Dt 6-11; 708 Dt 29-30], la quale è stata donata come un “pedagogo” per condurre il Popolo a Cristo (Gal 3,24). Tuttavia, la sua impotenza a salvare l'uomo, privo della “somiglianza” divina, e l'accresciuta conoscenza del peccato che da essa deriva [Cf Rm 3,20] suscitano il desiderio dello Spirito Santo. I gemiti dei Salmi lo testimoniano.

 

 

Nel Regno e nell'esilio

 

 709 La Legge, segno della Promessa e dell'Alleanza, avrebbe dovuto reggere il cuore e le istituzioni del Popolo nato dalla fede di Abramo. “Se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,5-6) [Cf 1Pt 2,9]. Ma, dopo Davide, Israele cede alla tentazione di divenire un regno come le altre nazioni. Ora il Regno, oggetto della promessa fatta a Davide, [Cf 2Sam 7; Sal 89; Lc 1,32-33] sarà l'opera dello Spirito Santo e apparterrà ai poveri secondo lo Spirito.

 

 710 La dimenticanza della Legge e l'infedeltà all'Alleanza conducono alla morte: è l'esilio, apparente smentita delle promesse, di fatto misteriosa fedeltà del Dio salvatore e inizio della restaurazione promessa, ma secondo lo Spirito. Era necessario che il Popolo di Dio subisse questa purificazione; [Cf Lc 24,26] l'esilio immette già l'ombra della croce nel disegno di Dio, e il “resto” dei poveri che ritorna dall'esilio è una delle figure più trasparenti della Chiesa.

 

 

L'attesa del Messia e del suo Spirito

 

 711 “Ecco, faccio una cosa nuova” (Is 43,19). Cominciano a delinearsi due linee profetiche, fondate l'una sull'attesa del Messia, l'altra sull'annunzio di uno Spirito nuovo; esse convergono sul piccolo “resto”, il popolo dei poveri, [Cf Sof 2,3] che attende nella speranza il “conforto d'Israele” e la “redenzione di Gerusalemme” (Lc 2,25; Lc 2,38).

 Si è visto precedentemente come Gesù compia le profezie che lo riguardano. Qui ci si limita a quelle in cui è più evidente la relazione fra il Messia e il suo Spirito.

 

 

 712 I tratti del volto del Messia atteso cominciano a emergere nel Libro dell'Emmanuele [Cf Is 6-12; 712 “Quando Isaia vide la Gloria” di Cristo: Gv 12,41], in particolare in Is 11,1-2 :

 

 Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse,

 un virgulto germoglierà dalle sue radici.

 Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.

 

 713 I tratti del Messia sono rivelati soprattutto nei canti del Servo [Is 42,1-9; cf Mt 12,18-21; 713 Gv 1,32-34, poi Is 49,1-6; cf Mt 3,17; Lc 2,32 , infine Is 50,4-10 e Is 52,13-53,12]. Questi canti annunziano il significato della Passione di Gesù, e indicano così in quale modo egli avrebbe effuso lo Spirito Santo per vivificare la moltitudine: non dall'esterno, ma assumendo la nostra “condizione di servi” [Cf Fil 2,7]. Prendendo su di sé la nostra morte, può comunicarci il suo Spirito di vita.

 

 714 Per questo Cristo inaugura l'annunzio della Buona Novella facendo suo questo testo di Isaia (Lc 4,18-19): [Cf Is 61,1-2]

 

 Lo Spirito del Signore Dio è su di me,

 perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione;

 mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri,

 a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,

 a proclamare la libertà degli schiavi,

 la scarcerazione dei prigionieri,

 a promulgare l'anno di misericordia del Signore.

 

 715 I testi profetici concernenti direttamente l'invio dello Spirito Santo sono oracoli in cui Dio parla al cuore del suo Popolo nel linguaggio della Promessa, con gli accenti dell'amore e della fedeltà [Cf Ez 11,19; Ez 36,25-28; Ez 37,1-14; 715 Ger 31,31-34; e Gl 3,1-5, di cui san Pietro proclamerà il compimento il mattino di Pentecoste: cf At 2,17-21]. Secondo queste promesse, negli “ultimi tempi”, lo Spirito del Signore rinnoverà il cuore degli uomini scrivendo in essi una Legge nuova; radunerà e riconcilierà i popoli dispersi e divisi; trasformerà la primitiva creazione e Dio vi abiterà con gli uomini nella pace.

 

 716 Il popolo dei “poveri”, [Cf Sof 2,3; Sal 22,27; 716 Sal 34,3; Is 49,13; Is 61,1; ecc] gli umili e i miti, totalmente abbandonati ai disegni misteriosi del loro Dio, coloro che attendono la giustizia, non degli uomini ma del Messia, è alla fine la grande opera della missione nascosta dello Spirito Santo durante il tempo delle promesse per preparare la venuta di Cristo. E' il loro cuore, purificato e illuminato dallo Spirito, che si esprime nei Salmi. In questi poveri, lo Spirito prepara al Signore “un popolo ben disposto” (Lc 1,17).

 

 

IV. Lo Spirito di Cristo nella pienezza del tempo

 

Giovanni, Precursore, Profeta e Battista

 

 717 “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni” (Gv 1,6). Giovanni è “pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre” (Lc 1,15; Lc 1,41) per opera dello stesso Cristo che la Vergine Maria aveva da poco concepito per opera dello Spirito Santo. La “visitazione” di Maria ad Elisabetta diventa così visita di Dio al suo popolo [Cf Lc 1,68].

 

 

 718 Giovanni è “quell'Elia che deve venire” (Mt 17,10-13); il fuoco dello Spirito abita in lui e lo fa “correre avanti” [come “precursore”] al Signore che viene. In Giovanni il Precursore, lo Spirito Santo termina di “preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,17).

 

 719 Giovanni è “più che un profeta” (Lc 7,26). In lui lo Spirito Santo termina di “parlare per mezzo dei profeti”. Giovanni chiude il ciclo dei profeti inaugurato da Elia [Mt 11,13-14]. Egli annunzia che la Consolazione di Israele è prossima; è la “voce” del Consolatore che viene (Gv 1,23) [Cf Is 40,1-3]. Come farà lo Spirito di verità, egli viene “come testimone per rendere testimonianza alla Luce” (Gv 1,7) [Cf Gv 15,26; Gv 5,33]. In Giovanni, lo Spirito compie così le indagini dei profeti e il desiderio degli angeli: [Cf 1Pt 1,10-12] “L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio. . . Ecco l'Agnello di Dio” (Gv 1,33-36).

 

 720 Infine, con Giovanni Battista lo Spirito Santo inaugura, prefigurandolo, ciò che realizzerà con Cristo e in Cristo: ridonare all'uomo “la somiglianza” divina. Il battesimo di Giovanni era per la conversione, quello nell'acqua e nello Spirito sarà una nuova nascita [Cf Gv 3,5].

 

 

“Gioisci, piena di grazia”

 

 721 Maria, la tutta Santa Madre di Dio, sempre Vergine, è il capolavoro della missione del Figlio e dello Spirito nella pienezza del tempo. Per la prima volta nel disegno della salvezza e perché il suo Spirito l'ha preparata, il Padre trova la Dimora dove il suo Figlio e il suo Spirito possono abitare tra gli uomini. In questo senso la Tradizione della Chiesa ha spesso letto riferendoli a Maria i più bei testi sulla Sapienza: [Cf Pr 8,1-9,6 ; Sir 24] Maria è cantata e rappresentata nella Liturgia come “Sede della Sapienza”. In lei cominciano a manifestarsi le “meraviglie di Dio”, che lo Spirito compirà in Cristo e nella Chiesa.

 

 

 722 Lo Spirito Santo ha preparato Maria con la sua grazia. Era conveniente che fosse “piena di grazia” la Madre di Colui nel quale “abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità” (Col 2,9). Per pura grazia ella è stata concepita senza peccato come la creatura più umile e più capace di accogliere il Dono ineffabile dell'Onnipotente. A giusto titolo l'angelo Gabriele la saluta come la “Figlia di Sion”: “Gioisci” [Cf Sof 3,14; Zc 2,14]. E' il rendimento di grazie di tutto il Popolo di Dio, e quindi della Chiesa, che Maria eleva al Padre, nello Spirito, nel suo cantico, [Cf Lc 1,46-55] quando ella porta in sé il Figlio eterno.

 

 723 In Maria, lo Spirito Santo realizza il disegno misericordioso del Padre. E' per opera dello Spirito che la Vergine concepisce e dà alla luce il Figlio di Dio. La sua verginità diventa fecondità unica in virtù della potenza dello Spirito e della fede [Cf Lc 1,26-38; Rm 4,18-21; Gal 4,26-28].

 

 724 In Maria, lo Spirito Santo manifesta il Figlio del Padre divenuto Figlio della Vergine. Ella è il roveto ardente della Teofania definitiva: ricolma di Spirito Santo, mostra il Verbo nell'umiltà della sua carne ed è ai poveri [Cf Lc 1,15-19] e alle primizie dei popoli [Cf Mt 2,11] che lo fa conoscere.

 

 

 725 Infine, per mezzo di Maria, lo Spirito Santo comincia a mettere in comunione con Cristo gli uomini, oggetto dell'amore misericordioso di Dio [Cf Lc 2,14]. Gli umili sono sempre i primi a ricerverlo: i pastori, i magi, Simeone e Anna, gli sposi di Cana e i primi discepoli.

 

 726 Al termine di questa missione dello Spirito, Maria diventa la “Donna”, nuova Eva, “madre dei viventi”, Madre del “Cristo totale” [Cf Gv 19,25-27]. In quanto tale, ella è presente con i Dodici, “assidui e concordi nella preghiera” (At 1,14), all'alba degli “ultimi tempi” che lo Spirito inaugura il mattino di Pentecoste manifestando la Chiesa.

 

 

Gesù Cristo

 

 727 Tutta la missione del Figlio e dello Spirito Santo nella pienezza del tempo è racchiusa nel fatto che il Figlio è l'Unto dello Spirito del Padre dal momento dell'Incarnazione: Gesù è Cristo, il Messia.

 Tutto il secondo articolo del Simbolo della fede deve essere letto in questa luce. L'intera opera di Cristo è missione congiunta del Figlio e dello Spirito Santo. Qui si menzionerà soltanto ciò che concerne la promessa dello Spirito Santo da parte di Gesù e il dono dello Spirito da parte del Signore glorificato.

 

 728 Gesù rivela in pienezza lo Spirito Santo solo dopo che è stato egli stesso glorificato con la sua Morte e Risurrezione. Tuttavia, lo lascia gradualmente intravvedere anche nel suo insegnamento alle folle, quando rivela che la sua carne sarà cibo per la vita del mondo [Cf Gv 6,27; Gv 6,51; Gv 6,62-63]. Inoltre lo lascia intuire a Nicodemo, [Cf Gv 3,5-8] alla Samaritana [Cf Gv 4,10; Gv 4,14; Gv 4,23-24] e a coloro che partecipano alla festa delle Capanne [Cf Gv 7,37-39]. Ai suoi discepoli ne parla apertamente a proposito della preghiera [Cf Lc 11,13] e della testimonianza che dovranno dare [Cf Mt 10,19-20].

 

 729 Solo quando giunge l'Ora in cui sarà glorificato, Gesù promette la venuta dello Spirito Santo, poiché la sua Morte e la sua Risurrezione saranno il compimento della Promessa fatta ai Padri: [Cf Gv 14,16-17; Gv 14,26; Gv 15,26; Gv 16,7-15; 729 Gv 17,26] lo Spirito di verità, l'altro Paraclito, sarà donato dal Padre per la preghiera di Gesù; sarà mandato dal Padre nel nome di Gesù; Gesù lo invierà quando sarà presso il Padre, perché è uscito dal Padre. Lo Spirito Santo verrà, noi lo conosceremo, sarà con noi per sempre, dimorerà con noi; ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Cristo ci ha detto e gli renderà testimonianza; ci condurrà alla verità tutta intera e glorificherà Cristo; convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.

 

 730 Infine viene l'Ora di Gesù: [Cf Gv 13,1; 730 Gv 17,1] Gesù consegna il suo spirito nelle mani del Padre [Cf Lc 23,46; Gv 19,30] nel momento in cui con la sua morte vince la morte, in modo che, “risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre” (Rm 6,4), egli dona subito lo Spirito Santo “alitando” sui suoi discepoli [Cf Gv 20,22]. A partire da questa Ora, la missione di Cristo e dello Spirito diviene la missione della Chiesa: “Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi” (Gv 20,21) [Cf Mt 28,19; Lc 24,47-48; At 1,8].

 

 

V. Lo Spirito e la Chiesa negli ultimi tempi

 

La Pentecoste

 

 731 Il giorno di Pentecoste (al termine delle sette settimane pasquali), la Pasqua di Cristo si compie nell'effusione dello Spirito Santo, che è manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua pienezza, Cristo, Signore, effonde a profusione lo Spirito [Cf At 2,33-36].

 

 

 732 In questo giorno è pienamente rivelata la Trinità Santa. Da questo giorno, il Regno annunziato da Cristo è aperto a coloro che credono in lui: nell'umiltà della carne e nella fede, essi partecipano già alla comunione della Trinità Santa. Con la sua venuta, che non ha fine, lo Spirito Santo introduce il mondo negli “ultimi tempi”, il tempo della Chiesa, il Regno già ereditato, ma non ancora compiuto:

 

 Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede: adoriamo la Trinità indivisibile, perché ci ha salvati [Liturgia bizantina, Tropario dei Vespri di Pentecoste, ripreso nelle Liturgie eucaristiche dopo la Comunione].

 

 

Lo Spirito Santo - il Dono di Dio

 

 733 “Dio è Amore” (1Gv 4,8; 1Gv 4,16) e l'Amore è il primo dono, quello che contiene tutti gli altri. Questo amore, Dio l'ha “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato” (Rm 5,5).

 

 734 Poiché noi siamo morti, o, almeno, feriti per il peccato, il primo effetto del dono dell'Amore è la remissione dei nostri peccati. E' “la comunione dello Spirito Santo” (2Cor 13,13) che nella Chiesa ridona ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato.

 

 735 Egli dona allora la “caparra” o le “primizie” della nostra eredità; [Cf Rm 8,23; 2Cor 1,21] la vita stessa della Trinità Santa che consiste nell'amare come egli ci ha amati [Cf 1Gv 4,11-12]. Questo amore [La carità di 1Cor 13] è il principio della vita nuova in Cristo, resa possibile dal fatto che abbiamo “forza dallo Spirito Santo” (At 1,8).

 

 736 E' per questa potenza dello Spirito che i figli di Dio possono portare frutto. Colui che ci ha innestati sulla vera Vite, farà sì che portiamo “il frutto dello Spirito [che] è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22-23). “Lo Spirito è la nostra vita”: quanto più rinunciamo a noi stessi, [Cf Mt 16,24-26] tanto più “camminiamo secondo lo Spirito” (Gal 5,25):

 

 Con lo Spirito Santo, che rende spirituali, c'è la riammissione al Paradiso, il ritorno alla condizione di figlio, il coraggio di chiamare Dio Padre, il diventare partecipe della grazia di Cristo, l'essere chiamato figlio della luce, il condividere la gloria eterna [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 15, 36: PG 32, 132].

 

 

Lo Spirito Santo e la Chiesa

 

 737 La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questa missione congiunta associa ormai i seguaci di Cristo alla sua comunione con il Padre nello Spirito Santo: lo Spirito prepara gli uomini, li previene con la sua grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Signore risorto, ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all'intelligenza della sua Morte e Risurrezione. Rende loro presente il Mistero di Cristo, soprattutto nell'Eucaristia, al fine di riconciliarli e di metterli in comunione con Dio perché portino “molto frutto” (Gv 15,5; Gv 15,8; 737 Gv 15,16).

 

 738 In questo modo la missione della Chiesa non si aggiunge a quella di Cristo e dello Spirito Santo, ma ne è il sacramento: con tutto il suo essere e in tutte le sue membra essa è inviata ad annunziare e testimoniare, attualizzare e diffondere il mistero della comunione della Santa Trinità (sarà questo l'argomento del prossimo articolo):

 

 Noi tutti che abbiamo ricevuto l'unico e medesimo spirito, cioè lo Spirito Santo, siamo uniti tra di noi e con Dio. Infatti, sebbene, presi separatamente, siamo in molti e in ciascuno di noi Cristo faccia abitare lo Spirito del Padre e suo, tuttavia unico e indivisibile è lo Spirito. Egli riunisce nell'unità spiriti che tra loro sono distinti. . . e fa di tutti in se stesso un'unica e medesima cosa. Come la potenza della santa umanità di Cristo rende concorporei coloro nei quali si trova, allo stesso modo l'unico e indivisibile Spirito di Dio che abita in tutti, conduce tutti all'unità spirituale [San Cirillo di Alessandria, Commentarius in Joannem, 12: PG 74, 560-561].

 

 739 Poiché lo Spirito Santo è l'Unzione di Cristo, è Cristo, Capo del Corpo, a diffonderlo nelle sue membra per nutrirle, guarirle, organizzarle nelle loro mutue funzioni, vivificarle, inviarle per la testimonianza, associarle alla sua offerta al Padre e alla sua intercessione per il mondo intero. E' per mezzo dei sacramenti della Chiesa che Cristo comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito Santo e santificatore (questo sarà l'argomento della seconda parte del Catechismo).

 

 740 Queste “meraviglie di Dio”, offerte ai credenti nei sacramenti della Chiesa, portano i loro frutti nella vita nuova, in Cristo, secondo lo Spirito (questo sarà l'argomento della terza parte del Catechismo).

 

 741 “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26). Lo Spirito Santo, artefice delle opere di Dio, è il Maestro della preghiera (questo sarà l'argomento della quarta parte del Catechismo).

 

 

In sintesi

 

 742 “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre” (Gal 4,6).

 

 743 Dall'inizio alla fine dei tempi, quando Dio invia suo Figlio, invia sempre il suo Spirito: la loro missione è congiunta e inseparabile.

 

 744 Nella pienezza del tempo, lo Spirito Santo porta a compimento in Maria tutte le preparazioni alla venuta di Cristo nel Popolo di Dio. Mediante l'opera dello Spirito Santo in lei, il Padre dona al mondo l'Emmanuele, “Dio-con-noi” (Mt 1,23).

 

 745 Il Figlio di Dio è consacrato Cristo [Messia] attraverso l'Unzione dello Spirito Santo nell'Incarnazione [Cf Sal 2,6-7].

 

 746 Per la sua morte e Risurrezione, Gesù è costituito “Signore e Cristo” nella gloria (At 2,36). Dalla sua pienezza, egli effonde lo Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Chiesa.

 

 747 Lo Spirito Santo, che Cristo, Capo, diffonde nelle sue membra, edifica, anima e santifica la Chiesa, sacramento della comunione della Santis sima Trinità e degli uomini.

 

 

Articolo 9

 “CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA”

 

 748 “Cristo è la luce delle genti, e questo sacro Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera che la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa, illumini tutti gli uomini, annunziando il Vangelo a ogni creatura”. Con queste parole si apre la “Costituzione dogmatica sulla Chiesa” del Concilio Vaticano II. Con ciò il Concilio indica che l'articolo di fede sulla Chiesa dipende interamente dagli articoli concernenti Gesù Cristo. La Chiesa non ha altra luce che quella di Cristo. Secondo un'immagine cara ai Padri della Chiesa, essa è simile alla luna, la cui luce è tutta riflesso del sole.

 

 749 L'articolo sulla Chiesa dipende anche interamente da quello sullo Spirito Santo, che lo precede. “In quello, infatti, lo Spirito Santo ci appare come la fonte totale di ogni santità; in questo, il divino Spirito ci appare come la sorgente della santità della Chiesa” [Catechismo Romano, 1, 10, 1]. Secondo l'espressione dei Padri, la Chiesa è il luogo “dove fiorisce lo Spirito” [Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 35].

 

 

 750 Credere che la Chiesa è “Santa” e “Cattolica” e che è “Una” e “Apostolica” (come aggiunge il Simbolo di Nicea-Costantinopoli) è inseparabile dalla fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel Simbolo degli Apostoli professiamo di credere una Chiesa Santa (Credo. . . Ecclesiam”), e non nella Chiesa, per non confondere Dio e le sue opere e per attribuire chiaramente alla bontà di Dio tutti i doni che egli ha riversato nella sua Chiesa [Cf Catechismo Romano, 1, 10, 22].

 

 Paragrafo 1

 LA CHIESA NEL DISEGNO DI DIO

 

I. I nomi e le immagini della Chiesa

 

 751 La parola “Chiesa” [“ekklèsia”, dal greco “ek-kalein”-“chiamare fuori”] significa “convocazione”. Designa assemblee del popolo, [Cf At 19,39] generalmente di carattere religioso. E' il termine frequentemente usato nell'Antico Testamento greco per indicare l'assemblea del popolo eletto riunita davanti a Dio, soprattutto l'assemblea del Sinai, dove Israele ricevette la Legge e fu costituito da Dio come suo popolo santo [Cf Es 19]. Definendosi “Chiesa”, la prima comunità di coloro che credevano in Cristo si riconosce erede di quell'assemblea. In essa, Dio “convoca” il suo Popolo da tutti i confini della terra. Il termine “Kyriakè”, da cui sono derivati “Church”, “Kirche”, significa “colei che appartiene al Signore”.

 

 

 752 Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa l'assemblea liturgica, [Cf 1Cor 11,18; 1Cor 14,19; 1Cor 14,28; 1Cor 14,34; 1Cor 14,35] ma anche la comunità locale [Cf 1Cor 1,2; 1Cor 16,1] o tutta la comunità universale dei credenti [Cf 1Cor 15,9 Gal 1,13; Fil 3,6]. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La “Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa Corpo di Cristo.

 

 

I simboli della Chiesa

 

 753 Nella Sacra Scrittura troviamo moltissime immagini e figure tra loro connesse mediante le quali la Rivelazione parla del mistero insondabile della Chiesa. Le immagini dell'Antico Testamento sono variazioni di un'idea di fondo, quella del “Popolo di Dio”. Nel Nuovo Testamento [Cf Ef 1,22; Col 1,18] tutte queste immagini trovano un nuovo centro, per il fatto che Cristo diventa il “Capo” di questo Popolo, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9] che è quindi il suo Corpo. Attorno a questo centro si sono raggruppate immagini “desunte sia dalla vita pastorale o agricola, sia dalla costruzione di edifici o anche dalla famiglia e dagli sponsali” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9].

 

 754 “Così la Chiesa è l' ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo [Cf Gv 10,1-10]. E' pure il gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il pastore [Cf Is 40,11; Ez 34,11 ss] e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori, [Cf Gv 10,11; 1Pt 5,4] il quale ha dato la sua vita per le pecore [Cf Gv 10,11-15].

 

 755 La Chiesa è il podere o campo di Dio [Cf 1Cor 3,9]. In quel campo cresce l'antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti [Cf Rm 11,13-26]. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta [Cf Mt 21,33-43 par.; Is 5,1 ss]. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare [Cf Gv 15,1-5].

 

 756 Più spesso ancora la Chiesa è detta l' edificio di Dio [Cf 1Cor 3,9]. Il Signore stesso si è paragonato alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare [Cf Mt 21,42 par.; At 4,11; 1Pt 2,7; Sal 118,22]. Sopra quel fondamento la Chiesa è stata costruita dagli Apostoli [Cf 1Cor 3,11] e da esso riceve stabilità e coesione. Questa costruzione viene chiamata in varie maniere: casa di Dio, [Cf 1Tm 3,15] nella quale abita la sua famiglia , la dimora di Dio nello Spirito, [Cf Ef 2,19-22] "la dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3), e soprattutto tempio santo, rappresentato da santuari di pietra, che è lodato dai santi Padri e che la Liturgia giustamente paragona alla Città santa, la nuova Gerusalemme. In essa, infatti, quali pietre viventi, veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale [Cf 1Pt 2,5]. E questa Città santa Giovanni la contempla mentre nel finale rinnovamento del mondo essa scende dal cielo, da presso Dio, "preparata come una sposa che si è ornata per il suo sposo" (Ap 21,1-2).

 

 

 757 La Chiesa che è chiamata "Gerusalemme che è in alto" e "madre nostra" (Gal 4,26), [Cf Ap 12,17] viene pure descritta come l'immacolata sposa dell'Agnello immacolato, [Cf Ap 19,7; Ap 21,2; 757 Ap 19,9; Ap 22,17] sposa che Cristo "ha amato. . . e per la quale ha dato se stesso, al fine di renderla santa" (Ef 5,25-26), che si è associata con patto indissolubile e che incessantemente "nutre e. . . cura"(Ef 5,29)” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6].

 

 

II. Origine, fondazione e missione della Chiesa

 

 758 Per scrutare il mistero della Chiesa, è bene considerare innanzitutto la sua origine nel disegno della Santissima Trinità e la sua progressiva realizzazione nella storia.

 

 

Un disegno nato nel cuore del Padre

 

 759 “L'eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, ha creato l'universo, ha decretato di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina”, alla quale chiama tutti gli uomini nel suo Figlio: “I credenti in Cristo li ha voluti convocare nella santa Chiesa”. Questa “famiglia di Dio” si costituisce e si realizza gradualmente lungo le tappe della storia umana, secondo le disposizioni del Padre: la Chiesa, infatti, “prefigurata sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d'Israele e nell'Antica Alleanza, e istituita "negli ultimi tempi", è stata manifestata dall'effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 2].

 

 

La Chiesa - prefigurata fin dall'origine del mondo

 

 760 “Il mondo fu creato in vista della Chiesa”, dicevano i cristiani dei primi tempi [Cf Erma, Visiones pastoris, 2, 4, 1; cf Aristide, Apologia, 16, 6; San Giustino, Apolo- giae, 2, 7]. Dio ha creato il mondo in vista della comunione alla sua vita divina, comunione che si realizza mediante la “convocazione” degli uomini in Cristo, e questa “convocazione” è la Chiesa. La Chiesa è il fine di tutte le cose [Cf Sant'Epifanio, Panarion seu adversus LXXX haereses, 1, 1, 5: PG 41, 181C] e le stesse vicissitudini dolorose, come la caduta degli Angeli e il peccato dell'uomo, furono permesse da Dio solo in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutta la potenza del suo braccio, tutta l'immensità d'amore che voleva donare al mondo:

 

 Come la volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è la salvezza dell'uomo, ed essa si chiama Chiesa [Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6].

 

 

La Chiesa - preparata nell'Antica Alleanza

 

 761 La convocazione del Popolo di Dio ha inizio nel momento in cui il peccato distrugge la comunione degli uomini con Dio e quella degli uomini tra di loro. La convocazione della Chiesa è, per così dire, la reazione di Dio di fronte al caos provocato dal peccato. Questa riunificazione si realizza segretamente in seno a tutti i popoli: “Chi teme” Dio “e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (At 10,35) [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9; 13; 16].

 

 

 762 La preparazione remota della riunione del Popolo di Dio comincia con la vocazione di Abramo, al quale Dio promette che diverrà padre di “un grande popolo” (Gen 12,2) [Cf Gen 15,5-6]. La preparazione immediata comincia con l'elezione di Israele come Popolo di Dio [Cf Es 19,5-6; Dt 7,6]. Con la sua elezione, Israele deve essere il segno della riunione futura di tutte le nazioni [Cf Is 2,2-5; 762 Mi 4,1-4]. Ma già i profeti accusano Israele di aver rotto l'Alleanza e di essersi comportato come una prostituta [Cf Os 1; Is 1,2-4; Ger 2; ecc]. Essi annunziano un'Alleanza Nuova ed Eterna [Cf Ger 31,31-34; Is 55,3]. “Cristo istituì questo Nuovo Patto” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9].

 

 

La Chiesa - istituita da Gesù Cristo

 

 763 E' compito del Figlio realizzare, nella pienezza dei tempi, il piano di salvezza del Padre; è questo il motivo della sua “missione” [Cf ibid., 3; Id. , Ad gentes, 3]. “Il Signore Gesù diede inizio alla sua Chiesa predicando la Buona Novella, cioè la venuta del Regno di Dio da secoli promesso nelle Scritture” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5]. Per compiere la volontà del Padre, Cristo inaugurò il Regno dei cieli sulla terra. La Chiesa è “il Regno di Cristo già presente in mistero” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5].

 

 764 “Questo Regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5]. Accogliere la parola di Gesù significa accogliere “il Regno stesso di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5]. Il germe e l'inizio del Regno sono il “piccolo gregge” (Lc 12,32) di coloro che Gesù è venuto a convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il pastore [Cf Mt 10,16; Mt 26,31; Gv 10,1-21]. Essi costituiscono la vera famiglia di Gesù [Cf Mt 12,49]. A coloro che ha così radunati attorno a sé, ha insegnato un modo nuovo di comportarsi, ma anche una preghiera loro propria [Cf Mt 5-6].

 

 765 Il Signore Gesù ha dotato la sua comunità di una struttura che rimarrà fino al pieno compimento del Regno. Innanzitutto vi è la scelta dei Dodici con Pietro come loro capo [Cf Mc 3,14-15]. Rappresentando le dodici tribù d'Israele, [Cf Mt 19,28; Lc 22,30] essi sono i basamenti della nuova Gerusalemme [Cf Ap 21,12-14]. I Dodici[Cf Mc 6,7] e gli altri discepoli [Cf Lc 10,1-2] partecipano alla missione di Cristo, al suo potere, ma anche alla sua sorte [Cf Mt 10,25; Gv 15,20]. Attraverso tutte queste azioni Cristo prepara ed edifica la sua Chiesa.

 

 

 766 Ma la Chiesa è nata principalmente dal dono totale di Cristo per la nostra salvezza, anticipato nell'istituzione dell'Eucaristia e realizzato sulla croce. L'inizio e la crescita della Chiesa “sono simboleggiati dal sangue e dall'acqua che uscirono dal costato aperto di Gesù crocifisso” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3]. “Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 5]. Come Eva è stata formata dal costato di Adamo addormentato, così la Chiesa è nata dal cuore trafitto di Cristo morto sulla croce [Cf Sant'Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, 2, 85-89: PL 15, 1583-1586].

 

 

La Chiesa - manifestata dallo Spirito Santo

 

 767 “Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra, il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4]. Allora “la Chiesa fu manifestata pubblicamente alla moltitudine” ed “ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 4]. Essendo “convocazione” di tutti gli uomini alla salvezza, la Chiesa è missionaria per sua natura, inviata da Cristo a tutti i popoli, per farli discepoli [Cf Mt 28,19-20; Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2; 5-6].

 

 768 Perché la Chiesa possa realizzare la sua missione, lo Spirito Santo “la provvede di diversi doni gerarchici e carismatici, con i quali la dirige” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4]. “La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, di umiltà e di abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l'inizio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4].

 

 

La Chiesa - pienamente compiuta nella gloria

 

 769 “La Chiesa. . . non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48] al momento del ritorno glorioso di Cristo. Fino a quel giorno, “la Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 18, 51; cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Quaggiù si sente in esilio, lontana dal Signore; [Cf 2Cor 5,6; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6] “anela al Regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi al suo Re nella gloria” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5]. Il compimento della Chiesa - e per suo mezzo del mondo - nella gloria non avverrà se non attraverso molte prove. Allora soltanto, “tutti i giusti, a partire da Adamo, "dal giusto Abele fino all'ultimo eletto", saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5].

 

 

III. Il mistero della Chiesa

 

 770 La Chiesa è nella storia, ma nello stesso tempo la trascende. E' unicamente “con gli occhi della fede” [Catechismo Romano, 1, 10, 20] che si può scorgere nella sua realtà visibile una realtà contemporaneamente spirituale, portatrice di vita divina.

 

 

La Chiesa - insieme visibile e spirituale

 

 771 “Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, come un organismo visibile; incessantemente la sostenta e per essa diffonde su tutti la verità e la grazia”. La Chiesa è ad un tempo:

 - “la società costituita di organi gerarchici e il Corpo mistico di Cristo;

 - l'assemblea visibile e la comunità spirituale;

 - la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti”.

 

 Queste dimensioni “formano una sola complessa realtà risultante di un elemento umano e di un elemento divino” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8].

 

 La Chiesa ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; tutto questo in modo che quanto in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 2].

 O umiltà! O sublimità! Tabernacolo di Cedar, santuario di Dio; abitazione terrena, celeste reggia; dimora di fango, sala regale; corpo di morte, tempio di luce; infine, rifiuto per i superbi, ma sposa di Cristo! Bruna sei, ma bella, o figlia di Gerusalemme: se anche la fatica e il dolore del lungo esilio ti sfigura, ti adorna tuttavia la bellezza celeste [San Bernardo di Chiaravalle, In Canticum sermones, 27, 14: PL 183, 920D].

 

 

La Chiesa - mistero dell'unione degli uomini con Dio

 

 772 E' nella Chiesa che Cristo compie e rivela il suo proprio Mistero come il fine del disegno di Dio: “ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Ef 1,10). San Paolo chiama “mistero grande” (Ef 5,32) l'unione sponsale di Cristo con la Chiesa. Poiché essa è unita a Cristo come al suo Sposo, [Cf Ef 5,25-27] la Chiesa diventa essa stessa a sua volta Mistero [Cf Ef 3,9-11]. Contemplando in essa il Mistero, san Paolo scrive: “Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 1,27).

 

 773 Nella Chiesa tale comunione degli uomini con Dio mediante la carità che “non avrà mai fine” (1Cor 13,8) è lo scopo cui tende tutto ciò che in essa è mezzo sacramentale, legato a questo mondo destinato a passare [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]. “La sua struttura è completamente ordinata alla santità delle membra di Cristo. E la santità si misura secondo il "grande Mistero", nel quale la Sposa risponde col dono dell'amore al dono dello Sposo” [Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 27]. Maria precede tutti noi “sulla via verso la santità” che è il mistero della Chiesa come “la Sposa senza macchia né ruga” (Ef 5,27). Per questo motivo “la dimensione mariana della Chiesa precede la sua dimensione petrina” [Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 27].

 

 

La Chiesa - sacramento universale di salvezza

 

 774 La parola greca “ mysterion ” è stata tradotta in latino con due termini: “ mysterium ” e “ sacramentum ”. Nell'interpretazione ulteriore, il termine “sacramentum” esprime più precisamente il segno visibile della realtà nascosta della salvezza, indicata dal termine “mysterium”. In questo senso, Cristo stesso è il Mistero della salvezza: “Non est enim aliud Dei mysterium, nisi Christus - Non v'è altro Mistero di Dio, se non Cristo” [Sant'Agostino, Epistulae, 187, 11, 34: PL 33, 845]. L'opera salvifica della sua umanità santa e santificante è il sacramento della salvezza che si manifesta e agisce nei sacramenti della Chiesa (che le Chiese d'Oriente chiamano anche “i santi Misteri”). I sette sacramenti sono i segni e gli strumenti mediante i quali lo Spirito Santo diffonde la grazia di Cristo, che è il Capo, nella Chiesa, che è il suo Corpo. La Chiesa, dunque, contiene e comunica la grazia invisibile che essa significa. E' in questo senso analogico che viene chiamata “sacramento”.

 

 775 “La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1]. Essere il sacramento dell' intima unione degli uomini con Dio: ecco il primo fine della Chiesa. Poiché la comunione tra gli uomini si radica nell'unione con Dio, la Chiesa è anche il sacramento dell' unità del genere umano. In essa, tale unità è già iniziata poiché essa raduna uomini “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9); nello stesso tempo, la Chiesa è “segno e strumento” della piena realizzazione di questa unità che deve ancora compiersi.

 

 

 776 In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo “strumento della Redenzione di tutti”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1] “il sacramento universale della salvezza”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1] attraverso il quale Cristo “svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 45]. Essa “è il progetto visibile dell'amore di Dio per l'umanità”, [Paolo VI, discorso del 22 giugno 1973] progetto che vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7; cf Id., Lumen gentium, 17].

 

 

In sintesi

 

 777 La parola “Chiesa” significa “convocazione”. Designa l'assemblea di coloro che la Parola di Dio convoca per formare il Popolo di Dio e che, nutriti dal Corpo di Cristo, diventano essi stessi Corpo di Cristo.

 

 778 La Chiesa è ad un tempo via e fine del disegno di Dio: prefigurata nella creazione, preparata nell'Antica Alleanza, fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo, realizzata mediante la sua croce redentrice e la sua Risurrezione, essa è manifestata come mistero di salvezza con l'effusione dello Spirito Santo. Avrà il suo compimento nella gloria del cielo come assemblea di tutti i redenti della terra [Cf Ap 14,4].

 

 

 779 La Chiesa è ad un tempo visibile e spirituale, società gerarchica e Corpo Mistico di Cristo. E' “una”, formata di un elemento umano e di un elemento divino. Questo è il suo mistero, che solo la fede può accogliere.

 

 780 La Chiesa è in questo mondo il sacramento della salvezza, il segno e lo strumento della comunione di Dio e degli uomini.

 

Paragrafo 2

 LA CHIESA - POPOLO DI DIO,

 CORPO DI CRISTO, TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO

 

I. La Chiesa - Popolo di Dio

 

 781 “In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un Popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse. Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un'alleanza e lo formò progressivamente. . . Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella Nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo. . . cioè la Nuova Alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9].

 

 

Le caratteristiche del Popolo di Dio

 

 782 Il Popolo di Dio presenta caratteristiche che lo distinguono nettamente da tutti i raggruppamenti religiosi, etnici, politici o culturali della storia:

 - E' il Popolo di Dio: Dio non appartiene in proprio ad alcun popolo. Ma egli da coloro che un tempo erano non-popolo ha acquistato un popolo: “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa” (1Pt 2,9).

 - Si diviene membri di questo Popolo non per la nascita fisica, ma per la “nascita dall'alto”, “dall'acqua e dallo Spirito” (Gv 3,3-5), cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo.

 - Questo Popolo ha per Capo [Testa] Gesù Cristo [Unto, Messia]: poiché la medesima Unzione, lo Spirito Santo, scorre dal Capo al Corpo, esso è “il Popolo messianico”.

 - “Questo Popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come nel suo tempio”.

 - “Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati” [Cf Gv 13,34]. E' la legge “nuova” dello Spirito Santo [Cf Rm 8,2; 782 Gal 5,25].

 - Ha per missione di essere il sale della terra e la luce del mondo [Cf Mt 5,13-16]. “Costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza”.

 - “E, da ultimo, ha per fine il Regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9].

 

 

Un popolo sacerdotale, profetico e regale

 

 783 Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito “Sacerdote, Profeta e Re”. L'intero Popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 18-21].

 

 784 Entrando nel Popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo, si è resi partecipi della vocazione unica di questo Popolo, la vocazione sacerdotale : “Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo "un regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre". Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10].

 

 785 “Il Popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo”. Ciò soprattutto per il senso soprannaturale della fede che è di tutto il Popolo, laici e gerarchia, quando “aderisce indefettibilmente alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10] e ne approfondisce la comprensione e diventa testimone di Cristo in mezzo a questo mondo.

 

 786 Il Popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua Morte e la sua Risurrezione [Cf Gv 12,32]. Cristo, Re e Signore dell'universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo “venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). Per il cristiano “regnare” è “servire” Cristo, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36] soprattutto “nei poveri e nei sofferenti”, nei quali la Chiesa riconosce “l'immagine del suo Fondatore, povero e sofferente” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Il Popolo di Dio realizza la sua “dignità regale” vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo.

Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani, rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima governi il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? [San Leone Magno, Sermones, 4, 1: PL 54, 149].

 

 

II. La Chiesa - Corpo di Cristo

 

La Chiesa è comunione con Gesù

 

 787 Fin dall'inizio Gesù ha associato i suoi discepoli alla sua vita; [Cf Mc 1,16-20; Mc 3,13-19] ha loro rivelato il Mistero del Regno; [Cf Mt 13,10-17] li ha resi partecipi della sua missione, della sua gioia [Cf Lc 10,17-20] e delle sue sofferenze [Cf Lc 22,28-30]. Gesù parla di una comunione ancora più intima tra sé e coloro che lo seguiranno: “Rimanete in me e io in voi. . . Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,4-5). Annunzia inoltre una comunione misteriosa e reale tra il suo proprio Corpo e il nostro: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56).

 

 788 Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai discepoli, Gesù non li ha lasciati orfani [Cf Gv 14,18]. Ha promesso di restare con loro sino alla fine dei tempi, [Cf Mt 28,20] ha mandato loro il suo Spirito [Cf Gv 20,22; At 2,23]. In un certo senso, la comunione con Gesù è diventata più intensa: “Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo Corpo i suoi fratelli, chiamati da tutte le genti” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].

 

 789 Il paragone della Chiesa con il corpo illumina l'intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a lui; è unificata in lui, nel suo Corpo. Tre aspetti della Chiesa-Corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l'unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del Corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo.

 

 

“Un solo corpo”

 

 790 I credenti che rispondono alla Parola di Dio e diventano membra del Corpo di Cristo, vengono strettamente uniti a Cristo: “in quel Corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che attraverso i sacramenti vengono uniti in modo arcano ma reale a Cristo che ha sofferto ed è stato glorificato” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. Ciò è particolarmente vero del Battesimo, in virtù del quale siamo uniti alla Morte e alla Risurrezione di Cristo, [Cf Rm 6,4-5; 1Cor 12,13] e dell'Eucaristia, mediante la quale “partecipando realmente al Corpo del Signore” “siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].

 

 791 L'unità del corpo non elimina la diversità delle membra: “Nell'edificazione del Corpo di Cristo vige la diversità delle membra e delle funzioni. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei servizi”. L'unità del Corpo mistico genera e stimola tra i fedeli la carità: “E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. Infine, l'unità del Corpo mistico vince tutte le divisioni umane: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,27-28).

 

 

“Capo di questo Corpo è Cristo”

 

 792 Cristo “è il Capo del Corpo, cioè della Chiesa” (Col 1,18). E' il Principio della creazione e della redenzione. Elevato alla gloria del Padre, ha “il primato su tutte le cose” (Col 1,18), principalmente sulla Chiesa, per mezzo della quale estende il suo regno su tutte le cose.

 

 

 793 Egli ci unisce alla sua Pasqua. Tutte le membra devono sforzarsi di conformarsi a lui finché in esse “non sia formato Cristo” (Gal 4,19). “Per ciò siamo assunti ai misteri della sua vita. . . Come il corpo al Capo veniamo associati alle sue sofferenze e soffriamo con lui per essere con lui glorificati” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].

 

 

 794 Egli provvede alla nostra crescita [Cf Col 2,19]. Per farci crescere verso di lui, nostro Capo, [Cf Ef 4,11-16] Cristo dispone nel suo Corpo, la Chiesa, i doni e i ministeri attraverso i quali noi ci aiutiamo reciprocamente lungo il cammino della salvezza.

 

 

 795 Cristo e la Chiesa formano, dunque, il “Cristo totale” [Christus totus”]. La Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità:

Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. . . Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa [Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 21, 8].

 

Redemptor noster unam se personam cum sancta Ecclesia, quam assumpsit, exhibuit - Il nostro Redentore presentò se stesso come unica persona unita alla santa Chiesa, da lui assunta [San Gregorio Magno, Moralia in Job, praef. , 1, 6, 4: PL 75, 525A].

 

Caput et membra, quasi una persona mystica - Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 48, 2, ad 1].

 

Una parola di Santa Giovanna d'Arco ai suoi giudici riassume la fede dei santi Dottori ed esprime il giusto sentire del credente: “A mio avviso, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt'uno, e non bisogna sollevare difficoltà” [Santa Giovanna d'Arco, in Actes du procès].

 

 

La Chiesa è la Sposa di Cristo

 

 796 L'unità di Cristo e della Chiesa, Capo e membra del Corpo, implica anche la distinzione dei due in una relazione personale. Questo aspetto spesso viene espresso con l'immagine dello Sposo e della Sposa. Il tema di Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista [Cf Gv 3,29]. Il Signore stesso si è definito come lo “Sposo” (Mc 2,19) [Cf Mt 22,1-14; Mt 25,1-13]. L'Apostolo presenta la Chiesa e ogni fedele, membro del suo Corpo, come una Sposa “fidanzata” a Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito [Cf 1Cor 6,15-17; 2Cor 11,2]. Essa è la Sposa senza macchia dell' Agnello immacolato; [Cf Ap 22,17; 796 Ef 1,4; Ef 5,27] che Cristo ha amato” e per la quale “ha dato se stesso. . ., per renderla santa” (Ef 5,25-26), che ha unito a sé con una Alleanza eterna e di cui non cessa di prendersi cura come del suo proprio Corpo [Cf Ef 5,29].

 

Ecco il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti. . . Sia il capo a parlare, o siano le membra, è sempre Cristo che parla: parla nella persona del capo [ex persona capitis”], parla nella persona del corpo [ex persona corporis”]. Che cosa, infatti, sta scritto? “Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5,31-32). E Cristo stesso nel Vangelo: “Non sono più due, ma una carne sola” (Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale... Dice di essere “sposo” in quanto capo, e “sposa” in quanto corpo [Sant'Agostino, Enarratio in in Psalmos, 74, 4].

 

 

III. La Chiesa - Tempio dello Spirito Santo

 

 797 “Quod est spiritus noster, id est anima nostra, ad membra nostra, hoc est Spiritus Sanctus ad membra Christi, ad corpus Christi, quod est Ecclesia - Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il Corpo di Cristo, che è la Chiesa” [Sant'Agostino, Sermones, 267, 4: PL 38, 1231D]. “Bisogna attribuire allo Spirito di Cristo, come ad un principio nascosto, il fatto che tutte le parti del Corpo siano unite tanto fra loro quanto col loro sommo Capo, poiché egli risiede tutto intero nel Capo, tutto intero nel Corpo, tutto intero in ciascuna delle sue membra” [Pio XII, Lett. enc. Mystici Corporis: Denz. -Schönm., 3808]. Lo Spirito Santo fa della Chiesa “il tempio del Dio vivente” (2Cor 6,16) [Cf 1Cor 3,16-17; Ef 2,21].

 

 E' alla Chiesa che è stato affidato il “Dono di Dio” ... In essa è stata posta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell'incorruttibilità confermazione della nostra fede, scala per ascendere a Dio... Infatti, dove è la Chiesa, ivi è anche lo Spirito di Dio e dove è lo Spirito di Dio, ivi è la Chiesa e ogni grazia [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1].

 

 

 798 Lo Spirito Santo è “il principio di ogni azione vitale e veramente salvifica in ciascuna delle diverse membra del Corpo” [Pio XII, Lett. enc. Mystici Corporis: Denz. -Schönm., 3808]. Egli opera in molti modi l'edificazione dell'intero Corpo nella carità: [Cf Ef 4,16] mediante la Parola di Dio “che ha il potere di edificare” (At 20,32); mediante il Battesimo con il quale forma il Corpo di Cristo; [Cf 1Cor 12,13] mediante i sacramenti che fanno crescere e guariscono le membra di Cristo; mediante “la grazia degli Apostoli” che, fra i vari doni, “viene al primo posto”; [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7] mediante le virtù che fanno agire secondo il bene, e infine mediante le molteplici grazie speciali [chiamate “carismi”], con le quali rende i fedeli “adatti e pronti ad assumersi varie opere o uffici, utili al rinnovamento della Chiesa e allo sviluppo della sua costruzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].

 

 

I carismi

 

 799 Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo.

 

 800 I carismi devono essere accolti con riconoscenza non soltanto da chi li riceve, ma anche da tutti i membri della Chiesa. Infatti sono una meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità apostolica e per la santità di tutto il Corpo di Cristo, purché si tratti di doni che provengono veramente dallo Spirito Santo e siano esercitati in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito, cioè secondo la carità, vera misura dei carismi [Cf 1Cor 13].

 

 801 E' in questo senso che si dimostra sempre necessario il discernimento dei carismi. Nessun carisma dispensa dal riferirsi e sottomettersi ai Pastori della Chiesa, “ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12] affinché tutti i carismi, nella loro diversità e complementarità, cooperino all'“utilità comune” (1Cor 12,7) [Cf ibid., 30; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 24].

   

In sintesi

 

 802 Gesù Cristo “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un Popolo puro che gli appartenga” (Tt 2,14).

 

 803 “Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il Popolo che Dio si è acquistato” (1Pt 2,9).  

 

 804 Si entra nel Popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo. “Tutti gli uomini sono chiamati a formare il nuovo Popolo di Dio” , [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13] affinché, in Cristo, “gli uomini costituiscano. . . una sola famiglia e un solo Popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 1].

 

 805 La Chiesa è il Corpo di Cristo. Per mezzo dello Spirito e della sua azione nei sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, Cristo, morto e risorto, costituisce la comunità dei credenti come suo Corpo.

 

 806 Nell'unità di questo Corpo c'è diversità di membra e di funzioni. Tutte le membra sono legate le une alle altre, particolarmente a quelle che soffrono, che sono povere e perseguitate.

 

 807 La Chiesa è questo Corpo, di cui Cristo è il Capo: essa vive di lui, in lui e per lui; egli vive con essa e in essa.

 

 808 La Chiesa è la Sposa di Cristo: egli l'ha amata e ha dato se stesso per lei. L'ha purificata con il suo sangue. Ha fatto di lei la Madre feconda di tutti i figli di Dio.

 

 809 La Chiesa è il Tempio dello Spirito Santo. Lo Spirito è come l'anima del Corpo Mistico, principio della sua vita, dell'unità nella diversità e della ricchezza dei suoi doni e carismi.

 

 810 “Così la Chiesa universale si presenta come "un Popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4].

   

 Paragrafo 3

 LA CHIESA E' UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA

 

 811 “Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4]. Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, [Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi d'Inghilterra del 16 settembre 1864: Denz. -Schönm., 2888] indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche.

   

 812 Soltanto la fede può riconoscere che la Chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione umana. “La Chiesa”, ricorda il Concilio Vaticano I, “a causa della sua eminente santità, . . . della sua cattolica unità, della sua incrollabile stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità e una irrefragabile testimonianza della sua missione divina” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3013].

   

I. La Chiesa è una

 

“Il sacro Mistero dell'unità della Chiesa”

[Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2]

 

 813 La Chiesa è una per la sua origine: “Il supremo modello e il principio di questo Mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2]. La Chiesa è una per il suo Fondatore: “Il Figlio incarnato, infatti,... per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio,... ristabilendo l'unità di tutti i popoli in un solo Popolo e in un solo corpo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 78]. La Chiesa è una per la sua anima: “Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2]. E' dunque proprio dell'essenza stessa della Chiesa di essere una:

 

 Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell'universo, un solo Logos dell'universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una sola vergine divenuta madre, e io amo chiamarla Chiesa [Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6].

 

 814 Fin dal principio, questa Chiesa “una” si presenta tuttavia con una grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia dalla molteplicità delle persone che li ricevono. Nell'unità del Popolo di Dio si radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni, di condizioni e modi di vita; “nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13]. La grande ricchezza di tale diversità non si oppone all'unità della Chiesa. Tuttavia, il peccato e il peso delle sue conseguenze minacciano continuamente il dono dell'unità. Anche l'Apostolo deve esortare a “conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4,3).

 

 

 815 Quali sono i vincoli dell'unità? “Al di sopra di tutto... la carità, che è il vincolo di perfezione” (Col 3,14). Ma l'unità della Chiesa nel tempo è assicurata anche da legami visibili di comunione:

 - la professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli;

 - la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti;

 - la successione apostolica mediante il sacramento dell'Ordine, che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2; Id., Lumen gentium, 14; Codice di Diritto Canonico, 205].

 

816 “L'unica Chiesa di Cristo. . . ” è quella “che il Salvatore nostro, dopo la sua Risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida. . . Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come una società, sussiste ["subsistit in"] nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]

 

 Il decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano II esplicita: “Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza,si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. In realtà al solo Collegio apostolico con a capo Pietro crediamo che il Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire l'unico Corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al Popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].

 

 

Le ferite dell'unità

 

 817 Di fatto, “in questa Chiesa di Dio una e unica sono sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni, che l'Apostolo riprova con gravi parole come degne di condanna; ma nei secoli posteriori sono nati dissensi più ampi e comunità non piccole si sono staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica, talora non senza colpa di uomini d'entrambe le parti” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3]. Le scissioni che feriscono l'unità del Corpo di Cristo (cioè l'eresia, l'apostasia e lo scisma) [Cf Codice di Diritto Canonico, 751] non avvengono senza i peccati degli uomini:

 

 Ubi peccata sunt, ibi est multitudo, ibi schismata, ibi haereses, ibi discussiones. Ubi autem virtus, ibi singularitas, ibi unio, ex quo omnium credentium erat cor unum et anima una - Dove c'è il peccato, lì troviamo la molteplicità, lì gli scismi, lì le eresie, lì le controversie. Dove, invece, regna la virtù, lì c'è unità, lì comunione, grazie alle quali tutti i credenti erano un cuor solo e un'anima sola [Origene, Homiliae in Ezechielem, 9, 1].

 

 818 Coloro che oggi nascono in comunità sorte da tali scissioni “e sono istruiti nella fede di Cristo. . . non possono essere accusati del peccato di separazione, e la Chiesa cattolica li abbraccia con fraterno rispetto e amore. . . Giustificati nel Battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].

 

 819 Inoltre, “parecchi elementi di santificazione e di verità” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8] “si trovano fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica, come la Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3; cf Id. , Lumen gentium, 15]. Lo Spirito di Cristo si serve di queste Chiese e comunità ecclesiali come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla pienezza di grazia e di verità che Cristo ha dato alla Chiesa cattolica. Tutti questi beni provengono da Cristo e a lui conducono [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3] e “spingono verso l'unità cattolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8].

 

 

Verso l'unità

 

 820 L'unità, Cristo l'ha donata alla sua Chiesa fin dall'inizio. Noi crediamo che sussista, “senza possibilità di essere perduta, nella Chiesa cattolica e speriamo che crescerà ogni giorno più sino alla fine dei secoli” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 4]. Cristo fa sempre alla sua Chiesa il dono dell'unità, ma la Chiesa deve sempre pregare e impegnarsi per custodire, rafforzare e perfezionare l'unità che Cristo vuole per lei. Per questo Gesù stesso ha pregato nell'ora della sua Passione e non cessa di pregare il Padre per l'unità dei suoi discepoli: “. . . Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Il desiderio di ritrovare l'unità di tutti i cristiani è un dono di Cristo e un appello dello Spirito Santo [Cf ibid., 1].

 

 821 Per rispondervi adeguatamente sono necessari:

 - un rinnovamento permanente della Chiesa in una accresciuta fedeltà alla sua vocazione. Tale rinnovamento è la forza del movimento verso l'unità; [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 6]

 

 - la conversione del cuore per “condurre una vita più conforme al Vangelo”, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 6] poiché è l'infedeltà delle membra al dono di Cristo a causare le divisioni;

 

 - la preghiera in comune; infatti la “conversione “conversione del cuore” e la “santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale”; [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 6]

 

 - la reciproca conoscenza fraterna; [Cf ibid.,9]

 

 - la formazione ecumenica dei fedeli e specialmente dei preti; [Cf ibid., 10]

 

 - il dialogo tra i teologi e gli incontri tra i cristiani delle differenti Chiese e comunità; [Cf ibid., 4; 9; 11]

 

 - la cooperazione tra cristiani nei diversi ambiti del servizio agli uomini [Cf ibid., 12].

 

 822 La cura di ristabilire l'unione “riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori” [Cf ibid. , 12]. Ma bisogna anche essere consapevoli “che questo santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell'unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le doti umane”. Perciò riponiamo tutta la nostra speranza “nell'orazione di Cristo per la Chiesa, nell'amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo” [Cf ibid., 12].

 

 

II. La Chiesa è santa

 

 823 “Noi crediamo che la Chiesa... è indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato "il solo Santo", ha amato la Chiesa come sua sposa e ha dato se stesso per essa, al fine di santificarla, e l'ha unita a sé come suo Corpo e l'ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 39]. La Chiesa è dunque “il Popolo santo di Dio”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 39] e i suoi membri sono chiamati “santi” [Cf At 9,13; 1Cor 6,1; 823 1Cor 16,1].

 

 

 824 La Chiesa, unita a Cristo, da lui è santificata; per mezzo di lui e in lui diventa anche santificante. Tutte le attività della Chiesa convergono, come a loro fine, “verso la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio in Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 10]. E' nella Chiesa che si trova “tutta la pienezza dei mezzi di salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3]. E' in essa che “per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48].

 

 

 825 “La Chiesa già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se imperfetta” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]. Nei suoi membri, la santità perfetta deve ancora essere raggiunta. “Muniti di tanti e così mirabili mezzi di salvezza, tutti i fedeli d'ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48].

 

 

 826 La carità è l'anima della santità alla quale tutti sono chiamati: essa “dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]

 

 Compresi che la Chiesa aveva un corpo, composto di varie membra, e non mancava il membro più nobile e più necessario. Compresi che la Chiesa aveva un cuore, un cuore ardente d'Amore. Capii che solo l'Amore spingeva al l'azione le membra della Chiesa e che, spento questo Amore, gli Apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i Martiri non avrebbero più versato il loro sangue. . . Compresi che l'Amore abbracciava in sé tutte le vocazioni, che l'Amore era tutto, che si estendeva a tutti i tempi e a tutti i luoghi, . . . in una parola, che l'Amore è eterno! [Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritti autobiografici, B 3v]

 

 

 827 “Mentre Cristo "santo, innocente, immacolato", non conobbe il peccato, ma venne allo scopo di espiare i soli peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8; cf Id. , Unitatis redintegratio, 3; 6]. Tutti i membri della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori [Cf 1Gv 1,8-10]. In tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora mescolata al buon grano del Vangelo [Cf Mt 13,24-30]. La Chiesa raduna dunque dei peccatori raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione:

 

 La Chiesa è santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l'irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 19].

 

 

 828 Canonizzando alcuni fedeli, ossia proclamando solennemente che tali fedeli hanno praticato in modo eroico le virtù e sono vissuti nella fedeltà alla grazia di Dio, la Chiesa riconosce la potenza dello Spirito di santità che è in lei, e sostiene la speranza dei fedeli offrendo loro i santi quali modelli e intercessori [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 40; 48-51]. “I santi e le sante sono sempre stati sorgente e origine di rinnovamento nei momenti più difficili della storia della Chiesa” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 16]. Infatti, “la santità è la sorgente segreta e la misura infallibile della sua attività apostolica e del suo slancio missionario” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 16].

 

 

 829 “Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 65] in lei la Chiesa è già la tutta santa.

 

 

III. La Chiesa è cattolica

 

Che cosa vuol dire “cattolica”?

 

 830 La parola “cattolica” significa “universale” nel senso di “secondo la totalità” o “secondo l'integralità”. La Chiesa è cattolica in un duplice senso.

 E' cattolica perché in essa è presente Cristo. “Là dove è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8, 2]. In essa sussiste la pienezza del Corpo di Cristo unito al suo Capo, [Cf Ef 1,22-23] e questo implica che essa riceve da lui “in forma piena e totale i mezzi di salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 6] che egli ha voluto: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale integrale e ministero ordinato nella successione apostolica. La Chiesa, in questo senso fondamentale, era cattolica il giorno di Pentecoste [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 4] e lo sarà sempre fino al giorno della Parusia.

 

 

 831 Essa è cattolica perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano: [Cf Mt 28,19]

 

 Tutti gli uomini sono chiamati a formare il nuovo Popolo di Dio. Perciò questo Popolo, restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia l'intenzione della volontà di Dio, il quale in principio ha creato la natura umana una, e vuole radunare insieme infine i suoi figli, che si erano dispersi. . . Questo carattere di universalità che adorna il Popolo di Dio, è un dono dello stesso Signore, e con esso la Chiesa cattoli ca efficacemente e senza soste tende a ricapitolare tutta l'umanità, con tutti i suoi beni, in Cristo capo nell'unità del suo Spirito [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13].

 

 

Ogni Chiesa particolare è “cattolica”

 

 832 La “Chiesa di Cristo è veramente presente in tutte le legittime assemblee locali di fedeli, le quali, aderendo ai loro pastori, sono anche esse chiamate Chiese del Nuovo Testamento. . . In esse con la predicazione del Vangelo di Cristo vengono radunati i fedeli e si celebra il mistero della Cena del Signore. . . In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere o che vivono nella dispersione, è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13].

 

 833 Per Chiesa particolare, che è in primo luogo la diocesi (o l'eparchia), si intende una comunità di fedeli cristiani in comunione nella fede e nei sacramenti con il loro vescovo ordinato nella successione apostolica [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 11; Codice di Diritto Canonico, 368-369]. Queste Chiese particolari sono “formate a immagine della Chiesa universale”; in esse e a partire da esse “esiste la sola e unica Chiesa cattolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].

 

 834 Le Chiese particolari sono pienamente cattoliche per la comunione con una di loro: la Chiesa di Roma, “che presiede alla carità” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos, 1, 1]. “E' sempre stato necessario che ogni Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo, si volgesse alla Chiesa romana in forza del suo sacro primato” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 3, 2: ripreso dal Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3057]. “Infatti, dalla discesa del Verbo Incarnato verso di noi, tutte le Chiese cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la grande Chiesa che è qui [a Roma] come unica base e fondamento perché, secondo le promesse del Salvatore, le porte degli inferi non hanno mai prevalso su di essa” [San Massimo il Confessore, Opuscula theologica et polemica: PG 91, 137-140].

 

 835 “Ma dobbiamo ben guardarci dal concepire la Chiesa universale come la somma o, per così dire, la federazione di Chiese particolari. E' la stessa Chiesa che, essendo universale per vocazione e per missione, quando getta le sue radici nella varietà dei terreni culturali, sociali, umani, assume in ogni parte del mondo fisionomie ed espressioni esteriori diverse” [Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 62]. La ricca varietà di discipline ecclesiastiche, di riti liturgici, di patrimoni teologici e spirituali propri alle “Chiese locali tra loro concordi, dimostra con maggior evidenza la cattolicità della Chiesa indivisa” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].

 

 

Chi appartiene alla Chiesa cattolica?

 

 836 “Tutti gli uomini sono chiamati a questa cattolica unità del Popolo di Dio. . ., alla quale in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine, tutti gli uomini, che dalla grazia di Dio sono chiamati alla salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].

 

 

 837 “Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integra la sua struttura e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e nel suo organismo visibile sono uniti con Cristo - che la dirige mediante il sommo pontefice e i vescovi - dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col "corpo" ma non col "cuore"” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].

 

 

 838 “Con coloro che, battezzati, sono sì insigniti del nome cristiano, ma non professano la fede integrale o non conservano l'unità della comunione sotto il successore di Pietro, la Chiesa sa di essere per più ragioni unita” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23]. “Quelli infatti che credono in Cristo e hanno ricevuto debitamente il Battesimo sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3]. Con le Chiese ortodosse, questa comunione è così pro fonda “che le manca ben poco per raggiungere la pienezza che autorizza una celebrazione comune della Eucaristia del Signore” [Paolo VI, discorso del 14 dicembre 1975; cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 13-18].

 

 

La Chiesa e i non cristiani

 

 839 “Quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, in vari modi sono ordinati al Popolo di Dio”. [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16]

 Il rapporto della Chiesa con il popolo ebraico. La Chiesa, Popolo di Dio nella Nuova Alleanza, scrutando il suo proprio mistero, scopre il proprio legame con gli Ebrei, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 4] che Dio “scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola” [Messale Romano, Venerdì Santo: preghiera universale VI]. A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla rivelazione di Dio nella Antica Alleanza. E' al popolo ebraico che appartengono “l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne” (Rm 9,4-5) perché “i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!” (Rm 11,29).

 

 

 840 Del resto, quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell'Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l'attesa della venuta (o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una parte, rivolta al ritorno del Messia, morto e risorto, riconosciuto come Signore e Figlio di Dio, dall'altra è rivolta alla venuta del Messia, i cui tratti rimangono velati, alla fine dei tempi: si ha un'attesa accompagnata dall'ignoranza o dal misconoscimento di Gesù Cristo.

 

 841 Le relazioni della Chiesa con i Musulmani. “Il disegno della salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in primo luogo i Musulmani, i quali, professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16; cf Id. , Nostra aetate, 3].

 

 842 Il legame della Chiesa con le religioni non cristiane è anzitutto quello della comune origine e del comune fine del genere umano:

 

 Infatti tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra; essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti, finché gli eletti si riuniscano nella città santa [Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 1].

 

 

 843 La Chiesa riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora “nelle ombre e nelle immagini”, “di un Dio ignoto” ma vicino, “poiché è lui che dà a tutti vita e respiro ad ogni cosa, e. . . vuole che tutti gli uomini siano salvi”. Pertanto la Chiesa considera “tutto ciò che di buono e di vero” si trova nelle religioni “come una preparazione al Vangelo, e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16; cf Id. , Nostra aetate, 2; Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 53].

 

 844 Ma nel loro comportamento religioso, gli uomini mostrano anche limiti ed errori che sfigurano in loro l'immagine di Dio:

 

 Molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16].

 

 845 Proprio per riunire di nuovo tutti i suoi figli, dispersi e sviati dal peccato, il Padre ha voluto convocare l'intera umanità nella Chiesa del Figlio suo. La Chiesa è il luogo in cui l'umanità deve ritrovare l'unità e la salvezza. E' il “mondo riconciliato” [Sant'Agostino, Sermones, 96, 7, 9: PL 38, 588]. E' la nave che, “pleno dominicae crucis velo Sancti Spiritus flatu in hoc bene navigat mundo - spiegate le vele della croce del Signore al soffio dello Spirito Santo, naviga sicura in questo mondo”; [Sant'Ambrogio, De virginitate, 18, 188: PL 16, 297B] secondo un'altra immagine, cara ai Padri della Chiesa, è l'Arca di Noè che, sola, salva dal diluvio [Cf 1Pt 3,20-21].

 

 

“Fuori della Chiesa non c'è salvezza”

 

 846 Come bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo:

 

 Il santo Concilio. . . insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14].

 

 847 Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa, ignorano Cristo e la Chiesa:

 

 Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14].

 

 

 848 “Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacergli, [Cf Eb 11,6] è tuttavia compito imprescindibile della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7] tutti gli uomini.

 

 

La missione - un'esigenza della cattolicità della Chiesa

 

 849 Il mandato missionario. “Inviata da Dio alle genti per essere "sacramento universale di salvezza", la Chiesa, per le esigenze più profonde della sua cattolicità e obbedendo all'ordine del suo fondatore, si sforza d'annunciare il Vangelo a tutti gli uomini”: [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7] “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20).

 

 850 L'origine e lo scopo della missione. Il mandato missionario del Signore ha la sua ultima sorgente nell'amore eterno della Santissima Trinità: “La Chiesa pellegrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7]. E il fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro Spirito d'amore [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 23].

 

 851 Il motivo della missione. Da sempre la Chiesa ha tratto l'obbligo e la forza del suo slancio missionario dall' amore di Dio per tutti gli uomini: “poiché l'amore di Cristo ci spinge. . . ” (2Cor 5,14) [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 6; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 11]. Infatti Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità. Coloro che obbediscono alla mozione dello Spirito di verità sono già sul cammino della salvezza; ma la Chiesa, alla quale questa verità è stata affidata, deve andare incontro al loro desiderio offrendola loro. Proprio perché crede al disegno universale di salvezza, la Chiesa deve essere missionaria.

 

 852 Le vie della missione. “Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 21]. E' lui che conduce la Chiesa sulle vie della missione. Essa “continua e sviluppa nel corso della storia la missione del Cristo stesso, inviato a portare la Buona Novella ai poveri; sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, essa deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di sé. . ., fino alla morte, da cui uscì vincitore” con la risurrezione [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 5]. E' così che “il sangue dei martiri è seme di cristiani” [Tertulliano, Apologeticus, 50].

 

 853 Ma “anche in questo nostro tempo sa bene la Chiesa quanto distanti siano tra loro il messaggio ch'essa reca e l'umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 43]. Solo applicandosi incessantemente “alla penitenza e al rinnovamento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8; cf 15] e “camminando per l'angusta via della croce”, [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 1] il Popolo di Dio può estendere il regno di Cristo [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 12-20]. Infatti, “come Cristo ha compiuto la sua opera di Redenzione attra verso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8].

 

 854 Per mezzo della sua stessa missione, la Chiesa “cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a tra sformarsi in famiglia di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 40]. L'impegno missionario esige dunque la pazienza. Incomincia con l'annunzio del Vangelo ai popoli e ai gruppi che ancora non credono a Cristo; [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 42-47] prosegue con la costituzione di comunità cristiane che siano “segni della presenza di Dio nel mondo”, [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 15] e con la fondazione di Chiese locali; [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 48-49] avvia un processo di inculturazione per incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli; [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 52-54] non mancherà di conoscere anche degli insuccessi. “Per quanto riguarda gli uomini, i gruppi e i popoli, solo gradatamente la Chiesa li raggiunge e li penetra, e li assume così nella pienezza cattolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 6].

 

 

 855 La missione della Chiesa richiede lo sforzo verso l'unità dei cristiani [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 50]. Infatti, “le divisioni dei cristiani impediscono che la Chiesa stessa attui la pienezza della cattolicità ad essa propria in quei figli, che le sono bensì uniti col Battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione. Anzi, alla Chiesa stessa, diventa più difficile esprimere sotto ogni aspetto la pienezza della cattolicità proprio nella realtà della vita” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 4].

 

 

 856 L'attività missionaria implica un dialogo rispettoso con coloro che non accettano ancora il Vangelo [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 55]. I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio “tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza di Dio, in mezzo alle genti” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 9]. Se infatti essi annunziano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall'errore e dal male “per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell'uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 9].

 

IV. La Chiesa è apostolica

 

 857 La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli, e ciò in un triplice senso:

 - essa è stata e rimane costruita sul “fondamento degli Apostoli” (Ef 2,20), [Cf Ap 21,14] testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso; [Cf Mt 28,16-20; At 1,8; 1Cor 9,1; 857 1Cor 15,7-8; Gal 1,1; ecc...]

 

 - custodisce e trasmette, con l'aiuto dello Spirito che abita in essa, l'insegnamento, [Cf At 2,42] il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli; [Cf 2Tm 1,13-14]

 

 - fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il collegio dei vescovi, “coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro e supremo pastore della Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 5].

 

 Pastore eterno, tu non abbandoni il tuo gregge, ma lo custodisci e proteggi sempre per mezzo dei tuoi santi Apostoli, e lo conduci attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che tu stesso hai eletto vicari del tuo Figlio e hai costituito pastori [Messale Romano, Prefazio degli Apostoli I].

 

 

La missione degli Apostoli

 

 858 Gesù è l'Inviato del Padre. Fin dall'inizio del suo ministero, “chiamò a sé quelli che egli volle. . . Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Mc 3,13-14). Da quel momento, essi saranno i suoi “inviati” [questo il significato del termine greco “apostoloi”]. In loro Gesù continua la sua missione: “Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi” (Gv 20,21) [Cf Gv 13,20; Gv 17,18]. Il loro ministero è quindi la continuazione della sua missione: “Chi accoglie voi, accoglie me”, dice ai Dodici (Mt 10,40) [Cf Lc 10,16].

 

 859 Gesù li unisce alla missione che ha ricevuto dal Padre. Come “il Figlio da sé non può fare nulla” (Gv 5,19; Gv 5,30), ma riceve tutto dal Padre che lo ha inviato, così coloro che Gesù invia non possono fare nulla senza di lui, [Cf Gv 15,5] dal quale ricevono il mandato della missione e il potere di compierla. Gli Apostoli di Cristo sanno di essere resi da Dio “ministri adatti di una Nuova Alleanza” (2Cor 3,6), “ministri di Dio” (2Cor 6,4), “ambasciatori per Cristo” (2Cor 5,20), “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1Cor 4,1).

 

 860 Nella missione degli Apostoli c'è un aspetto che non può essere trasmesso: essere i testimoni scelti della Risurrezione del Signore e le fondamenta della Chiesa. Ma vi è anche un aspetto permanente della loro missione. Cristo ha promesso di rimanere con loro sino alla fine del mondo [Cf Mt 28,20]. La “missione divina, affidata da Cristo agli Apostoli, dovrà durare sino alla fine dei secoli, poiché il Vangelo che essi devono trasmettere è per la Chiesa principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli Apostoli... ebbero cura di costituirsi dei successori” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20].

 

 

I vescovi successori degli Apostoli

 

 861 “Perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, [gli Apostoli] lasciarono quasi in testamento ai loro immediati cooperatori l'incarico di completare e consolidare l'opera da essi incominciata, raccomandando loro di attendere a tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo li aveva posti per pascere la Chiesa di Dio. Essi stabilirono dunque questi uomini e in seguito diedero disposizione che, quando essi fossero morti, altri uomini provati prendessero la successione del loro ministero” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20; cf San Clemente di Roma, Epistula ad Corinthios, 42; 44].

 

 862 “Come quindi permane l'ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli Apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori, così permane l'ufficio degli Apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi ininterrottamente dal sacro ordine dei vescovi”. Perciò la Chiesa insegna che “i vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli, quali pastori della Chiesa: chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che Cristo ha mandato” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20].

 

 

L'apostolato

 

 863 Tutta la Chiesa è apostolica in quanto rimane in comunione di fede e di vita con la sua origine attraverso i successori di san Pietro e degli Apostoli. Tutta la Chiesa è apostolica, in quanto è “inviata” in tutto il mondo; tutti i membri della Chiesa, sia pure in modi diversi, partecipano a questa missione. “La vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato”. “Si chiama apostolato” “tutta l'attività del Corpo mistico” ordinata alla “diffusione del regno di Cristo su tutta la terra” [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 2].

 

 864 “Siccome la fonte e l'origine di tutto l'apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell'apostolato”, sia quello dei ministri ordinati sia quello “dei laici, dipende dalla loro unione vitale con Cristo” [Cf Gv 15,5; Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 4]. Secondo le vocazioni, le esigenze dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l'apostolato assume le forme più diverse. Ma la carità, attinta soprattutto nell'Eucaristia, rimane sempre “come l'anima di tutto l'apostolato” [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 3].

   

 865 La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica nella sua identità profonda e ultima, perché in essa già esiste e si compirà alla fine dei tempi “il Regno dei cieli”, “il Regno di Dio”, [Cf Ap 19,6] che è venuto nella Persona di Cristo e che misteriosamente cresce nel cuore di coloro che a lui sono incorporati, fino alla sua piena manifestazione escatologica. Allora tutti gli uomini da lui redenti, in lui resi “ santi e immacolati al cospetto” di Dio “nella carità” (Ef 1,4) saranno riuniti come l'unico Popolo di Dio, “la sposa dell'Agnello” (Ap 21,9), “la città santa” che scende “dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio” (Ap 21,10-11); e “le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici Apostoli dell'Agnello ” (Ap 21,14).

   

In sintesi

 

 866 La Chiesa è una: essa ha un solo Signore, professa una sola fede, nasce da un solo Battesimo, forma un solo Corpo, vivificato da un solo Spirito, in vista di un'unica speranza , [Cf Ef 4,3-5] al compimento della quale saranno superate tutte le divisioni.

 

 867 La Chiesa è santa: il Dio Santissimo è il suo autore; Cristo, suo Sposo, ha dato se stesso per lei, per santificarla; lo Spirito di santità la vivifica. Benché comprenda in sé uomini peccatori, è senza macchia: “ex maculatis immaculata”. Nei santi risplende la sua santità; in Maria è già la tutta santa.

 

 868 La Chiesa è cattolica: essa annunzia la totalità della fede; porta in sé e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è mandata a tutti i popoli; si rivolge a tutti gli uomini; abbraccia tutti i tempi; “per sua natura è missionaria” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2].

 

 869 La Chiesa è apostolica: è costruita su basamenti duraturi: “i dodici Apostoli dell'Agnello” (Ap 21,14); è indistruttibile; [Cf Mt 16,18] è infallibilmente conservata nella verità: Cristo la governa per mezzo di Pietro e degli altri Apostoli, presenti nei loro successori, il Papa e il collegio dei vescovi.

 

 870 “Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica” ... Essa “sussiste nella Chiesa cattolica, governata governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8].

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